CHE COS’E’ IL BULLISMO
Il Bullismo rappresenta una problematica sociale che negli ultimi anni è balzata alla cronaca attirando l’attenzione dei mass-media e l’interesse dei diversi attori interessati al fenomeno (genitori, insegnanti, educatori, pedagogisti, psicologi ecc.) che, per definizione, si concretizza all’interno del contesto scolastico. Attualmente il termine bullismo viene utilizzato per connotare comportamenti aggressivi fisici o verbali e ripetuti nei confronti dei compagni di classi. Lo scopo del bullo è quello di isolare il bullizzato. Il bullismo come termine deriva dall’inglese “bulling” e descrive una situazione di sofferenza, svalutazione ed emarginazione che vive un bambino o un adolescente ad opera di un suo compagno di scuola
DIFFERENZA TRA BULLISMO E CYBERBULLISMO
Il problema del bullismo si fa sempre più serio, ma a complicare la situazione subentra un altro tipo di violenza, se vogliamo ancora più meschina e riprovevole, il cyberbullismo. Di cosa si tratta? Già la parola richiama uno degli strumenti moderni più utilizzati dai ragazzi, il computer, attraverso il quale i bulletti spaventano, mortificano, mettono paura ad altri ragazzi spesso umiliandoli di fronte agli altri coetanei connessi. Il cyberbullismo è un fenomeno molto pericoloso perché i ragazzi possono nascondere la loro identità, il loro volto, il loro nome, dietro lo schermo di un pc, ma arrecare comunque un forte danno alle vittime. Oggi tutti gli studenti hanno un profilo Facebook o WhatsApp, ma alcuni non utilizzano in maniera sana e semplice questi strumenti, che, al contrario, vengono usati per imporre il proprio io, per attirare l’attenzione, per sentirsi forti a discapito di coloro che vengono individuati come più deboli o diversi.
Questo, ovviamente, non signfica che i social network o le chat comuni sono strumenti condannabili, ma che è importantissimo saperli utilizzare correttamente nel rispetto del buon senso ma anche della normativa vigente, spesso ignorata da molti. Si ha l’impressione, ascoltando o leggendo fatti di cronaca nera riguardanti proprio il fenomeno del cyberbullismo, che questi ragazzi che si nascondono dietro i loro profili per far male ad altri ragazzi, sono spesso i veri deboli, vittime in primis della propria ignoranza e della propria incapacità di farsi valere in un modo sano, lasciati al loro destino da famiglie assenti o poco interessate che non li educano ad un approccio a internet positivo. Capita anche che i genitori non sappiano come i loro figli passano il tempo, cosa cercano o fanno online. Sono ragazzi che non hanno regole, che non vengono appunto controllati, che non hanno una guida e per questo, facilmente, approfittano della loro solitudine, e del loro disagio, per sfogarsi contro i più deboli.
ANALISI DEL FENOMENO
L’analisi del fenomeno mette in risalto alcune caratteristiche tipiche del bullismo: innanzitutto i comportamenti vessatori del bullo nei confronti della vittima non sono giustificati da significativi motivi, ovvero la vittima non fa nulla che possa “offendere” il bullo, essa viene scelta per la sua presunta fragilità, per l’incapacità di difendersi, perché presenta un handicap fisico o qualche peculiarità che la contrassegna come attaccabile (gracilità, timidezza, etnia, difetti fisici ecc.)
QUALI SONO I PRIMI SEGNALI DEL FENOMENO (COME SI MANIFESTA)
Gli atti di bullismo possono arrecare alla vittima profonde sofferenze e disagi psicologici che possono sfociare in problematiche serie come il rifiuto scolastico, la riduzione dell’autostima che spesso appare già precaria, attacchi d’ansia, depressione, vissuti di colpa (paradossalmente la vittima può colpevolizzarsi), disturbi del sonno, incubi, isolamento, paura di uscire di casa, somatizzazioni dovute alla condizione di stress (mal di testa, mal di stomaco o malessere generale).
QUALI SONO LE FORME DI BULLISMO
Secondo Olweus (1996), il bullismo si può manifestare in tre principali forme:
bullismo diretto i comportamenti del bullo si manifestano e prendono forma in maniera palese, chiara ed evidente; le tipiche forme di
• bullismo diretto consistono in aggressioni fisiche ( calci, pugni, sputi, spintoni ecc.) o verbali ( insulti, calunnie, derisioni, minacce, ricatti, umiliazioni ecc.), ovviamente rientrano nella forma del bullismo diretto la sottrazioni o il danneggiamento del materiale della vittima, la richiesta di danaro o altri oggetti.
• nel bullismo indiretto la finalità del bullo consiste nell’isolare la vittima dal gruppo, nel renderla diversa e farla sentire diversa; le strategie messe in atto in questa forma consistono nel diffamare, calunniare e ridicolizzare la vittima arrecando alla stessa un significativo danno all’immagine sociale
• il “cyberbullying” è la forma evoluta del bullismo che si serve della tecnologia per consumare angherie, vessazioni e umiliazioni ai danni della vittima; rientrano in questa tipologia la diffusione di video che riprendono le vittime mentre vengono umiliate e/o ridicolizzate dai compagni di scuola. Nel cyberbullyng si fa ampio uso, sempre con le stesse finalità, di sms, e-mail, mms e chat.
