Vorrei separarmi ma non rinuncio a metà del tempo con mia figlia

Maria Luisa

Buongiorno. Mi chiamo Stella e ho 40 anni. Sono sposata dal 2015, conviviamo dal 2012 e stiamo insieme dal 2001. Nel gennaio del 2018 abbiamo avuto una bambina. Purtroppo già dal giugno-luglio 2018, sono iniziate le prime difficoltà Senza rendermene conto, fino ad allora, avevo sempre fatto tutto io in casa, pur lavorando full-time, pur lavorando su turni e talvolta anche nel we (sono un medico). Per tutto, intendo tutto, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista organizzativo, che dal punto di vista esecutivo: dalle pulizie (fatte da me o dalla signora da me pagata), alla spesa; dalle utenze e loro pagamento, all'organizzazione delle ferie; dall'acquisto di beni di consumo, al cambiare le lenzuola o gli asciugamani; dalle lavatrici a cambiare i pannolini della bambina. Ho chiesto e richiesto più volte che mi aiutasse, piangendo, disperandomi, urlando, a vice, per messaggi, per mail, per lettera, ma adducendo varie scuse, non l'ha mai fatto. Per le spese, mi diceva che non poteva pagare perchè non voleva che il suo conto scendesse sotto un tot da lui stabilito, senza mai preoccuparsi che anche il mio conto scendeva... Prima della nascita della bambina, io uscivo di casa alle 7 e rientravo alle 19. Talvolta stavo fuori a dormire, perchè ai tempi lavoravo in guardia mediche e almeno un fine settimana al mese, dovevo lavorare anche sabato e domenica. Dopo l’arrivo della bambina, le nostre giornate consistevano in questo. IO: Allattavo 3-4 vv a notte, mi alzavo alle 6.30, andavo a lavorare fino alle 12.30, tornavo per allattare, aspettavo l'arrivo dei miei genitori che tenessero la bambina, uscivo per andare al secondo lavoro e rientravo a casa insieme a lui verso le 19; mi dedicavo a cucinare, lavare, vestire e mettere a letto la bambina (lo lasciava fare a me perchè lui si era dedicato alla bambina durante la mattinata. LUI: sveglia alle 9 con la bambina (orario a discrezione della piccola), colazione x entrambe, gioco per la mattinata, pranzo alle 12 (per la bambina, già pronto preparato, porzionato e congelato da me, quindi si trattava solo di scaldarlo), andava al lavoro alle 13.20, rientro insieme e lui si riposa in attesa della cena (ha sparecchiato la prima volta nel settembre 2022) per poi guardare un film mentre io mettevo a letto la bambina. Il perchè mi andasse bene che lui continuasse a dirmi che più di così non potesse fare, credo sia da riferirsi all'amore che provavo nei suoi confronti. Il primo cedimento l’ho avuto nel giugno 2019. Gli ho detto che o si dava una mossa, o per me poteva chiudersi lì. Se separazione, divorzio, separati in casa o qualche altra soluzione che non avevo ancora indagato, era da decidersi insieme, ma non potevo continuare così. Gli ho spiegato che separandoci, avrebbe dovuto fare tutto quello che facevo io, perchè vivendo da solo, non avrebbe avuto alternative. Ha detto di amarmi e che avrebbe fatto di tutto pur di stare con me. Ha fatto qualcosa per qualche tempo (dico qualcosa perchè si è comunque limitato a farsi carico solo di parte dei suoi compiti, lasciando comunque a me gran parte del lavoro in casa e fuori casa) Il 2020 è volato, non ero mai a casa causa covid, non me ne sono nemmeno resa conto, per la velocità e la frenesia e l’ansia di quel periodo, ma a settembre 2020, mi sono resa conto, che era tornato tutto come prima, facevo tutto io. Mi sentivo una serva. Mi sentivo la domestica. Anche il sesso, per quanto fosse bello (ed è bello) ha iniziato a diventare un peso. È diventata una cosa dovuta, una cosa, cui non sapevo dire di no. Dal settembre 2020 mi sono fatta seguire da una psicologa, per fare un percorso di consapevolezza in merito al mio valore e alla mia persona, per cercare di analizzare cosa stesse succedendo alla mia vita. Cercavo di capire se ero io che non capivo e stavo vedendo le cose nel modo sbagliato. Il lavoro ha dato effettivamente