SOMMARIO: 1. Premessa – 2. Adolescenti e giovani: alcuni dati sulla situazione in Italia- 3. Le conseguenze delle violenze: aspetti che feriscono il corpo, la mente e le relazioni – 4. La sessualità umana: gli aspetti che la contraddistinguono – 5. Adolescenza: il vissuto della persona – 6. Giovani e giovani coppie in adolescenza: le ferite nella sessualità – 7. intervenire e prevenire: ambiti, metodologie, strumenti, professionisti
1. Premessa
Il termine “violenza” viene generalmente utilizzato per indicare le “azioni impetuose e volontarie” di una persona verso un altro soggetto o gruppi di persone in modo tale da agire contro la sua/loro volontà per ottenere attraverso l’ uso della” forza” quello che si desidera.
L’impostazione scientifica e clinica in materia di “violenze” che attualmente si verificano quotidianamente nel tessuto sociale individua le seguenti tipologie:
- violenza psicologica, accompagnata sempre dalla violenza fisica che spesso la precede, nella mancanza di rispetto della persona che offende e mortifica la dignità dell’altra, che ne mina la fiducia personale, che ne limita le potenzialità, che la isola e la esclude;
- violenza fisica quale esercizio di atti lesivi dell'integrità fisica della persona, dalle percosse, alle lesioni, all'omicidio;
- violenza sessuale con forma di imposizione e di coinvolgimento in attività sessuali non desiderate anche all’interno della coppia ( richiesta di atti sessuali non voluti; aggressioni sessuali; stupro; esposizione; messa in ridicolo dei comportamenti sessuali della donna e delle sue reazioni; fare pressioni per l’utilizzo o la produzione di materiale pornografico; la costrizione a rapporti sessuali con o in presenza di altre persone; richiesta o imposizione di atti sessuali per mantenere il posto di lavoro o progredire nella carriera; gravidanza forzata; imposizione dell’aborto; obbligo di portare a termine la gravidanza; imposizione di rapporti sessuali non protetti; divieto di far ricorso alla contraccezione; mutilazioni e/o operazioni forzate agli organi genitali; “prova” di verginità; sterilizzazione forzata; prostituzione forzata; pressioni e ricatti per sottoporsi a rapporti sessuali non desiderati )
- violenza assistita intrafamiliare (fisica, psicologica, sessuale, economica, stalking, culturale)
- violenza economica quale forme di controllo e limitazione che impedisca alla di essere economicamente autonoma. (privazione e/o controllo del salario e/o del proprio denaro personale o di famiglia; controllo delle spese personali della donna o spese famigliari; impedimento ricerca o mantenimento lavoro) ;
- violenza sul lavoro relativa ad ogni comportamento che danneggia l’integrità psico-fisica della persona nel rapporto e nel luogo di lavoro;
- Mobbing inteso nell’ isolamento esasperante e terrorismo psicologico attuato da superiori e/o colleghi/e di lavoro con continue sopraffazioni, eccessivi e ripetuti rimproveri, maldicenze, ridicolizzazioni, umiliazioni, discriminazioni, allo scopo di costringere la persona ad allontanarsi.
- molestie sessuali quali comportamenti inopportuni determinati da motivi sessuali come il contatto fisico e le avances, le osservazioni a sfondo sessuale, l’esibizione di pornografia e richieste sessuali, sia a parole che a fatti.
- Stalking e Cyberstalking quali forme di comportamento persecutorio e ossessivo, volto ad assillare, controllare, spaventare, rendere pubblici aspetti della vita privata, denigrare o diffondere, dire falsità sulla rete riguardo alla persona.
