Buongiorno,
venerdi ho divorziato in maniera consensuale, dopo una separazione veloce.
Il mio matrimonio (senza figli) è naufragato perchè mio marito abbastanza frequentemente era duro nei miei confronti, molto spesso mi offendeva (a suo dire erano rimproveri "pedagogici", cioè affinchè capissi che dovevo migliorare), è arrivato anche a dirmi spesso che fossi un aborto di donna.
Io con lui mi sono sempre comportata in maniera rispettosa, non ho mai cercato di "vendicarmi" nonostante le sue offese e le liti che nascevano per le cose più disparate e stupide (per esempio una volta si è arrabbiato perchè tornato la sera dal lavoro, non aveva trovato la tv accesa; un'altra volta per un motivo futile ha dato un pugno alla porta di una camera sfondandola).
Molto spesso mi diceva che dovevo cambiare, ma alla mia domanda cosa dovessi cambiare, è sempre stato vago e credo che intendesse la mia personalità. Le liti non erano giornaliere ma abbastanza frequenti e per fortuna il lavoro mi permetteva di pensare ad altro, altrimenti sarei crollata da un bel pezzo.
Un giorno, non so come abbia trovato la forza, gli ho detto che volevo chiudere il matrimonio perchè non ero disposta a cambiare e diventare qualcuno in cui non mi riconosco. Lui all'inizio l'ha presa molto male ma alla fine con un accordo, ha accettato nonostante, lo riconosco, fosse un accordo completamente svantaggioso nei miei confronti: si sarebbe preso la mia parte di casa (di cui stavo pagando il mutuo) senza darmi il corrispettivo dopo che per un anno lui avrebbe messo da parte i soldi necessari a chiudere il mutuo (ha richiesto un finanziamento).
Durante tutto questo tempo di attesa abbiamo vissuto insieme, da separati in casa. Si è anche ammalato abbastanza pesantemente di covid all'inizio della pandemia ed io l'ho curato al meglio delle mie possibilità a casa (non è stato necessario ospedalizzarlo); per fortuna dopo due settimane è guarito ed io non sono stata contagiata.
Da un anno ormai vivo in una casa d'affitto per conto mio, nel frattempo è stato fatto un atto dal notaio in cui gli ho ceduto la casa (l'ho fatto per liberarmi di un fardello psicologico che superava l'importanza dei miei diritti ad avere il mio corrispettivo), è avvenuta la separazione e pochi giorni fa è stato sancito il divorzio.
La cosa che mi sorprende di me ora, è che non mi sento per niente sollevata e sono in preda a sensi di colpa che mi stanno soffocando. Lui ogni tanto mi contatta via whatsapp dicendomi quanto sia triste per la fine del matrimonio, è diventato gentile, mi dedica frasi romantiche sui social. Io mi sento in colpa nonostante riconosca che la mia scelta in fondo sia quella giusta; il pensiero che a causa mia lui stia soffrendo mi fa stare davvero male oltre al fatto che adesso mi sto rendendo veramente conto della portata della mia decisione e sto cercando di venire a patti con il risultato di un effettivo fallimento (15 anni vissuti con lui tra 3 anni di fidanzamento e 12 anni di matrimonio).
Ne ho parlato con la mia famiglia, la quale dopo un'iniziale reazione di comprensione, adesso si mostra insofferente verso questa mia reazione insensata: mia madre mi ha detto che non capisce come mai io non mi senta sollevata invece di avere tutti questi sensi di colpa; mi ha consigliato di cercare di pensare più a me stessa e di porre il mio benessere psicologico come priorità, ma ho davvero delle grandi difficoltà a percorrere questa strada, e non capisco perchè.
Sto cercando comunque in tutti modi di crearmi delle mie proprie sane abitudini e cerco di trovare ogni giorno dei pensieri positivi che mi siano di aiuto per liberarmi da questo comportamento incoerente. La mia è una reazione normale sebbene abbia scelto io di chiudere oppure ho "qualche problema"?