i suoi frutti. Purtroppo, oltre al lavoro su me stessa, mi ha fatto prendere coscienza di quello che materialmente (dati, ore di lavoro, spese alla mano), mi stava capitando, o meglio, stavo lasciando che mi capitasse. Il percorso è stato però "ostacolato” dalla diagnosi di terminalità di mia mamma, che mi ha totalmente bloccata. Ero ben consapevole, che la mia vita aveva un valore diverso da quello, che le stavo dando; ma non potevo separarmi in quel periodo. Non potevo dare questo dolore a mia mamma, non me la sentivo. Così, il lavoro è virato sulla sopportazione, sul controllo delle emozioni per poter far convivere tutto questo dolore, per trovargli uno spazio, senza farmi soccombere emotivamente e fisicamente. Durante il periodo di malattia di mia mamma non ho fatto altro che pensare, “quando mancherà mia mamma, dovrò separarmi, non saprò da chi andare a piangere e ho il terrore che da lassù vedrà tutte le mie bugie”. Ero decisa a separarmi appena possibile, con la bambina piccola, di modo che si potesse abituare a questa nuova, differente realtà, senza subire eccessivi traumi. E i miei piani erano ahimè perfetti, sulla carta. Ma per fortuna mia mamma è stata operata, la diagnosi di terminalità non era cambiata, ma l’asticella si spostava sempre più in là, sempre più in là e quando a ottobre 2021, gli oncologi hanno ipotizzato una sopravvivenza anche a 2 anni, mi è crollato tutto addosso. Ero felice, ma non potevo aspettare tanto. Io e Augusto non ci rivolgevamo più la parola, continuavo a fare tutto io, continuavo a piangere, ero arrivata al limite. Anche con l’aiuto della psicologa e forse con un briciolo di rabbia, glielo chiesi. Gli dissi che volevo ci separassimo. La sua risposta mi spiazzò completamente. Ero terrorizzata “non è una via percorribile”. Ho avuto paura. Era una risposta a cui non avevo pensato. Pensavo che anche lui non sopportasse più quella situazione. Ero pronta a un “ok, lo pensavo anch’io ma non avevo il coraggio di dirtelo” o qualcosa di simile. Ma la psicologa mi chiese: “perchè dovrebbe odiare questa situazione? Perchè avrebbe dovuto dirti di sì?”. Aveva ragione lei. Io facevo da mamma, serva e conto in banca, non dico che non mi amasse, ma anche non amandomi era una posizione comoda, molto comoda. Decisi di modificare la mia visione di famiglia e vederla come un’azienda. Ognuno doveva fare il suo, per l prima volta. Nell’ottobre 2021 ha fatto la sua prima lavatrice (e si è fatto comprare dalla sua mamma l’asciugatrice, per non dover stendere i panni, che gli dava noia), ha fatto per la prima volta il bagno alla bambina; abbiamo stabilito che in settimana cucino io, mentre sabato e domenica lui (5 pasti io e 4 pasti lui); abbiamo diviso le spese di Eleonora e delle vacanze, tramite un file excel, da cui lui mi fa i rimborsi (sempre da sollecitare); l’ho obbligato a ritirare i panni dopo l’asciugatrice e ha scoperto che se non li ritiri subito si stropicciano e vanno rilavati; l’ho obbligato a sistemare la spesa e sparecchiare. Ha cambiato le prime lenzuola nel marzo 2022 (me lo ricordo perchè mi ha chiesto dove le tenessimo); ha scoperto che le ferie vanno prenotate e organizzate anticipatamente; ha imparato che andare in montagna con lo zainetto è una cosa che posso fare anch’io, ma la valigia di Eleonora e il cibo non si preparano da soli; che se non sono io a giocare con Eleonora deve farlo lui, anche se non ne ha voglia e tante, tantissime altre cose. Ottenendo che lui si desse da fare ho provato un senso di frustrazione indicibile. Lui faceva le cose che avrebbe sempre dovuto fare, sentendosi un eroe e pretendeva gli dicessi pure grazie. Più volte gli ho spiegato che gli avrei detto grazie qualora si fosse messo a fare anche parte dei miei compiti, perchè finchè si limitava a fare i suoi, sarei stata io a dover ricevere i grazie fino a quel momento. Quando abbiamo discusso su queste cose, mi ha sempre risposto che chiedendo ai suoi amici, questo era la