2. Adolescenti e giovani: alcuni dati sulla situazione in Italia
Per l’'Organizzazione mondiale della sanità l'Italia ha un indice di prevalenza di abusi e maltrattamenti del 9,5 per mille, 70/80mila casi l'anno. secondo una recente indagine realizzata dal Telefono Azzurro in collaborazione con Doxa Kids, tra il 1 gennaio 2015 al 31 gennaio 2016, il 26% dei casi di violenza e abuso con motivazione primaria segnalati si riferisce all’abuso psicologico, il 25.3% all’abuso fisico e il 10% all’abuso sessuale: le vittime al di sotto degli 11 anni sono per lo più maschi mentre è decisamente in crescita il numero delle preadolescenti tra gli 11 e i 14 anni che subiscono violenza. Per il 70% dei casi l'abuso si consuma fra le mura domestiche mentre, l’80% degli episodi di bullismo avvengono nel contesto scolastico.
Un’ altra indagine del Telefono Azzurro e Doxa nel 2014 su un campione di più di 1500 adolescenti italiani, 52% maschi, 48% femmine tra gli 11 ed i 18 anni, mette in evidenza come al 22,7% degli adolescenti sia capitato che il/la proprio/a partner urlasse contro di lui/le; il 13,9% riferisce di essere stato/a oggetto di insulti da parte del/della partner, mentre il 32,8% degli intervistati conosce qualcuno che è stato insultato dal/dalla partner.
Inoltre il 5,7% degli adolescenti intervistati dichiara di essere stato vittima di aggressioni fisiche dal/dalla partner: picchiato, strattonato, o ricevuto calci o qualsiasi altra forma di aggressione. Il 7,9% dei ragazzi, a fronte del 3,3% delle ragazze, dichiara di essere stato picchiato dalla partner; il 5,7% e più di 1 adolescente su 6 (15,5%) conosce amici che forzano il/la partner ad avere rapporti sessuali senza il suo consenso. Il 10,1% degli adolescenti intervistati da Telefono Azzurro e Doxa dichiara di conoscere qualcuno il/la cui partner ha minacciato di postare in rete foto o video privati se non avesse fatto ciò che gli/le veniva chiesto.
La “teen dating violence” o violenza all’interno della relazione di coppia adolescenziale possono durare nel tempo sino a diventare la “normalità” nelle relazioni delle giovani coppie (la dating violence) dove tali comportamenti si possono evolvere in forme di violenza più gravi come vere e proprie aggressioni fisiche e/o sessuali che mettono a rischio, da una parte la vita, la salute psicofisica nonché l’equilibrio interpersonale nel vissuto sociale della vittima e, dall’altra autorizzano comportamenti distruttivi da parte del reo.
La natura della teen dating violence e della dating violence può essere fisica quando il/la partner che ne è vittima, viene picchiato, strattonato, o gli vengono dati calci o qualsiasi altra forma di aggressione fisica dal perpetratore; psicologica/emotiva quando il/la partner aggressivo/a minaccia il/la partner o danneggia la sua autostima utilizzando nomi che possono provocare un senso di vergogna di imbarazzo o di vittimizzazione in modo voluto e provocato oppure nel tenere lontano il/la partner dall’affetto degli amici e dei familiari; sessuale quando si forza il/la partner ad avere rapporti sessuali senza il suo consenso; persecutorio o stalking nei casi in cui il perpetratore ricorre a minacce o molestie che causano paura nella vittima.
Secondo i dati dell’Istat, aggiornati al giugno scorso e relativi al 2014, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni: il 20,2% è stata vittima di violenza fisica, il 21% di violenza sessuale, il 5,4% di forme più gravi di abusi come stupri e tentati stupri.
Praticamente una donna su tre. Mentre a rendersi responsabili delle molestie sono nella maggior parte dei casi (il 76,8%) degli sconosciuti, il 62,7% degli stupri è commesso da un partner attuale o precedente. Il 10,6% delle donne ha subìto violenze sessuali prima dei 16 anni.
Cyberbullismo, trolling, messaggi a sfondo sessuale e vere proprie molestie sono i rischi in cui si sono trovati il 65% dei ragazzi adolescenti tra i 13 e i 17 anni nonché gli adulti tra i 18 e i 74 anni secondo lo studio Microsoft digital civility index.
Molto meno frequenti sono gli uomini vittime di violenze sessuali in particolare per lo stupro, da parte di altri uomini o donne.
Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica JAMA Pediatrics ha dimostrato che per le persone con età compresa tra i 18 e 21 anni le percentuali di uomini e donne che hanno perpetrato una qualche forma di violenza sessuale almeno una volta nella loro vita sono piuttosto simili: il 48 per cento sono donne e 52 per cento uomini. In Italia, una ricerca dell’università di Arezzo riguardo la violenza di genere, ha concluso: «il fenomeno della violenza fisica, sessuale, psicologica e di atti persecutori, in accordo vede vittime soggetti di sesso maschile con modalità che non differiscono troppo rispetto all’altro sesso».
Tra tutte le violenze prese in considerazione, i reati riguardo alla sessualità possiedono in sé una molteplicità di abusi vissuti dalla persona, la vittima, e di azioni espresse, il reo, : dalle violenze fisiche a quelle psicologiche, emotive, affettive, cognitive nonché a quelle relazionali.
E, se il genere maschile vittima di violenza presenta conseguenze fisiche in rapporto alla tipologia dell’abuso, teme in particolare per la propria virilità e mette in discussione l’identità sessuale, nel genere femminile la violenza subita e se protratta nel tempo, ha un profondo impatto sulla salute fisica e mentale della donna in particolare se è presente anche l’abuso sessuale perpetuato. La violenza fisica può determinare lesioni che variano da tagli e lividi a disabilità permanenti e alla morte: difficoltà a camminare e a svolgere le normali attività quotidiane, dolori diffusi, lombalgia cronica, amnesie etc.
3. Le conseguenze delle violenze: aspetti che feriscono il corpo, la mente e le relazioni
Alcuni studi mostrano come le donne vittime di abusi fisici o sessuali nell’infanzia o nell’età adulta sperimentino situazioni di malattia più frequentemente delle altre donne in particolare fisica, psicologica e adozione di comportamenti ulteriormente rischiosi tra cui il fumo, la sedentarietà, l’abuso di alcool e di droghe , sono più predisposte all’ansia e alla depressione con tentativi di suicidio, disturbi psichiatrici e sindromi da dolore cronico quali cefalea cronica, disturbi psicosomatici, gastrointestinali, sindrome dell’intestino irritabile, conseguenze per la salute riproduttiva.
L’esperienza di un rapporto sessuale forzato in giovane età riduce la capacità di una donna di considerare la propria sessualità come qualcosa che può controllare e di conseguenza, è meno probabile che un’adolescente vittima di stupro utilizzi preservativi o altre forme di contraccezione, aumentando quindi il rischio di rimanere incinta.
La violenza può condurre direttamente a una gravidanza indesiderata o a infezioni a trasmissione sessuale, tra cui l’HIV, attraverso atti sessuali imposti, oppure indirettamente ostacolando la capacità della donna di utilizzare metodi contraccettivi, compresi i preservativi. Le infezioni da HIV e le altre malattie a trasmissione sessuale sono conseguenze riconosciute dello stupro.
4. La sessualità umana: gli aspetti che la contraddistinguono
Mi riferisco ad un concetto e ad una prassi olistica della sessualità all’interno delle quali le esperienze vissute nel corpo, nelle relazioni affettive, emotive e sociali coesisto e sono interdipendenti tra loro in tutte le fasi della crescita.( S.W.Porges “ La teoria polivagale”)
Recenti studi sulla sessualità hanno messo in luce quanto gli aspetti sessuali dell’uomo siano di fondamentale importanza per la costruzione dell'identità personale e per l'evoluzione sociale dell'individuo in quanto essa è influenzata da un lato dall’attività mentale superiore e dall’altro dalle caratteristiche sociali, culturali, educative e normative dei luoghi in cui i soggetti sviluppano e realizzano la loro personalità: nelle violenze sessuali le ferite del corpo portano con se le ferite della mente e le ferite delle nelle relazioni sociali.
-Sessualità e struttura cerebrale: una relazione significativa ed interdipendente flessibile che si modifica con l’esperienza umana.
