Sono fidanzata con un mio coetaneo da quasi 2 anni. In passato ho sofferto molto per l'abbandono di mio padre (che ho allontanato dalla mia vita) e per una relazione precedente, in particolare, che mi ha provocato, al momento della rottura voluta da lui, un profondo senso di vuoto, quasi depressivo, che mi ha spinta a soffocare il dolore, come unica soluzione per andare avanti.
Non molto tempo dopo ho conosciuto il mio attuale ragazzo. Avevo un'idea precisa in mente di chi volevo accanto a me, consapevole del dolore che non volevo vivere di nuovo e con lui vedevo una speranza. Mi sono buttata a capofitto, sperando anche che il confronto con una relazione più serena mi avrebbe aiutato a guarire le ferite, ma col tempo le cose hanno preso una piega inaspettata.
Il mio ragazzo, col tempo ha cominciato progressivamente a tirar fuori varie sue insicurezze sulla vita, il futuro, il lavoro.
Io, bisognosa di una stabilità, gli sono rimasta accanta, perché sapevo che anch'io ho parecchie volte appesantito e boicottato la relazione con pensieri pessimistici, di arresa, drastici. Abbiamo sempre cercato di attutire i colpi, ma ora non reggiamo più, io principalmente... Sono sempre stata troppo legata al senso del dovere, dall'aiutare gli altri, ma adesso mi sta pesando troppo. Lui sembra peggiorare col tempo, risucchiato da paure sul futuro ed io ho sempre più la sensazione di stare con lui per aiutarlo, per pietà, perché non so quando sarebbe il caso di lasciarlo, per il mio bene.
Ho già provato un paio di volte a chiedergli una pausa o a lasciarlo, ma lui sempre mi riporta a sé dicendo che ha bisogno di me, che non possiamo arrenderci. E se, per quanto per lui possa sembrare brutto, io voglia essere egoista ed andarmene?
Ho paura di cosa mi aspetta, ho paura di soffrire come nella vecchia relazione e di non farcela.