E' da queste complesse dinamiche che trae origine un fenomeno che anche se non è possibile definire di "violenza di genere", presenta comunque una prevalenza femminile nel ruolo di "vittima" e si configura come una violenza psicologica basata sulla violazione dellintimità.
Dal 2019 la legislatura italiana, con l'istituzione del "Codice Rosso", ha riconosciuto tale problematica come legalmente perseguibile. L'appellativo "revenge" si serve della codifica della lingua inglese ma il suo significato, nella lingua italiana, è da subito chiaro si traduce infatti in "pornovendetta" trattandosi di un reato che prevede, nello specifico, la diffusione non consensuale di immagini e/o video sessualmente espliciti, con il fine di denigrare la vittima mediante una condivisione multimediale che viola il contesto dell'intimità di coppia. Ormai l'uso di internet, social network e smartphone è divenuto sempre più incalzante e spesso purtroppo rappresenta un hobby, un mezzo di svago e un occasione di socialità. Ciò nonostante poche persone riescono a dominare le dinamiche della diffusione di responsabilità che si cela dietro lo schermo, comprese le tentazioni di indossare mille maschere, una per ogni occasione, andando spesso alla ricerca spasmodica dei like. A seguito dell'emergenza sanitaria del Covid- 19, delle restrizioni pandemiche e dei crescenti spazi di solitudine che caratterizzano i giorni nostri, è sempre più frequente osservare un frequente ricorso alla tecnologia per riempire "spazi" di vita e di interazione. Anche la relazione di coppia a volte appare segnata da tali alterazioni, distanze, dinamiche di tradimenti e artefatti che si palesano nella rete internet. Infatti, proprio i casi di cyberbullismo, basati sulla immagine corporea, body shaming e cyberstupro si sono imposti con forza, basti pensare alla nascita di diversi gruppi su Telegram, famosa App di messaggistica, determinando in tal modo la possibilità di diffusione illecita di immagini e audio personali. Sono poi note a tutti le notizie mediatiche che riportano casi di vittime del fenomeno che perdono serenità, equilibri, lavoro e che in alcuni casi purtroppo fanno ricorso al suicidio. Malgrado soltanto adesso stia catturando fortemente l'attenzione dell'opinione pubblica, il fenomeno del revenge porn ha radici molto lontane. Si registrano infatti dei casi con epiloghi tragici già dal 2010. Il fenomeno descritto presenta risvolti dagli effetti devastanti sulla vulnerabilità individuale e a tal proposito la letteratura evidenzia come le conseguenze psicologiche delle vittime della porno vendetta siano equiparabili a quelle di una violenza sessuale tradizionale, pertanto è bene sottolineare, come questo atto possa effettivamente essere considerato una vera e propria violenza sessuale basata sull'immagine . Occorre dunque prestare attenzione alle condotte comportamentali "a rischio" ed alle relazioni di coppia disfunzionali, che potrebbero sfociare, più di altre in comportamenti di "vendetta" pornografica. Occorre dunque strutturare programmi di prevenzione ed intervento ad Hoc gettando uno sguardo anche al profilo giuridico che consente di inquadrare in maniera congrua i comportamenti devianti che sarebbe molto importante riconoscere e prevenire, i quali si prospettano come altamente lesivi della libertà personale, della qualità di vita e della salute mentale delle persone coinvolte.
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