Soffro di vaginismo di ansia e attacchi di panico

Denise

Salve, sono una ragazza di 19 anni. Soffro di Vaginismo di ansia,  attacchi di panico, bassa autostima e chi più ne ha più ne metta. Sono stata un anno in cura presso uno psicoterapeuta che seguiva il modello della psicoanalisi di Lacan. Studio psicologia anche io perciò conosco i diversi modelli ma non riesco a capire quale fa più al caso mio. L'approccio comportamentista lo vedo più freddo rispetto alla psicoanalisi che però, non mi ha portata a nulla. Ultimamente ho letto anche di una terapia strategica breve, di cosa si tratta? Attendo risposta.

12 risposte degli esperti per questa domanda

Buon pomeriggio Denise,

anzitutto sarebbe opportuno che lei faccia una visita ginecologica specifica per il suo disturbo.

Successivamente contattare un sessuologo, può visitare il sito della FISS, troverà l'elenco con il o la professionista più vicino alla sua città.

Saluti cordiali.

Dott.ssa Maria Luisa Mazzetta

Dott.ssa Maria Luisa Mazzetta

Ancona

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Buongiorno,

le problematiche d'ansia e di carattere sessuale a cui lei accenna, sono aspetti su cui si può lavorare ed efficacemente intervenire. Naturalmente prima di indicare un qualsiasi tipo di interevento terapeutico, è necessario avere la possibilità di parlare ed approfondire con la persona diretta interessata i temi in questione.

Come psicoterapeuta  cognitivo-comportamentale e sessuologo clinico, posso dirle che la problematica di vaginismo, richiede nella maggioranza dei casi un intervento di terapia sessuale, che fin'ora si è dimostrato il più efficace in tal senso. Non posso esprimermi invece su approcci terapeutici che non conosco abbastanza.

Resto comunque a sua disposizione per eventuali altre informazioni o chiarimenti in merito.

Saluti

Dott. Marco Forti

Dott. Marco Forti

Macerata

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Cara Denise, personalmente penso che un approccio unico, oggi nel 2016, sia riduttivo per affrontare la complessità di una persona. Non so se la tua "diagnosi" corrisponda alla realtà visto che non descrive l'evento scatenante l'ansia e neppure i sintomi che provi, ma ti suggerisco di appoggiarti a un professionista che abbia integrato vari modelli terapeutici. La terapia strategica breve è a impatto emotivo forte e rivoluziona gli schemi personali. Trovi sicuramente materiale su internet facendo riferimento al prof. Nardone. In Italia, da 4-5 anni, sta prendendo piede la Schema Therapy che lavora sugli schemi maladattivi costruiti nell'infanzia e sul qui e ora, utilizzando diversi modelli psicoterapeutici. Cerca un professionista nella tua città facendo riferimento alla Società Italiana per la Schema Therapy del dott. Alessandro Carmelita e buon lavoro.

Gentile Utente,

Se gli attacchi di panico, e in generale tutti gli stati d’ansia, sono considerati come “la paura della paura”, il vaginismo può considerarsi la "paura" che blocca l’amore. La patologia preclude l’essere felici e sessualmente soddisfatti. Il problema come Lei sa è che l’origine della disfuziione è nell'animo della persona che ne soffre. Come se sia la persona stessa a non permettere che quel blocco psicofisico si risolva e sparisca.

Detto questo la migliore psicoterapia che possa fare al caso suo, è la psicoanalisi. Freud e gli ortodossi, Lacan e gli analisti francesi, Jung e la psicologia analitica dell’anima sono gli interventi più indicati per questo tipo di patologia.

La psicoanalisi è lunga a volte, ma non per questo deve essere eterna. Gli effetti della terapia devono essere chiari e concreti. La patologia deve risolversi. In sede di psicoanalisi, il rapporto tra paziente e terapeuta è molto importante e proprio sul loro rapporto si basa gran parte dell’incontro terapeutico. Qualcosa fra voi non va, probabilmente. In questo caso sarebbe opportuno che ne parliate, e che lei dica cosa si aspetta dalla terapia e cosa non le permette di aprirsi come sarebbe necessario.