normalità. Arrivò così la primavera del 2022. Mia mamma stava benino, sempre in un equilibrio tutto suo, ma qui con noi e abbastanza in forze. Non avevo il coraggio di separarmi, con lei in quelle condizioni e a rincarare la dose, arrivò mio fratello, che ci comunicò che il suo matrimonio era a dicembre 2022. Il lavoro che stavo facendo su di me, stava prendendo una piega orrenda. Stavo cercando degli strumenti per poter andare avanti a sopportare questa situazione. Stavo cercando come poter annullare la mia esistenza, la mia vita, i miei sogni e come soffocare il mio dolore, solo per evitare di lasciare la persona con cui continuavo a vivere, una persona che avevo smesso di amare. In accordo con la psicologa, consapevole di quello che stavo vivendo, decidemmo di interrompere gli incontri. Perchè sapevo cosa volevo, sapevo che avevo bisogno di quel cambiamento, avevo la forza di chiederlo, ma non il coraggio di ferire chi avevo di fianco. Andavo da lei solo a piangere, senza dire niente, perchè niente avevo da dire. Nulla è cambiato da allora, ne parlo con la mia “rete”: la mia amica e mio fratello, che sanno come stanno le cose e cercano più o meno di rimanere indifferenti quando lo vedono.. Quando è mancata mia mamma (7-8-23), il posto di persona fragile da non far soffrire, è stato preso da mio papà. Intanto Eleonora è cresciuta ed è entrata in quella fase in cui hai paura che un cambiato fatto per causa tua, possa rovinarla irreparabilmente. Da dicembre 2022 mio marito ha cambiato lavoro passando a full time. E la cosa mi fa arrabbiare ancora di più, perchè vedendo che io sono ormai indifferente a tutto, si dà un gran da fare, arrivando stremato al fine settimana, ma per quanto lui faccia, io non so perdonarlo. Ogni volta che lui fa qualcosa (lavatrici, cucina, spesa, gioca con la bambina), penso a quanto ho dovuto sudare x fargliela fare e a quanto adesso, mi sia del tutto indifferente che la faccia. Continuo a rivedere gli anni passati e onestamente non cerco nemmeno lontanamente di perdonarlo. Anche il sesso è cambiato. Spesso fingo di dormire per evitarlo, a volte invece cedo e mi piace, è bravo. So che non dovrei, so che mi faccio del male e so che il giorno dopo è sempre estremamente frustrante. Appena finiamo, aspetto che dorma e piango. Dal settembre 2022 1 notte a settimana viene mia suocera (dal martedì pomeriggio al mercoledì pomeriggio), ufficialmente per tenere la bambina, nella realtà devo tenermi libera quando viene lei, perchè venendo in treno, si è sempre a rischio scioperi e ritardi (così sono obbligata a tenermi libera – lavoro in p.iva- quando c’è lei e devo lavorare quando al pomeriggio c’è mio papà. Cosa che mi mette rabbia e mi fa sentire ancora una volta una serva in casa mia. Per lei devo cucinare e mentre siamo in casa io lei e mia figlia, devo stare in disparte per evitare discorsi scomodi e per lasciare che Eleonora giochi con la nonna. Ricordo ancora che Augusto ha sparecchiato i piatti per la prima volta, quando sua mamma si è fermata a cena. Ricordo il senso di vomito che ho provato. Mia suocera, al di là della mia valutazione come nuora, è una persona un po’ particolare, anaffettiva, non ammette errori nemmeno in Eleonora. Negli anni mio marito ha più volte dovuto correggerle il tiro (ad esempio ha dovuto dirle di non dare dell’imbecille alla bambina quando sbaglia; ha dovuto dirle di evitare commenti sulla pancia – Eleonora è magrissima - perchè i disturbi alimentari, per quanto x lei non esistano, sono reali; in casa si stà con le ciabatte, perchè i bambini giocano mettendo le mani a terra e le persone ci sputano sui marciapiedi... etc) Mia suocera mi parla sopra. Inizio una frase e mentre ancora non l’ho finita la ripete a più alta voce (Eleonora mangia quell... ELEONORA MANGIA QUELLO CHE HAI NEL PIATTO...sempre, qualsiasi cosa io dica). Mi ha frugato nell’armadio (nel MIO armadio) e me lo ha anche detto come se fosse una cosa normale. Fruga costantemente