CHI E’ IL BULLO
Il bullismo rappresenta un fenomeno di gruppo e come tale necessita di diversi “protagonisti” che assumono, all’interno delle dinamiche vessatorie, ruoli e funzioni specifiche:
Il bullo. La letteratura e gli studi sull’argomento hanno evidenziato due categorie di bullo che presentano profili e caratteristiche personologiche differenti:
il bullo leader e il bullo ansioso; il bullo leader si caratterizza per l’impulsività, la tendenza a mettere in atto comportamenti aggressivi che non si limitano al rapporto con i coetanei ma vengono estese alla relazione con gli adulti (genitori, insegnanti, educatori ecc.), in genere presentano, in relazione all’età, una significativa prestanza fisica e una scarsa sensibilità nei confronti delle azioni perpetuate; il bullo ansioso si differenza dal leader per la “sensibilità” che dimostra nei confronti dei giudizi degli adulti ( genitori, insegnanti, educatori ecc.)
I gregari. I gregari possono essere considerati le controfigure del bullo, spesso
obbediscono e seguono le indicazioni di quest’ultimo; in genere presentano una elevata aggressività, hanno una buona immagine di sé, e godono di buona popolarità. Il loro comportamento potrebbe essere motivato da due ragioni specifiche: da un lato, l’identificazione con il bullo gli consente un immagine del sé “positiva”, vincente e dominante, dall’altro il ruolo di gregario lo protegge e lo distanzia dal rischio di divenire egli stesso vittima.
Il pubblico. Questi attori si caratterizzano per il fatto di rimanere periferici rispetto alle dinamiche centrali del bullismo; in genere preferiscono non schierarsi ne con la vittima ne con il bullo privilegiando una condizione di neutralità.
I difensori delle vittime. I difensori delle vittime sono i compagni che in modo aperto e chiaro si schierano a favore della vittima; essi presentano una buona autostima, ottime competenze sociali, elevata assertività, tendenza a mettere in atto comportamenti pro sociali. I difensori delle vittime rappresentano una minoranza e di solito rischino esse stesse di diventare vittime delle angherie dei bulli.
QUALI SONO I FATTORI DI RISCHIO CHE POTREBBERO FAR DIVENTARE UN RAGAZZO UN BULLO
Circa i fattori di rischio che faciliterebbero lo sviluppo della “personalità del bullo”, Olweus (1983) ne individua quattro:
1) carenze affettive significative patite nei primi anni dello sviluppo;
2) stile educativo familiare contrassegnato da eccessivo permissivismo e tolleranza verso le manifestazioni aggressive
3) utilizzo dispotico del potere all’interno dell’ambiente educativo
4) temperamento.
Le carenze affettive possono spiegare la strutturazione di uno stile di attaccamento (probabilmente disorganizzato) che non ha consentito al bambino di sviluppare quelle capacità di lettura degli stati mentali ( funzione riflessiva) degli altri e poterne quindi coglierne gli aspetti emozionali ed intenzionali (emozioni, sentimenti, stati d’animo,intenzioni ecc.) necessarie allo sviluppo delle capacità empatiche e alla modulazione delle emozioni. Una riflessione va anche fatta in relazione al destino del bullo, spesso, infatti, il bullismo rappresenta la prima espressione di un disturbo della condotta che se non contrastata può evolvere, in età adulta, in un vero e proprio Disturbo Antisociale di Personalità.
CHI E’ LA VITTIMA
La vittima. La caratteristica peculiare della vittima è rappresentata dalla sua fragilità sia fisica ( possono essere presenti gracilità, disabilità fisica, obesità, balbuzie, insufficienza mentale ecc.) che psicologica. In genere la vittima appare timida, introversa, estremamente sensibile ed insicura, tende ad auto colpevolizzarsi alimentando, in questo modo, i vissuti depressivi e d’inferiorità; generalmente non ha un buon rendimento scolastico, appare incapace di difendersi e spesso manifesta all’esterno la propria debolezza.
E’ POSSIBILE RECUPERARE QUESTI RAGAZZI
Le terapie per recuperare bulli e bullizzati le spiega il professor Bernardo: “Fondamentale - dice - è far comprendere come gestire le emozioni. Rari i casi in cui si interviene a livello farmacologico: la relazione umana è il punto di partenza. Il cammino che i ragazzi affrontano una volta arrivati nel nostro centro, o perché costretti dalle forze dell’ordine o perché aiutati da genitori e insegnanti, è sempre lo stesso, e varia nella sua durata a seconda dei casi. Prima uno screening del pediatra, poi 6/12 mesi di percorso psicologico, quindi attività che insegnino ai giovani a stare insieme parlando. Il nuovo progetto consiste in un’uscita in barca, ma organizziamo anche corsi di musica, pittura e autodifesa. La terapia dura da sei mesi a un anno. La differenza di percorso terapeutico tra chi è un bullo e chi è una vittima sta da un’altra parte, in quello che si deve imparare a gestire. Nel caso di chi commette violenza è necessario capire come incanalare la rabbia e apprendere il rispetto degli altri. Per chi è stato preso di mira dalla violenza altrui il compito è superare l’infinito senso di colpa, difficile da esprimere a parole”.
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