Inoltre, qualche volta, occorre mettere in atto degli artifici che aiutano a rilassarsi e ad esprimersi meglio, come a pratiche di rilassamento.

L’esame dei sogni come va? Il linguaggio che adoperate conduce verso forme di incomprensioni, a malintesi e ad equivoci? Lei capisce quello che dice la sua terapeuta? La terapeuta la ascolta sufficientemente? Ci sono intoppi sul piano della comunicazione?

Il sogno è la via maestra per giungere ad elementi inconsci che provocano la patologia. Ci sono anche le associazioni libere che, se inventate da Freud, furono adoperate ampiamente da Jung specialmente nella terapia di Sabina Spielrein. Ma la terapia junghiana va anche oltre l’esame di questi contenuti psichici, va oltre ai complessi, ed è attenta anche al manifestarsi di simboli archetipici che danno una connotazione particolare ai sogni. E il racconto del soggetto che si sottopone alla cura diventa denso di significati.

Veda di chiarirsi con la terapeuta, d'altronde anche a lei sono note queste cose per essere già avanti con gli studi di psicologia.

Qualcuno dovrà cambiare, comunque, prima che si sciolga questo vostro rapporto. Lo scioglimenti del rapporto potrà esserci quando si sono esaurite le dinamiche necessarie per riportare il discorsi su campi

È quello che penso, ma non si allontani dalla psicoanalisi o dalla psicologia analitica junghiana.

Con molti auguri.

Gent.ma Denise, tutte le psicoterapie perseguono la finalità di ristabilire la salute psicofisica e l'equilibrio interiore della persona, naturalmente ognuna segue una tipologia di impostazione teorico-pratica ben precisa. Inoltre, l'impostazione concettuale assume meno rilevanza rispetto alla relazione che si instaura con il terapeuta. Quindi, potrei consigliarti terapie di ambito umanistico, ma quello che appare indispensabile è trovarsi bene, in sintonia, con la persona del terapeuta che così, con i suoi strumenti relazionali e comunicativi, potrà guidarti a trovare le soluzioni alle tue problematiche di carattere emotivo. In definitiva, si tratta, in una terapia, di ricercare le condizioni ottimali che possono favorire la tua crescita personale, sviluppando gli aspetti della tua personalità ancora in ombra. In tal senso, potrai, con l'aiuto del terapeuta, prendere consapevolezza dei tuoi punti deboli e sviluppare le tue potenzialità, che ti consentiranno di affrontare i disagi che evidenzi.

Buonasera,

la terapia breve strategica si focalizza inizialmente sui problemi presentati dal soggetto nel qui ed ora, e lo aiuta a risolverli attraverso un approccio attivo sia da parte del terapeuta che da parte del paziente. Il terapeuta strategico aiuta il soggetto ad uscire dal circuito disfunzionale in cui è entrato, insegnandoli a guardare la realtàcon nuovi occhi. Questo approccio potrebbe essere moltoadatto per la soluzione dei suoi problemi, non esiti a contattarmi per ulteriori chiarimenti.

In bocca al lupo.

Buona sera,

la terapia strategica breve consiste in una tipologia di trattamento basata sul sintomo e sulla risoluzione di alcune problematiche sintomatologiche. Su internet è possibile reperire molte informazioni a riguardo.

Quello su cui la voglio invitare a riflettere è il fatto che nella psicoterapia, come probabilmente ha già letto o studiato nei suoi esami, ciò che cura è la relazione. Ogni terapeuta ha nella cassetta degli attrezzi i propri strumenti legati alla formazione ma, lo scopo che unisce le nostre professionalità è la cura e il benessere della persona.

Nella terapia che ha fatto c'è stata una relazione strutturata nel tempo e nei modi, che può averla o meno interessata/colpita. Non è l'approccio che guarisce davvero, ma la relazione. Ad ogni approccio si associa magari un diverso punto di partenza ma, quello di arrivo è il medesimo.