negli armadi di casa, con la scusa di sistemare le cose a suo piacimento e continua a farlo anche se le è stato detto di no. Ha continuato a entrare nella nostra camera da letto (a fare cosa?!) per mesi, dopo che ha giurato che non lo stava più facendo (mettevo un pezzettino di carta trasparente nella porta e sistematicamente non era lì al mio ritorno) Se mi fa domande mediche e rispondo ai suoi dubbi, risponde “ah beh, sì certo”. Le ho detto e fatto ribadire da suo figlio, che così non va bene. Di tutta risposta , dopo 2 settimane dall’ultima mia sfuriata, ha serenamente detto a cena, che secondo lei i medici che vanno all’estero, dovrebbero pagare lo stato italiano, perchè sono stati formati in Italia, e quindi hanno un debito con lo stato (anche se hanno pagato le tasse universitarie e solo i medici, non gli altri professionisti). Forse pensava che l’argomento A-potesse non coinvolgermi e non ferirmi, B-potesse essere adeguato da affrontare, sapendo che le era stato detto di smetterla, C-potesse essere trattato esprimendo davvero il mio pensiero. Ad ogni modo, non mi sembra un atteggiamento educato; non dico rispettoso, consono, adeguato alle richieste fattegli qualche settimana prima, dico semplicemente educato. In merito all’episodio appena detto, ho scritto a mio marito che BASTA, non avrei più tollerato nulla del genere. Non sarei più rimasta a cena in presenza di mia suocera. Non era possibile che usasse la sua posizione per trattare argomenti scomodi, sapendo che non posso risponderle davvero come vorrei La mattina successiva, ho ascoltato una conversazione tra Augusto e sua mamma, e l’ho scritto a Lui: A parte tua mamma che all’inizio continua a dire, “non me ne sono resa conto” e tanti pezzi coperti da rumori o non udibili, questo è quello che si sente dalla conversazione che hai avuto con tua mamma stamattina. F: lei dice che tu sfrutti la tua posizione di suocera in casa sua in modo che lei non possa risponderti… renditi conto…. F io speravo che avendo visto che ero dalla sua parte, che comunque è il mio punto di vista, la cosa sarebbe finita li, invece lei si rende conto….È una vita di merda.. …. inudibile N: Ma deve andare da uno psichiatra… F: Eh lo so…., ma ci andrà prima o poi. Andava da una psicologa, che le ha detto “se continui così intervengo”…. Se n’è andata dicendo che non capiva un cazzo…. Gli ho così risposto: Andavo dalla psicologa perché non sapevo come fare a sopportare di stare con te finchè Eleonora avesse avuto 20-25 anni, per non rovinarle la vita e ho chiesto aiuto, perché mi sentivo morire ogni volta che dovevo tornare a casa con te. E per sfiga massima, era appena arrivata la diagnosi a mia mamma e pensavo che visti i mille dispiaceri che stava già vivendo (diagnosi di morte), non potevo dirle anche, che volevo separarmi. I miei incontri con la psicologa consistevano in pianti in silenzio e lei che non mi dava giustamente soluzioni, ma mi diceva che la soluzione c’era. Che la vedevo, ma che avevo paura a intraprenderla e le paure è bene affrontarle. (la soluzione era allontanarmi dal male che mi stavi facendo, dall’indifferenza. A inizio 2021 non avevi ancora mai fatto 1 lavatrice, non avevi mai cucinato, lavoravi part-time, non avevi mai fatto una valigia né programmato o preparato niente x Eleonora….etc) Pensavo solo che la diagnosi di mia mamma, diceva 6 mesi, nella mia testa pensavo che a ottobre 2021, ci saremmo sparati. Fortunatamente mia mamma invece stava bene e a novembre l’avrebbero operata. Così a ottobre, sentendomi in trappola in un modo che non sapevo più come fare a sopportare (come quando stai facendo un’apnea e vedi la superficie, ma ti accorgi che quella che sembrava la superficie era un riflesso e mancano anche 20 cm…ti sembra che la morte sia in arrivo) ti ho detto che volevo separarmi, di tutta risposta hai iniziato a partecipare a parte delle spese, a fare lavatrici e cucinare. La psicologa mi ha chiesto se ero felice, di non aver