Salve paolo,
a quanto pare si è infilato in un imbuto alquanto stretto.
Spesso queste situazioni sono percepibili già dall'inizio del rapporto ma la tendenza è a pensare che poi l'altro cambierà, che riusciremo a cambiarlo. Il punto è che così si struttura una relazione di mala fede in cui se ci si difende dalle accuse ed insinuazioni, o si cerca di rassicurare il partner provandogli che si è innocenti (che non si è fatto nulla, che non c'era alcuna intenzione ecc., mostrando anche come prova telefonini, ecc.), non si fa che complicare la faccenda ed aumentare i dubbi e le insicurezze del partner geloso. Sia chiaro che la gelosia non è affatto la prova che si ama.
La sua ragazza sicuramente è una persona con notevoli insicurezze e un'autostima molto bassa, ma anche lei Paolo si porta dietro una scarsa sicurezza personale.
E' alquanto complesso sintetizzare in una comunicazione come questa le tante implicazioni che un rapporto di mala fede comporta ma, diciamo che per semplificare molto, le faccio il seguente esempio, probabilmente alquanto strano; è come se la cosa dovesse essere stroncata subito sul nascere, con fermezza o, comunque, a prescindere dallo stile, da subito. Se il mio partner, soprattutto se non ho fatto nulla di ciò che mi viene addebitato, mi accusa ed è geloso, è come se si dovesse passare il messaggio “Come ti permetti di essere geloso di me. Se non ti fidi di me, vuol dire che non possiamo stare assieme, lasciamo perdere!”. Non le sto indicando una ricetta, ma solo un esempio, di “gioco” relazionale alquanto diverso, con ben altre implicazioni, in cui lei tratta più da donna la sua partner. Per fare questo bisogna essere saldi e forti, e non temere di restare soli, o che l'altro non possa stare senza di noi, anche perché se così fosse, questo vuol dire che l'altro non sta molto bene, il che indica qualcosa da curare, e non possiamo essere noi i “salvatori”. Quando uno si difende o si giustifica o cerca di rassicurare è come se stesse alimentando l'insicurezza della persona gelosa (insicurezza che gli appartiene), ma che viene da noi comunque alimentata.
Spero le siano chiare le implicazioni.
Su un piano più sottile, è come se lei, Paolo, (inconsciamente, diciamo), avesse bisogno della gelosia della sua ragazza, della sua costante attenzione. Insomma, è come se foste due terapeuti dilettanti allo sbaraglio, e questo indipendentemente dall'“amore” che provate.
Mi rendo conto che quanto le scrivo può sembrare alquanto criptico, paradossale, abbastanza forte e, forse, qualcuno potrebbe storcere il naso, ma ci mediti.
Se non sa che fare, sarebbe più che giustificato il ricorso ad un aiuto psicologico, al fine di rinforzare l'autostima, la comprensione di modalità comunicative più mature, rispettose ed autorispettose, e poter accedere a una relazione più adeguata ed “adulta”; tutto questo equivale a crescere.
Come sempre, e vale per tutti, il modo migliore per tenersi qualcosa è potervi rinunciare.
Infine, e non glielo dico per aizzare gli animi, ma per aprire il “gioco” e le menti, e restituire a ciascuno il suo: forse lei lascia tutti i dubbi alla sua ragazza, e sarebbe il caso di spartirseli in maniera più equa. Se la sua ragazza pensa sempre che Paolo la possa tradire, questa dimensione (il tradimento), in qualche modo personale è molto “appartenente” alla sua fidanzata, per cui ella lo teme dall'esterno, dal fidanzato. A Napoli in dialetto c'è un detto, che tradotto recita: “Il tabaccaio, quello che ha, quello ti vende!”. Lei Paolo, in qualche maniera a causa delle sue proprie insicurezze personali, compra troppo quello che le viene venduto!
Cordiali saluti.