Alla sua domanda del qual'è l'approccio idoneo per lei, le dico che lo sarà quello in cui si sente di poter stare e di poter essere con l'altra persona nell'ascolto di lei e di cosa sta vivendo. 

Resto a disposizione 

Buon giorno Denise,

in effetti la Terapia Strategica risulta particolarmente efficace nella cura dei disturbi che riferisce. Essa si struttura in un rapporto di fiducia tra terapeuta e paziente che, attraverso lo svolgimento congiunto di azioni terapeutiche, aiuta il paziente a modificare i processi psicologici, individuali ed interpersonali che ne causano la sofferenza. La terapia strategica permette di costruire modelli rigorosi sulla base degli obbiettivi da raggiungere, attraverso l’applicazione di una logica costitutivo-deduttiva che garantisca l’adattarsi della soluzione al problema rendendo i modelli stessi autocorrettivi. In altre parole, si comprende il problema attraverso la sua soluzione, e non viceversa. In altri termini, la strategia si adatta tattica dopo tattica alle risposte derivanti dagli interventi messi in atto: come nel gioco degli scacchi, si procede con un’apertura seguita da mosse che si susseguono sulla base del gioco dell’avversario. La Terapia Strategica è una forma di intervento breve e focale, orientata verso l’estinzione dei sintomi, da una parte, e verso la ristrutturazione della percezione che il soggetto ha di sé, degli altri e del mondo, dall’altra. Pertanto rappresenta un intervento radicale e duraturo e non una terapia superficiale e meramente sintomatica. Il cambiamento, infatti, avviene non solo a livello comportamentale, ma anche emotivo e cognitivo. Partendo dall’assunzione che i disturbi di natura psicologica derivano da una modalità disfunzionale di percepire e di reagire nei confronti della realtà, il terapeuta strategico, per cambiare una situazione problematica, anziché andare alla ricerca delle cause originarie, indaga sul “come” il problema funziona e sul “come” si mantiene per poi individuare la modalità d’intervento più efficace. Un aspetto fondamentale su cui il terapeuta focalizza l’attenzione sin dal primo incontro è l’indagine sulle cosiddette “tentate soluzioni”, vale a dire tutto ciò che il paziente stesso e le persone intorno a lui hanno tentato di fare per cercare di risolvere il problema. Questi tentativi disfunzionali ripetuti nel tempo, se non vengono bloccati e sostituiti con delle strategie più funzionali, alimentano la situazione problematica e ne determinano la sua persistenza, complicandola ulteriormente. Da un punto di vista strategico, quindi, per cambiare una situazione problematica non è necessario svelarne le cause originarie (aspetto sui cui, peraltro, non si avrebbe più alcuna possibilità di intervento), ma lavorare su come questa si mantiene nel presente modificando la ridonante ripetizione delle “tentate soluzioni” adottate. Per questo motivo, il terapeuta strategico concentra la sua attenzione, fin dal principio della terapia, sul rompere questo circuito vizioso che si è venuto a stabilire tra le tentate soluzioni e la persistenza del problema, lavorando sul presente piuttosto che sul passato, su “come funziona” il problema, piuttosto che sul “perché esiste”, sulla ricerca delle “soluzioni” piuttosto che delle “cause”. Scopo ultimo dell’intervento terapeutico diviene così lo spostamento del punto di osservazione del soggetto dalla sua posizione originaria rigida e disfunzionale (che si esprimeva nelle “tentate soluzioni”) ad una prospettiva più elastica e funzionale, con maggiori possibilità di scelta. In questo modo la persona acquisisce la capacità di fronteggiare i problemi senza rigidità e stereotipia, sviluppando un ventaglio di diverse possibili strategie risolutive. Per raggiungere questo obiettivo nella maniera più efficace e rapida possibile, l’intervento strategico è di tipo attivo e prescrittivo e deve produrre risultati a partire già dalle prime sedute. Se questo non avviene, il terapeuta è comunque in grado di modificare la propria strategia sulla base delle risposte date dal paziente, fino a trovare quella idonea a guidare la persona al cambiamento definitivo della propria situazione problematica.