ottenuto quello su cui stavamo lavorando. L’ho pregata di aiutarmi ad accettare questa situazione, di aiutarmi a trovare dei metodi per non avere il panico e l’odio per la mia casa e la mia vita. L’ho pregata di aiutarmi a rimanere in equilibrio in questa situazione. Non era d’accordo, perché non era una terapia, ma un accanimento, era un perpetrare l’errore, rendendolo la normalità, sapendo di sbagliare, fino ad “essere talmente assuefatti dalla sofferenza, che non ci si rende nemmeno conto che si possa essere felici”. Aveva ragione su tutta la linea. Ma non volevo rovinare la vita a Eleonora Abbiamo interrotto gli incontri per l’estate 2022, per inutilità e di comune accordo. Sono tornata da lei solo nell’ottobre 2022, 1 solo incontro. Le ho detto che mia mamma iniziava a stare male e che non era cambiato niente. Che mia suocera si fermava da me a dormire 1 volta alla settimana, mi aveva frugato negli armadi, rispondeva sempre “no cara mia”, mi parlava sopra (tutte le stesse cose che ti ho detto 3 settimane fa). E lei mi ha risposto che non poteva aiutarmi a sopportare. Perché la terapia serve per migliorare sé stessi, non per accettare la condizione in cui si è, anche se c’è una via d’uscita. Non si è scusato e non abbiamo mai più trattato l’argomento Poi ho scritto a lei [11:59, 20/11/2024] Maria Luisa: Buongiorno. Purtroppo a casa nostra ci sono le telecamere e ho sentito la conversazione che lei e Augusto avete avuto stamattina. Le riporto di seguito quanto si sente e quanto ho già girato anche a Augusto Lei continua a dire, “non me ne sono resa conto” Ci sono tanti pezzi coperti da rumori o non udibili, questo è quello che si sente dalla conversazione che avete avuto. F: lei dice che tu sfrutti la tua posizione di suocera in casa sua in modo che lei non possa risponderti… renditi conto…. F io speravo che avendo visto che ero dalla sua parte, che comunque è il mio punto di vista, la cosa sarebbe finita li, invece lei si rende conto….È una vita di merda.. …. inudibile N: Ma deve andare da uno psichiatra… F: Eh lo so…., ma ci andrà prima o poi. Andava da una psicologa, che le ha detto “se continui così intervengo”…. Se n’è andata dicendo che non capiva un cazzo…. [12:00, 20/11/2024] Maria Luisa: Io non ritengo che lei sfrutti questa posizione in casa mia facendolo apposta Mi domando perché andare avanti con un discorso così quando vede che figlio e nuora, in casa loro fanno notare che il pensiero formulato, non solo non accoglie consensi, ma crea imbarazzo, fastidio e disagio. Può dire in tanti modi che era una discussione così, tanto per parlare di qualcosa, ma sentirmi dire che io come medico devo dei soldi allo stato x' ho studiato e non posso usare il mio titolo di studio a mio piacimento, mi riguarda da vicino. Non è una conversazione asettica. Ci sono argomenti che coinvolgono direttamente le persone presenti e che è bene non trattare, per rispetto, per buon senso, o forse semplicemente per educazione. A maggior ragione se già ci sono dei problemi. [12:01, 20/11/2024] Maria Luisa: In merito alle vostre affermazioni riguardo lo psichiatra e la psicologa. La psicologa mi ha detto di non andare più da lei nel giugno 2022, io non me ne sarei andata. Il problema era che andavo da lei per cercare di sopportare di tornare a casa la sera, mentre Augusto lavorava part-time e rendermi conto che tutto era sempre solo a carico mio (tutto il carico di gestione della casa è sempre stato mia responsabilità, sia organizzativamente, che economicamente, dal cucinare, alla spesa, alle bollette, all’organizzazione delle ferie, al lavare e vestire Eleonora; pur passando molto più tempo fuori di casa rispetto a Augusto; e quando lavoravo nei we, mi veniva fatto pesare perché Augusto avrebbe dovuto badare alla casa e a Eleonora tutto il giorno). Augusto ha iniziato a fare cose in casa nell’ottobre 2021, anche se lavorava part-time (ha cucinato la prima volta qualcosa, ha fatto la prima lavatrice, ha