Sono insoddisfatta da come mio marito mi tratta prima dopo e durante l’intimità, vorrei molto di più dalla nostra vita sessuale, ma non ho il coraggio di dirglielo. Ho scelto di stare al suo gioco e rinunciare al mio piacere. In molte occasioni mi sono privata dell’orgasmo, poiché mi trovo di fronte un marito che non dà la giusta importanza al mio piacere. Posso davvero dire che lui a letto pensa solo al suo piacere, mentre io ho rinunciato al mio e penso solo al suo… ma facendo così ho rovinato la nostra intesa. Secondo lei come devo comportarmi con un tale “egoista intimo”? Grazia
Il primo consiglio che le vorrei dare è quello di “non rinunciare “ al suo piacere e sacrificare la sua felicità sessuale per quella di suo marito: imparare a parlarne e a condividere il vostro desiderio e l’orgasmo, senza dare per scontato che lʼaltro sappia intuirlo da sé, sono due passaggi fondamentali nella vita di coppia.
Mi permetto di sottolineare che vivere l’intimità in modo “egoistico” non significa pensare esclusivamente al proprio piacere fino a ignorare quello dell'altro. Vivere la sessualità egoisticamente non significa essere indifferenti ai bisogni del partner. Quando facciamo l'amore, il nostro concetto di piacere personale dovrebbe espandersi per andare ad abbracciare quello del partner. È questo il senso più profondo del sesso: se vogliamo vivere una sessualità appagante, è essenziale volerci “celebrare nellʼaltro”. Chiaramente non si tratta di un desiderio puramente altruistico.
Non parlerei di altruismo puro in senso stretto. Piuttosto di altruismo “corrotto”. L'altruismo inteso come “faccio qualcosa esclusivamente per te”, in realtà, presuppone una prestazione. E, nel momento in cui cʼè prestazione, cʼè anche ansia da prestazione. Lʼaltro cʼentra poco: ci sono più le nostre paure nel mezzo.
Immaginiamo un uomo che accarezza una donna. Se lo fa con un altruismo “corrotto”, lo fa solo per lei. Ma quale donna sarebbe appagata se sapesse che il suo uomo la sta accarezzando esclusivamente per il suo piacere, e non per il proprio? L'altruismo puro nel sesso non esiste. Così come l'egoismo non è sempre e solo patologico. Il sano egoismo ci porta a condividere la sfera sessuale “servendoci dellʼaltro” ma con desiderio e nellʼesplorazione di noi stessi. “Ti accarezzo e ti do piacere ma lo faccio nel modo in cui piace a me”: questo è sano egoismo, per esempio. Mentre se ti abbraccio sto realizzando anche un mio desiderio, non solamente assecondando il tuo. Allora non cʼè prevaricazione e diventa un modo di crescere intimamente insieme all'altro, con l'appagamento di entrambi.
Quindi possiamo dire che un “diktat del sesso” sia raggiungere il piacere sessuale attraverso noi stessi... e insieme al partner. Lʼaltro diventa uno strumento per entrare in contatto col proprio piacere, ma anche con “parte di noi”. Al contrario, quando amiamo egoisticamente in modo “patologico” ci concentriamo esclusivamente sui nostri bisogni e lʼaltro diventa un oggetto “non personificato”. Una comodità, o per così dire l'equivalente di uno schema masturbatorio in coppia.
L'uomo che nega i preliminari alla donna, le sta negando il piacere e non si può più parlare di sano egoismo. Il momento sessuale smette di essere vissuto come uno spazio di coppia: diventa un momento di “singletudine”. Chiaramente in questi casi la grande abilità della donna sta nel richiamare il partner al piacere. E il modo più giusto per farlo è quello di ingannare lʼuomo, vale a dire di usare le parole corrette per stimolare il suo piacere senza farlo cadere nella prestazione.
Per facilitare questa richiesta, la donna potrebbe usare frasi come : “Così mi fai impazzire ma se fai così mi piace di più”. Oppure: “Toccami lì che sei fantastico”. Si può ricorrere anche a gesti. In generale bisogna valorizzare lʼuomo, ricalcando ciò che già dà e che può dare di più, senza critiche o lamentele. Quando facciamo notare allʼaltro ciò che ci manca, lo riconduciamo alla dimensione della prestazione: lo allontaniamo, intimamente, da noi.
Invito le donne a farsi avanti e a superare l'imbarazzo del chiedere, poiché gli uomini fanno fatica a capire le cose!!
Più la partner è chiara e comunica le sue preferenze erotiche, più facilita il “compito” dellʼuomo. In particolare a letto. Una donna senza freni e che sa chiedere a letto viene percepita stimolante da parte dell’uomo. Viceversa, una donna imbarazzata lo mette in difficoltà.
In conclusione gli uomini possono diventare “sani egoisti” a meno che non siano profondamente insicuri. Faccio un esempio classico: lʼeiaculazione precoce. In questo caso lʼuomo è un egoista patologico perché è insicuro e ha dei problemi che cerca di mascherare. Il riassunto del suo rapporto erotico sarà: saltare i preliminari perché ha paura di durare meno, mettere in atto subito la penetrazione e durare poco, per poi fare finta di niente rispetto al piacere della partner. Perché sa che, tanto, non potrebbe fare altrimenti né meglio né di più.
Alla fine, anche nel sesso, è tutto un gioco di specchi. Più siamo puliti più riusciamo a vedere i nostri bisogni e a farli vedere allʼaltro... La donna che ha paura di esporsi, per esempio, è una donna che non potrà mai pretendere dal compagno il massimo. Quando la donna fa “lʼindifferente” a letto, è percepita come poco eccitata e, di riflesso, eccitante. Chiaramente è questione di tempo e allenamento. Con tempo e dialogo anche lʼegoismo si può smussare
Dott. Marco Rossi
Psichiatra e sessuologo
www.marcorossi.it
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