La Terapia Strategico integrata si propone come un'evoluzione della terapia strategica breve perché si propone come un nuovo sistema di intervento sui sistemi umani con l’obiettivo di superare la settorializzazione dei diversi modelli epistemologici.

La necessità di una integrazione funzionale tra approcci e tecniche di psicoterapia afferenti da orientamenti all’apparenza contrapposti (psicoterapia dinamica, psicoterapia sistemico-relazionale, psicoterapia cognitivo-comportamentale e terapia strategica), consente di contrastare efficacemente i disturbi psicologici più diffusi e di farlo calibrando l’intervento non sulle caratteristiche della patologia ma sui bisogni della persona che ne soffre.

In più di 100 anni di storia della psicologia abbiamo visto alternarsi modelli e teorie che di volta in volta hanno proposto visioni del funzionamento umano concentrandosi su alcuni aspetti in particolare e ricavando tecniche di intervento e cura correlati alla propria e singolare prospettiva. Le ricerche in metapsicologia hanno, ormai da diversi anni, (Talmon, 1996) dimostrato che non esiste un solo modello terapeutico efficace e che i risultati di modelli teorici e clinici sono sovrapponibili tra loro. Ne deriva che specializzarsi oggi in un unico modello di interpretazione e cura del disagio psicologico, che sia il cognitivismo, il comportamentismo, il sistemico o altro appare quanto mai riduttivo: integrare conoscenze e pratiche raggiunte grazie al contributo di tutti i modelli nel loro insieme rappresenta senza dubbio la scelta più moderna e utile.

Quando parliamo di psicoterapia strategica integrata ci riferiamo a una formazione che includa ogni prospettiva utile, nell’interesse del paziente e a seconda delle sue peculiari necessità. Inoltre, il modello strategico integrato può lavorare in modo efficace e multidimensionale sul singolo, sul gruppo e sulle organizzazioni perché oltrepassa la psicologia dell’individuo e lavora su più livelli, comprendendo anche realtà “non patologiche”.

La Psicoterapia Strategica Integrata propone un modello d’azione, ma non lo pone come l’unico efficace ed efficiente; prosegue nella ricerca empirica da cui estrae orientamenti e modalità operative, senza tuttavia voler delineare best practices invarianti e protocollari; promuove una terapia più centrata sulla persona e meno sul sintomo, pur assumendo criteri di efficacia e di efficienza. Il modello lavora in continuità con altri approcci strategici e nella prospettiva di una integrazione possibile e proficua con altri modelli, come le psicoterapie psicodinamiche, che, pur partendo da premesse differenti, propongono strumenti di intervento interessanti e utili a seconda del caso trattato.

Spero di esserle stata di aiuto.

Ha mai pensato all'ipnosi? È sicuramente uno dei mezzi migliori per poter affrontare e risolvere le sue ansie e gli attacchi di panico. Inoltre le da la possibilità di imparare a gestire le sue emozioni e quindi ad affrontare meglio il suo futuro. Il percorso è affascinante e parlare col proprio inconscio la può aiutare a focalizzare meglio il suo coinvolgimento emotivo in tante situazioni dello sua vita.

Cordiali saluti.

Buongiorno Denise, anche io sono del parere che la questione dei modelli psicoterapeutici sia un "falso problema". Nel senso che la psicoterapia (come sta imparando anche lei attraverso gli studi e la sua esperienza personale), per funzionare, ha bisogno di avere dei criteri aspecifici (ovvero una buona relazione terapeutica, come minimo), piuttosto che di criteri specifici (tecniche particolari o modelli più o meno strategici, più o meno brevi, più o meno pisicoanalitici, etc.).