iniziato a partecipare alle spese di casa – perché fino al 10/2021 non aveva mai pagato nulla se non netflix e fastweb). Ho chiesto aiuto alla psicologa per sopportare questo. Ci sono andata 2021 (pre diagnosi di mia mamma) al giugno 2022, quando mi ha detto che avevo la soluzione in mano e che non aveva senso vederci, perché non era una terapia, ma un accanimento, era un perpetrare l’errore, rendendolo la normalità, sapendo di sbagliare, fino ad “essere talmente assuefatti dalla sofferenza, che non ci si rende nemmeno conto che si possa essere felici”. Questa è la situazione. [12:02, 20/11/2024] Maria Luisa: Mi piacciono i confronti, per lavoro devo mettermi sempre in discussione (non è vero che nel mio lavoro non sono abituata a sentirmi dire di no) e devo mantenere un livello di auto-controllo elevatissimo, perché immagino sappia che parlare costantemente con i parenti dei miei pazienti, avere dei confronti con loro su terapia, programma, previsioni, accanimento terapeutico, non è esattamente semplice. Quando sono a casa dovrei invece sentirmi a casa. Avere un confronto con una persona con la quale non posso in alcun modo essere sincera, non è corretto. [12:05, 20/11/2024] Maria Luisa: Non sempre si vogliono avere i confronti, non è obbligatorio parlare e confrontarsi con tutti, non è obbligatorio esprimere il proprio pensiero. A volte conviene fare un passo indietro, guardare la cosa dall’esterno, vedere che in realtà si tratta di cavolate, scoprire che non te ne frega niente del pensiero di alcuni e uscire di scena [12:05, 20/11/2024] Maria Luisa: Non voglio che Eleonora perdi l’occasione di stare con lei, ma non ho nessuna intenzione di permanere in casa oltre lo stretto indispensabile. Quindi come le ha già detto Augusto, da settimana prossima, al martedì starò in casa a giocare con Eleonora fino alle 18,30, poi prenderò armi e bagagli e andrò in giro, per tornare ad orario di nanna [12:06, 20/11/2024] Maria Luisa: Una volta mi ha detto che con lei potevo parlare se avessi avuto dei problemi. Le avevo spiegato che vista la situazione in cui mi trovavo era un tantino difficile… Ha risposto con vocali eterni, dicendomi che Si era accorta che mi aveva ferita, ma non lo aveva fatto intenzionalmente Che sono l’unica donna della famiglia Che sapeva esattamente cosa stavo passando, perchè anche lei aveva avuto problemi con suo marito, le ho risposto che anche se lei ha avuto dei problemi con suo marito, non significa che sappia cosa sto passando, perchè i miei problemi non sono al passato, sono più che presenti. Le ho detto inoltre, che lei non è un’amica o una confidente, ma la mamma di mio marito e che quindi non intendo avere nessun colloquio o confronto con lei in merito a queste cose, perchè non sarà mai un colloquio alla pari, tanto che nessuna delle 2 avrà mai il coraggio di affrontare questi discorsi vis a vis. Ha detto che io a 40 anni non devo permettermi di dire che il suo vissuto di settantenne, con tutte le cose che non so della sua vita, non ha valore. Le ho ri-risposto che non ho mai detto una cosa del genere; e ho aggiunto che anche se il suo vissuto ha delle similarità con il mio, non significa, nè che mi aiuta ad andare avanti, nè che peggiori la mia situazione. Le ho ribadito che comunque il suo vissuto, come quello di tante altre persone sul pianeta terra, può non interessarmi, visto che non modifica in alcun modo la mia esistenza attuale. Era felice che avessi condiviso con lei queste cose. Ho ahimè chiarito che non le avevo condivise con lei, perchè volevo farlo, ma perchè DOVEVO spiegarle il mio punto di vista, visto che lei pensava che fossi da psichiatra. La mia domanda a Voi è: cosa faccio? Posso fare un percorso per sopportare ancora? Io so che la soluzione del divorzio sarà dolorosa adesso o più avanti. Ma adesso non ho il coraggio di rinunciare a parte del tempo con mia figlia e farla rinunciare a parte del tempo col padre, per colpa della mia scelta di separarmi.