Anche nell’essere umano la sessualità è un bisogno primario ma, data la sua struttura cerebrale, si arrochisce di vissuti emotivi, affettivi, cognitivi proiettati nelle relazioni sociali.
Il cervello umano data la sua struttura tripartitica è un cervello sociale che richiede alla persona di vivere le esperienze complesse tra il sé e l’esterno .
Esso è costituito dall’emisfero destro e sinistro collegati dal corpo calloso, un fascio di fibre nervose che ha la funzione di coordinare ed equilibrare l’attività dei due emisferi i quali, pur avendo funzioni differenziate, lavorano insieme: secondo i numerosi studi l’emisfero sinistro è dominante per la parola, la logica, il pensiero lineare, le regole sociali, l’espressione delle emozioni, le modalità di comunicazione con gli altri e, quando viene attivato, dà origine ad uno “stato di avvicinamento”verso l’esterno che ci porta ad affrontare le difficoltà; il lato destro è la fonte primaria delle conoscenze autobiografiche, riceve i segnali emotivi dalle aree sottocorticali del corpo, poste sotto la corteccia, in modo immediato, spontaneo ed intenso e sono presenti aree che attivano una risposta di a”allontanamento” o “ evitamento” di fronte alle “novità”.
La corteccia cerebrale ed in particolare quella anteriore ci permette di essere consapevoli di quello che facciamo, di pensare con lucidità, di valutare una situazione, di ricordare eventi del passato e di trovare una soluzione, di riflettere sugli eventi del presente.
. La regione limbica è responsabile di generare emozioni, creare motivazioni ed influisce sulla memoria e l’attenzione, la parte più antica chiamata tronco cerebrale interagisce con la regione limbica per dare origine a reazioni di rabbia e paura, le informazioni che provengono dal midollo spinale, racchiuso dalla spina dorsale, insieme agli altri segnali in arrivo dal corpo e dai suoi organi come cuore ed intestino, muscoli e scheletro influenzano l’attivazione dei neuroni all’interno delle regioni corticali e subcorticali del cervello, il cervelletto dietro la regione limbica svolge un ruolo fondamentale nella regolazione e nel coordinamento dei movimenti del corpo e nell’integrazione delle informazioni somatiche con i pensieri e le emozioni.
I sette principali neurocircuiti del sistema emotivo umano che entrano in gioco in modo diverso nell’adolescenza sono il sistema della ricerca, del desiderio e dell’euforia legato alla dopamina; il sistema della rabbia e della dominanza, legato al testosterone e alla serotonina; il sistema della paura e dell’ansia, legato al cortisolo; il sistema della sessualità e della brama, legato agli ormoni sessuali; il sistema della cura e dell’amorevolezza, legato all’ossitocina; il sistema della tristezza, del panico e della solitudine affettiva, legati all’assenza di cura; il sistema della gioco, della fantasia e della gioia, legati alla dopamina e all’endorfina. (Jaak Pankespp)
Le emozioni includono processi sensoriali e cognitivi ( apprendimento, memoria, processi decisionali, convinzioni, motivazioni, funzionamento sociale) e, questi sono influenzati dalle emozioni che vengono a costituirsi come parti integranti dei processi di conoscenza.
I cambiamenti cerebrali fondamentali in adolescenza riguardano la riduzione del numero di neuroni e delle loro connessioni.
La “potatura” inizia prima dell’adolescenza con l’apprendimento e lo sviluppo di abilità mentre in adolescenza vengono eliminate le connessioni in eccesso: vengono lasciate quelle che usiamo e scartate quelle che riteniamo non servano e, l’attenzione di ciò che facciamo e ci interessa incanala l’energia e attiva i circuiti cerebrali attivandoli; la formazione di mielina che crea connessioni sinaptiche con altri neuroni e consente un passaggio più fluido elettrico migliorando l’efficienza della comunicazioni tra le parti del cervello e sviluppo un pensiero globale, la decisione e valutazione dei rischi. I processi di potatura risultano intensificati in condizione di stress eccessivo, causato dalla liberazione di grandi quantità dell’ormone cortisolo per prolungati periodi di tempo.