Naturalmente, il collega da cui si dovrebbe rivolgere dovrebbe aver ben chiaro il proprio modello di riferimento per poi "modellarlo" sulle necessità della persona che ha di fronte; non, sicuramente, il contrario. In questi casi, ad es., io consiglio sempre di fare 2/3 "primi colloqui" con colleghi differenti, proprio per capire quello con il quale ci si sente in una relazione terapeutica sicura, protetta, libera di poter comunicare ciò che si ritiene giusto, non giudicante, accogliente, etc. etc. Questi sono i criteri aspecifici che, credo, dovrebbe ricercare in un professionista più che quale sia la sua formazione di base. Se, e concludo, il modello lacaniano provato non ha funzionato o non l'ha soddisfatta a pieno, non dipende dal modello in sè, ma dalla relazione con quel professionista (non sto dando responsabilità a lui, ma alla relazione clinica che si è formata tra di voi) che, evidentemente, non è stata sufficiente. Il modello strategico non potrà mai esserle utile se chi lo applica non è capace, primariamente, di creare, insieme a lei, una relazione funzionale alla comprensione, al cambiamento ed al raggiungimento degli obiettivi terapeutici.

Buona fortuna.

Gentile Denise,

su internet potrà trovare molte informazioni sulla terapia strategica breve, molte più di quante ne potremmo dare da qui. Inoltre il caposcuola in Italia il prof. Nardone ha scritto molti piccoli volumi divulgativi ed esplicativi accessibili anche al grande pubblico che potrà trovare facilmente.

Ad ogni modo la Strategica Breve si occupa con successo dei disturbi sessuali, come anche di ansia, per cui le consiglio senz'altro di provare anche questo approccio. Le segnalo dei miei articoli sul trattamento degli attacchi di panico, con un approccio strategico breve integrato, che può trovare sul mio sito. 

L'autostima può avvalersi dello stesso approccio oppure,forse in modo più profondo, di altre tecniche.

Cordiali saluti

Dott.ssa Valentina Sciubba

Dott.ssa Valentina Sciubba

Roma

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Cara Denise,

mi permetto di darle del tu, vista la giovane età; se l'ansia e gli attacchi di panico sono sempre più considerati , quasi unanimamente,  come una risorsa, una sorta di  avvertimento da parte della saggezza profonda (il Sè trascendentale di Jung e degli umanisti esistenziali) , che ti avverte che occorre cambiar prospettive e dar vita ad una nuova modalità di essere nel mondo , che aderisca al progetto di vita e al desiderio autentico della persona , perchè non attribuire lo stesso significato anche al tuo vaginismo ? Perchè non pensare che il modo di affrontare la affettività-sessualità non corrisponda al tuo profondo sentire , alla tua autenticità più profonda , a cui opponi una resistenza ,  invece che fartene una colpa? Ecco, l' invito che ti faccio è di fare una capriola cognitiva sui tuoi "disturbi" per considerarli "occasioni" di cambiamento verso la tua vera essenza. Se accogli questa prospettiva, è evidente che una terapia fondata sul sintomo, come la strategica, può essere d'aiuto, ma se dobbiamo lavorare sulla "risorsa", un sostegno al cambiamento sarebbe preferibile , a mio parere, cercarlo in approcci umanistico-esistenziali . Non fermandosi al primo terapeuta, ma come ti viene consigliato , a quello con cui si instaura un feeling immediato. Per l'approccio umanistico esistenziale potrei suggerirti terapeutici che ruotano intorno all'IPAAE di Chieti. Conosco personalmente qualche brava terapeuta. Ti inviterei a pensare che l'aiuto non è indirizzato a curarti, ma  a sostenerti al cambiamento, anche se l'analisi di quanto ti ha portato a sviluppare modalità verso cui tu stessa ti ribelli, serve anch'essa a comprendere meglio. Chiedo di sapere quanto questa mia lettura corrisponda al tuo sentire e darmene, come unico corrispettivo del mio parere,  notifica sia positiva che negativa. Grazie