1 risposta degli esperti per questa domanda

Buongiorno Maria Luisa, 

la sua storia è molto dolorosa, sofferente e soffocante. Se lo è per noi professionisti che leggiamo, immagino che per lei sia peggio. 

Non entro nel merito dei dettagli contestuali che lei ha trascritto, ma nel complesso posso dire che l'idea della separazione va analizzata meglio e risignificata in una chiave di lettura che possa essere vista come una soluzione per lei, per il suo benessere e non necessariamente fonte di distruzione e malessere per gli altri. 

Non lo può sapere se sua figlia starà bene o male a seguito del divorzio, come non può sapere che effetti potrebbe avere invece continuare la relazione disfunzionale (mi permetto di scriverlo) che ha adesso con il papà. Sicuramente, un clima familiare del genere, in cui non vengono rispettati nè il dolore nè l'identità nè il ruolo dell'altro non facilita la crescita sana di un figlio. 

Attribuendo all'esterno le conseguenze negative di un possibile divorzio e rimandando la separazione adducendo sempre motivazioni altre...mi viene da pensare che la più spaventata all'idea della separazione sia lei. 

Ogni cambiamento spaventa, anche il passare da una situazione orribile ad una potenzialmente più favorevole blocca, in quanto della situazione che stiamo vivendo sappiamo già tutto, mentre delle nuove possibilità non abbiamo certezza.

Penso che lei debba fare chiarezza dentro di sè, ma non alla ricerca di consapevolezza del suo valore (non ne ha bisogno, ogni persona ha un valore intrinseco, non cerchi nei professionisti certezze che già esistono), ma una ricostruzione della storia della sua vita familiare alla ricerca di ciò che la blocca ora nel fare un passo che potrebbe portarle giovamento e rinascita. 

Le separazioni possono anche non essere distruttive, ma, anzi, riparative per sè e per tutto il sistema familiare.

Se ha bisogno di parlare con me, mi contatti. Nel caso in cui preferisse un'altra strada, le consiglio un professionista ad indirizzo relazionale-sistemico perchè al momento più adatto ad aiutarla.

Le auguro ogni bene,

dott.ssa Alessia Serio

Dott.ssa Alessia Serio

Dott.ssa Alessia Serio

Torino

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