Buongiorno, sento il dolore profondo che emerge dalle sue parole, la sofferenza che ha portato dentro per così tanto tempo e il peso di un passato che sembra ancora stringerla nella sua morsa. Voglio dirle innanzitutto che quello che ha vissuto non è colpa sua, e non c'è nulla di cui lei debba vergognarsi. Il senso di colpa e la vergogna spesso sono compagni di chi ha subito un trauma, ma appartengono a chi ha commesso il male, non a chi lo ha subito.
Capisco quanto sia devastante il senso di ingiustizia che prova ora, l'impotenza di fronte a una situazione che la costringe di nuovo in un angolo, il dolore di non poter vedere la sua nipotina, che per lei era un legame di amore e speranza. È comprensibile che si senta disperata, ma il dolore che prova oggi è anche il segno che è viva, che ha avuto il coraggio di dire basta, che ha trovato dentro di sè la forza di proteggersi quando ha deciso di separarsi.
Questa situazione la sta mettendo di fronte a ferite che forse non hanno mai avuto modo di rimarginarsi davvero. È importante che lei possa trovare uno spazio in cui sentirsi accolta, ascoltata, dove il suo dolore possa essere riconosciuto senza paura di giudizio. Ha mai pensato di affidarsi a qualcuno che possa sostenerla in questo momento? Non è sola, anche se ora tutto sembra buio.
Suo figlio sta cercando di esercitare un potere su di lei attraverso un ricatto emotivo, ma la sua sofferenza non può essere ignorata. Il legame con la sua nipotina non è perso per sempre, anche se ora sembra così. Ci sono modi per affrontare questa situazione senza rinunciare a se stessa.
La invito a non restare sola con questo peso. Ne parli con qualcuno di fidato, cerchi un sostegno psicologico che possa aiutarla a dare un senso a tutto questo dolore e a ritrovare una direzione. So che può sembrare impossibile ora, ma c'è una via per uscire da questa oscurità. Se vuole, sono qui per ascoltarla.