5. Adolescenza: il vissuto della persona
Il processo di maturazione puberale che avviene con lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari, ovvero del seno, del pelo pubico dei genitali, della prima mestruazione e della prima eiaculazione prepara la strada al percorso adolescenziale.
Con la maturazione puberale ricompaiono nella vita del ragazzo le pulsioni sessuali, già presenti nei primi anni di vita, ma rallentate nel periodo della fanciullezza. ( orologio biologico)
Tra gli 11-12 anni per le ragazze e i 13-14 per i ragazzi riemerge l’interesse per la sfera della sessualità definita nelle sue modificate componenti corporee, affettive, cognitive e sociali rispetto all’infanzia.
L’adolescenza, un’età compresa tra i 12 e i 24 anni, è una fase della vita “straordinaria” ma che porta disorientamento sia ai minori che gli adulti.
In questa fase avvengono rilevanti modificazioni nella struttura cerebrale della memoria, del ragionamento, delle capacità di concentrazione ai processi decisionali, nella creatività e nelle modalità di relazionarsi con i coetanei, gli adulti e le situazioni.
E’una fase di crescita dove coesistano sentimenti di confusione e di paura nonché dove si gettano le basi per lo sviluppo delle potenzialità e dei tratti del carattere.
Nell’adolescenza si modificano la natura dei legami con i caregiver di riferimento come figure di attaccamento e assumono maggiore importanza i coetanei. ( interdipendenza affettiva ).
In specifico i cambiamenti che avvengono a livello cerebrale nei primi anni dell’adolescenza predispongono alla comparsa di 4 caratteristiche mentali:
1)- la ricerca di novità guidata dalla ricerca di gratificazioni ad opera dall’intensificazione dei circuiti cerebrali che utilizzano la dopamina quale trasmettitore che possiede un ruolo fondamentale nel creare la spinta a cercare gratificazioni con impulsività, vivendo emozioni forti, dando importanza al risultato positivo e meno alle possibili conseguenze negative.
Quindi gli aspetti positivi del circuito della dopamina riguardo la sperimentazione di novità che attribuiscono un senso positivo alla vita e alla progettualità, mentre quelli negativi si riferiscono alle conseguenze dei comportamenti pericolosi e dannosi spinti dal vissuto dell’eccitazione.
2) maggiore intensità delle emozioni ove l’aspetto positivo può essere fonte di energia e carica vitale mentre, quando l’impulsività prende il sopravvento causa azioni incontrollate e sbalzi di umore.
3)- l’esplorazione creativa accompagnata da un aumento della consapevolezza attraverso le nuove capacità di ragionamento astratto e di pensiero concettuale consentono di mettere in discussione il presente e di affrontare i problemi con strategie “ fuori dagli schemi”; il positivo della ricerca del “senso della vita” è la capacità di usare pensieri, di immaginare e percepire il mondo con una nuova visione rispetto al vivere della routine della vita adulta, mentre la reazione negativa si può individuare nella crisi di identità, nella vulnerabilità dalle pressioni del gruppo dei pari, dal disorientamento e dalla mancanza di obiettivi personali.
4)- l’intensificazione del coinvolgimento sociale nelle relazioni e nei legami con i coetanei e nel rapporto di amicizia favorisce la formazione di relazione di sostegno mentre gli adolescenti che si isolano dagli adulti e si circondano soltanto dai pari mostrano comportamenti più a rischio che aumenta quando vi è rifiuto da parte degli adulti.
