La ricerca del partner ci può rivelare molti aspetti non solo dei nostri gusti estetici o delle nostre affinità intellettive o sensuali, ma ci può dire molto di noi stessi, dei nostri sogni, delle nostre aspettative e delle nostre “illusioni” e soprattutto del nostro PASSATO.
La scelta del nostro compagno è solo l’ultimo atto di una serie di meccanismi psicologici consci ed inconsci, che hanno origine nella nostra infanzia: le figure parentali hanno un peso determinante, sia nel caso in cui siano state assenti o “troppo presenti”.
La famiglia di origine, i rapporti che ne sono derivati ed il contesto sociale in cui ognuno di noi è nato e cresciuto hanno un’influenza determinante non solo nella struttura di personalità, ma anche nell’ambito intimo e sessuale di ogni individuo.
Nella scelta del partner potremmo dire che vale la regola del “50%” nel senso che:
1) possiamo cercare nell’altro quelle caratteristiche caratteriali e/o fisiche che ci ricordano le figure familiari, proprio perché è la somiglianza che ci “rassicura” ci fa sentire a nostro agio e fa sentire protetti senza avere l’ansia del nuovo e dello sconosciuto;
2) possiamo cercare esattamente “l’opposto” di quello che le figure parentali hanno rappresentato per noi, in modo da “fuggire” da quello che spesso sono stati un passato ed una infanzia infelici e carichi di traumi ed angosce.
In entrambi i casi tendiamo a proiettare sull’altro quello che manca in noi stessi: la serenità, l’autostima, la capacità di stare bene con noi stessi. Tendiamo quindi a cercare nell’altro una sorta di “completamento” quello che Platone nel Simposio definiva la mezza mela. Il problema però é che se imparassimo a non affannarci tanto nella ricerca dell’altra metà, ma a cercare in noi stessa una “integrità e nell’altro la mela intera”, sicuramente anche le relazioni avrebbero basi più solide…. Basi doppie e non dimezzate!
Dimentichiamo che nella coppia non ci si deve specchiare nell'altro. Noi esistiamo a prescindere da chi abbiamo vicino. Quando durante le sedute con i pazienti sento affermazioni del tipo: “ senza di lui/lei non posso vivere”, mi sento rabbrividire e chiedo ” Ma allora prima di conoscerlo/la eri un morto vivente?!?”.
Le persone per stare bene con se stesse e con gli altri, ma soprattutto per avere e rimandare un'immagine positiva di se stesse e del proprio valore, devono cercare non “al di fuori” conferme, allo stesso tempo non devono cercare di cambiare l’altro per renderlo conforme alle loro aspettative: dietro il tentativo di cambiare l’altro vi è spesso la volontà di proiettare sull’altro quello che vorremmo essere. Ricordiamo che l’altro non è la nostra medicina, poiché eros non è malato e quindi noi non dobbiamo fare “ le crocerossine o gli infermieri”.
Non trasformiamo la vita di coppia, che dovrebbe essere una piacevole” commedia” in cui il gioco, il divertimento e la serenità dovrebbero essere i veri protagonisti, in una tragedia greca dove alla fine chi muore oltre alla nostra autostima è eros! Impariamo ad amarci, ad apprezzarci indipendentemente da quello che pensa o dice il partner, poiché come dice una nota pubblicità “ perché io valgo!”
Il detto “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”, dovrebbe essere purtroppo cambiato in “ dimmi con chi vai e ti dirò chi VORRESTI essere”!, ma eros vorrebbe aggiungere “ non dirmi con chi vai, l’importante è che tu sia te stesso”.
Dott Marco Rossi
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