La dinamica dell'aggressività usata in attacco e non in difesa
Fenomeno sempre piu’ diffuso è quello della AGGRESSIVITA' LATENTE
In che senso?
Una bella fetta della popolazione cioè usa l'altro come pungiball o palla anti stress scaricando su un essere umano pari a sé le proprie ire, appunto, la propria aggressività che se usata per difendersi è ottima e sana ma se usata per offendere non molto. Ci fa assomigliare molto di piu' a degli animali,appunto, reattivi, impulsivi con le conseguenze poi tangibili nelle relazioni.
Da dove deriva tutto questo?
Beh molti i fattori che innescano questa eccessiva aggressività: familiarità, carattere, frustrazione o stress dovute a insoddisfazioni, insuccessi di vita, traumi, vicende sfortunate sentimentali.
Aggiungendo anche una scarsa respirazione di pancia, il corpo è come una molla e la mente segue, ecco che la persona è pronta per "scattare" appena viene "toccata".
Insomma di questo bagaglio emotivo nel tempo la persona se ne fa veleno e carica esplosiva e non appena un essere umano tocca certe corde, anche in maniera innocua, il piacere di sfogarsi e di scaricare l'aggressività non si fa attendere.
Ci troviamo quindi di fronte a persone cariche sempre, in tensione, come delle molle pronte a scattare, reattive come dei serpenti, mordaci e velenosi.
Eppure si tratta di essere umani come noi....
Cosa manca?
Intanto si respira male, molto poco di pancia o diaframma e molto tanto di petto, e in maniera corta e superficiale, il respiro infatti consapevole sarebbe un primo modo per rallentare gli scatti automatici di aggressivita' e donare maggiore consapevolezza alla persona in termini di empatia.
Eh si perchè spesso manca anche il buon senso di percepirsi aggressivi e nocivi.
Poi una volta effettuata la scarica verbale o fisica, i modi di recuperare o gestire l'evento sono molteplici ma la crepa o il danno è stato fatto ….e allora…
Che fare?
Chi si trova di fronte a queste bombe pronte a esplodere puo' e deve ascoltarsi: la rabbia nel caso di chi viene offeso/aggredito è utile, è emozione al servizio di chi ha da difendersi consapevole dell'entità dell'offesa appena ricevuta: la rabbia serve per non farsi schiacciare e per non ingoiare tutto il veleno nel corpo, perchè si, tutta la rabbia che si genera naturalmente , e sottolineo naturalmente, come energia, quando si viene aggrediti , è li' per un motivo e se non la usiamo in modi per noi utili a uscire indenni dalla situazione che accade ci marcisce dentro e provoca guai a livello organico.
Parliamo di salute, la nostra.
La SPERANZA è che il nostro aggressore trovi metallo per i suoi denti, e che senta che non è onnipotente e questo in tantissimi casi per fortuna accade, perchè spesso e volentieri le situazioni non degenerano a livello violento, fisico, ma soprattutto a livello comunicativo verbale, il campo del dialogo.
Nella comunicazione allora risiede la speranza, che chi si trovi a sentir di fronte al mondo di dover vestire sempre i panni del lupo mietendo vittime si ravveda, e impari la parte piu' bella della comunicazione, la DOMANDA.
La domanda e non il giudizio! La domanda e non l'offesa.
Il giudizio chiude, chiude il cervello, e fa sparare sentenze ,difese, offese.
La domanda apre al non sapere, apre al beneficio del dubbio, apre a chieder conferma o meno di ciò che ci sta balenando dentro e che a volte puo' essere mal interpretato dalle nostre alte difese.
Insomma.
La domanda nelle relazioni e nella comunicazione salva.
Impariamo a fare domande prima di aggredire, o senno' facciamoci aiutare (la terapia, individuale di coppia o di gruppo si basa infatti su regole ben precise comunicative) a impararne l'uso; non sentiamoci sapientoni o saputelli ma utilizziamo l'altro come fonte per confermare o meno i nostri intuiti o pensieri.
Ne guadagneremo in salute, in umiltà, in relazioni durevoli, in rispetto.
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