L’adolescenza è il “cantiere” dell’integrazione cerebrale ( D. S. Siegel “La mente adolescenziale"
6. Giovani e giovani coppie in adolescenza: le ferite nella sessualità
“Jusi è una ragazza di 20 anni con una relazione che continua da 4 anni con un ragazzo qualche anno più grande di lei. Dall’inizio della costituzione della coppia, il ragazzo ha alternato comportamenti affettuosi verso di lei e comportamenti tipici degli scatti di ira, inizialmente verso gli oggetti e poi nei suoi confronti insieme ad atteggiamenti ed espressioni di svalutazione con offese pesantissime nei suoi confronti senza motivazioni fondate. La coppia si lascia e poi si riprende per moltissime volte sino a quando nell’episodio in cui lui, in un momento di rabbia ed ira, sbatte Jusi al finestrino dell’auto dove si trovavano e la strige forte al collo. A quel punto la ragazza terrorizzata e ,se pur impietrita, riesce ad aprire lo sportello ed uscire dall’auto. A seguito decide di cercare di chiudere la storia con lui definitivamente superando soprattutto la convinzione riguardo a se stessa: è colpa mia se lui non mi vuole bene!
La giovane donna presenta tachicardia, nodo alla gola, sensazione di vomito e groviglio allo stomaco, di notte si sveglia con sudorazione e difficoltà di respirazione; prova tristezza, rabbia e solitudine; nel quotidiano è sempre nervosa con tutti in particolare con la madre diventa aggressiva perché non accetta il suo “suo star male”.
Carla è una ragazza di 14 anni che subisce violenza sessuale nei bagni della discoteca da un coetaneo. Le amiche filmano di nascosto l’episodio e lo inviano con il cellulare alle relative conoscenze. Carla il giorno dopo non ricorda nulla ma viene a conoscenza del fatto a lei accaduto attraverso un network : si sono io. Solo allora comunica alla madre quello che le è accaduto per timore che ne venga a conoscenza per caso.
Fulvio è un ragazzo di scuola superiore che viene legato e frustrato in classe dai propri compagni maschi.
Dal punto di vista clinico, l’adolescenza, quale periodo particolarmente significativo e delicato nella crescita della persona di entrambi i generi per le modificazioni puberali e per le prime esperienze riguardo la relazione affettiva nella coppia, le violenze sessuale e i maltrattamenti subiti da parte della vittima sono abusi che interferiscono negativamente nell’accettare il cambiamento del corpo, nel vivere gli affetti al di fuori della famiglia di origine, nella ricerca della definizione di se stessi all’interno delle relazioni sociali e nella salute mentre nelle giovani coppie, il perpetuarsi delle violenze sessuali e i maltrattamenti compromette a lungo andare l’integrità e la sicurezza della vittima con reazioni estreme da parte del reo.
All’interno di tale contesto anche il reo, attore delle violenze, si presenta come portatore di ferite profonde e complesse vissute e causate da esperienze precedenti in particolare nella relazione affettiva , emotiva, nelle modalità di comunicare e nei ruoli appresi dalla famiglia di origine.
I comportamenti sociali dell’essere umano richiedono l’attivazione di parti importanti del nostro cervello che influenzano le modalità con le quali stabiliamo le relazioni con l’esterno.
Il primo è l’empatia quale prerequisito importante per conoscere se stessi, i propri vissuti e quelli dell’altro. L’empatia è necessaria per entrare in sintonia con se stessi e chi ci circonda. I neuroni specchio sono le basi neurologiche per esercitare l’empatia e sono situate nel lobo frontale inferiore sinistro, nelle aree motorie e premonitorie, nell’area di Broca, nel cingolo anteriore e nella corteccia parietale inferiore del cervello umano (Giacomo Rizzolatti, neuro scienziato e premio Nobel). Il secondo aspetto fa riferimento alla relazione di attaccamento ( sicuro od insicuro), strutturatosi nel periodo infantile attraverso la relazione e la comunicazione con i caregiver di riferimento, dalle quali esperienze possiamo apprendere o non imparare ad esprimere, a regolare, a contenere le emozioni per raggiungere obiettivi riguardo al mantenimento delle interazioni sociali positive nel tempo. Il terzo aspetto che si accompagna ai precedenti si riferisce alla resilienza. E’ la capacità di comprendere la situazione, di percepire le risorse, di mettere in atto le strategie di reazione, di controllo e di coping per comunicare, trattare, elaborare le esperienze negative e/o traumatiche subite.
