L’ anoressia nervosa è un disturbo dell’alimentazione caratterizzato dai seguenti aspetti:
rilevante perdita di peso,tanto che chi soffre di anoressia nervosa presenta meno del 15% del peso considerato normale per età, sesso e altezza. La riduzione del peso viene valutata attraverso l’indice di massa corporeo o body mass index (BMI), che si calcola dividendo il peso in chilogrammi per il quadrato dell’altezza, espresso in metri; in un soggetto normopeso il BMI è compreso tra 18.5-24.8 Kg/m2, mentre in una persona sottopeso scende al di sotto di 18.5 Kg/m2;
intensa paura di ingrassare anche quando si è sottopeso;
alterazione nella percezione e nella valutazione del peso, della taglia e delle forme corporee, tanto che il soggetto di solito percepisce in maniera distorta il proprio corpo o parti di esso;
assenza di mestruazioni, che è una delle prime conseguenze fisiche dovute alla mancanza di una adeguata alimentazione; nel caso di ragazze in età prepubere si può avere, invece, un ritardo nella comparsa.
L'anoressia nervosa è caratterizzata da una sostenuta e determinata ricerca di magrezza e perdita di peso, che è vissuta come un successo e non come un problema anche quando raggiunge livelli pericolosi per la salute.
L'esordio avviene quasi sempre dopo una dieta intrapresa con lo scopo di perdere qualche chilo di troppo. Nelle fasi iniziali, la persona prova una sensazione di euforia per il raggiungimento dell'obiettivo del dimagramento, tuttavia, col proseguire del calo di peso arriva a perdere il controllo sulla propria alimentazione; il dimagramento, così, prosegue con bassa possibilità di arrestarlo volontariamente.
Nonostante sia sottopeso, la persona continua a percepire come "troppo grasse" alcune parti del proprio corpo, in genere l'addome, le cosce e i glutei. Per questo motivo, seguita a mettere in atto una serie di comportamenti finalizzati alla riduzione del peso e delle forme corporee; tra questi comportamenti generalmente si riscontrano: digiuni prolungati, vomito auto-indotto, uso improprio di lassativi o enteroclismi o diuretici, riduzione del numero dei pasti al giorno e attività fisica eccessiva.
Chi soffre di anoressia nervosa, inoltre, per tenere sotto controllo il peso e le forme corporee possono mettere in atto comportamenti di controllo come pesarsi di continuo, controlli delle proprie forme allo specchio, misurare alcune parti del corpo, quali cosce, addome e glutei (body check).
Alcune persone, tuttavia, a causa delle emozioni negative che provano nel focalizzare l’attenzione sulle forme del proprio corpo (es. disgusto verso se stessi) possono, al contrario, attuare alcune condotte di evitamento del controllo del proprio peso o della propria immagine corporea; per questo motivo alcune ragazze con questo disturbo evitano, ad esempio, di passare davanti allo specchio, di pesarsi e di guardarsi nel riflesso delle vetrine. I soggetti con anoressia nervosa possono pensare ad esso quasi tutto il giorno, non è raro infatti trovare ragazze con anoressia nervosa che amano cucinare per i familiari, parlare continuamente di cose da mangiare o leggere libri sulla composizione degli alimenti; si possono, inoltre, sviluppare dei veri e propri rituali stereotipati come contare le calorie, mangiare lentamente e sminuzzare il cibo prima di ingerirlo.
I livelli di autostima sono fortemente influenzati dalla forma fisica e dal peso corporeo. La perdita di peso viene considerata, infatti, come segno del proprio valore personale e della propria forza, mentre l’aumento di peso viene percepito come un’inaccettabile perdita delle capacità di controllo e la dimostrazione tangibile della propria inadeguatezza.
Compaiono spesso sintomi depressivi, quali tristezza, disperazione, senso di colpa e irritabilità.
Si possono distinguere due forme di anoressia nervosa: l’anoressia restrittiva, in cui sono presenti digiuno e una intensa attività fisica, e l’anoressia con bulimia, in cui compaiono delle abbuffate, cioè degli episodi in cui si mangia con la sensazione di avere perso il controllo sul cibo; le crisi bulimiche generalmente si presentano dopo un primo periodo di forte restrizione alimentare. Per una persona con anoressia nervosa, tuttavia, l’abbuffata può consistere semplicemente in un episodio in cui ingerisce alcuni biscotti (abbuffate soggettive), non sono necessarie grandi quantità di cibo. Le abbuffate, inoltre, sono associate a sensi di colpa e vergogna e sono spesso seguite dal bisogno compulsivo di adottare meccanismi di compenso che permettano di arginare gli effetti sul peso (es. abuso di lassativi e diuretici, vomito auto-indotto, attività fisica intensiva).
In alcuni casi il disturbo può manifestarsi per un breve periodo di tempo (es. qualche mese), in altri può diventare stabile e durare qualche anno; nel 10-20% dei soggetti questo disturbo tende a cronicizzarsi.
Uno dei trattamenti di elezione per l'anoressia è quello cognitivo-comportamentale e, come per gli altri disturbi alimentari, prevede un lavoro congiunto da parte di più figure specialistiche che lavorano in équipe: il dietista-nutrizionista, lo psicoterapeuta e lo psichiatra.
La terapia cognitivo-comportamentale mira a modificare l’idea che il peso e le forme corporee costituiscono l’unico o il principale fattore in base al quale stimare il proprio valore personale. Lo scopo di questo tipo di trattamento è quello di aiutare chi soffre di un disturbo dell’alimentazione a imparare a gestire il proprio sintomo, a sostituirlo con comportamenti più adeguati e soddisfacenti e a identificare e modificare alcune modalità di pensiero problematiche che favoriscono il mantenimento della patologia alimentare.
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