In tal modo se nelle violenze agite, l’aggressore presenta un deficit o assenza di attivazione dei circuiti cerebrali dell’empatia, una produzione di testosterone e di serotonina alterati che genera la rabbia insieme alla dominanza, una ricerca della soddisfazione incessante di desideri personali guidati dall’euforia e legati alla dopamina, l’azione del sistema della sessualità e della brama legato agli ormoni sessuali, nella vittima in particolare nella donna si attiva il sistema della paura e dell’ansia legato al cortisolo, la ricerca della cura e dell’amorevolezza legato all’ossitocina, la tristezza, il panico e la solitudine affettiva, legati all’assenza di cura nonché il sistema della gioco, della fantasia e della gioia legati alla dopamina e all’endorfina
7. Intervenire e prevenire: ambiti, metodologie, strumenti, professionisti
Considerando i numerosi fatti riguardo alla violenza di genere soprattutto in adolescenza, nei giovani e nelle giovani coppie nonché la capacità umana di poter essere una entità sociale data la capacità e la flessibilità di apprendere della sua mente, possiamo ritenere che, oggi, siamo di fronte ad una “povertà educativa” che non stimola e non fa crescere nella conoscenza di se se stessi nell’empatia, nel’autostima e nel valore di sé riguardo alle capacità e alle risorse personali, nella ricchezza emotiva, nel valore degli affetti, nel rispetto del corpo. Troviamo la“ povertà educativa” in famiglia, nella scuola, nel gruppo sportivo, tra coetanei dello stesso e diverso genere, nei messaggi provenienti dai media e dalle nuove tecnologie della comunicazione.
Quindi, per dare ai giovani un modo diverso di essere rispetto all’agire con violenza e aggressività o di accettare e subire le violenze, è necessario in entrambi i casi, ripristinare la funzionalità di quelle aree cerebrali che permettono di esprimere quel “cervello sociale” di competenza di entrambi uomini e donne attribuendo valore alle diversità di genere “ascoltando” il minore, prima il bambino/a e poi del/della adolescente, per comprenderne i bisogni affettivi, cognitivi, sociali, esercitando cosi’ un modello” empatico” da interiorizzare e da esercitare a sua volta nel percorso della crescita; sostenendolo e guidandolo nel “riconoscere”, “gestire” ed” esprimere” in modo adeguato e le emozioni” soprattutto se si tratta di tristezza, di rabbia, di gelosia e di paura facendo emergere e sperimentare le capacità cognitive , le risorse personali per la risoluzione delle difficoltà Attraverso tali apprendimenti la persona sarà in grado di riconoscere la situazione difficile, di affrontarla, di chiedere aiuto perché trova un dialogo aperto, sincero all’interno del quale vi sono l’accoglienza, la condivisione, la comprensione, il sostegno, la fiducia, la stima e la sicurezza di “essere visto/a” e “visti” nel vivere Io, Tu, l’Altro.
I professionisti che operano nella relazione di aiuto in questo ambito devono possedere conoscenze in ambito vittimologico, criminologico, legale, nelle dinamiche familiari, negli stili educativi e nelle specificità della crescita degli utenti, nella lettura del contesto ove si interviene, nelle strategie e dinamiche legate alla comunicazione nonché esperienze nel lavoro di gruppo con gli specialisti del settore in rapporto alle proprie competenze definite sulla base del ruolo professionale esercitato.
Soprattutto, il professionista in questo ambito e attraverso i propri interventi, per stimolare empatia, accoglienza, ascolto, coping, curiosità e cambiamento nella persona attraverso l’integrazione delle parti del cervello e nella collettività necessita di trovare una propria sicurezza nel “me”, nel “te”, nell’altro mediante una formazione, un lavoro personale una permanente attività di supervisione sia sugli strumenti, metodologie e strategie utilizzate e sia sul vissuto delle proprie emozioni.
commenta questa pubblicazione
Sii il primo a commentare questo articolo...
Clicca qui per inserire un commento