Genitore di ragazza anoressica

Barbara

Buongiorno Mia figlia è entrata da poco nel percorso per DCA, lei è nelle mani dei medici che piano piano le stanno facendo domande, dando risposte ecc. Qui però il problema sono io. Lei è seguita, ma credo di aver bisogno anche io di aiuto. Mi accorgo che nei momenti dei pasti io mi sento in una morsa, devastata dal desiderio che mangi qualcosa... ne esco stremata quando tolgo tutto dalla tavola. Devo cercare di rimanere impassibile davanti al suo mordicchiare e sminuzzare quello che è già pochissimo, ma dopo tutto questo io finisco in un limbo di tristezza infinita. Credo di avere bisogno di qualcuno che mi dica come si fa a rimanere forti in questo momento, mi sento perfino in colpa di aver bisogno io, quando chi è malata e va supportata è lei. Non sono sicura che siano sentimenti normali i miei, forse sono solo egoista. Chiedo aiuto se qualcuno ha consigli da darmi. Grazie!

8 risposte degli esperti per questa domanda

Buongiorno Barbara,

sono veramente dispiaciuta che questo disturbo sia entrato nella vostra famiglia. La sofferenza per l'individuo che la porta su di sè e chi gli sta intorno mette davvero a dura prova gli animi più forti.

Intraprendere un percorso personale non deve farla sentire in colpa: lo veda come uno strumento per rafforzare se stessa per essere di sostegno a sua figlia nei momenti in cui ne avrà bisogno. Se perde se stessa nel tentativo di aiutarla, che supporto potrà mai darle?

Se sente la necessità di un percorso per sè, lo chieda senza esitazione. Lo stesso mi auguro per il percorso di sua figlia: anche lei avrà bisogno di un sostegno psicologico che, in un futuro, potrebbe unirsi al suo in un intreccio che esamini le dinamiche relazionali familiari, per stare meglio tutti insieme come famiglia e riacquistare la serenità perduta.

Auguro a voi tutti un grosso in bocca al lupo e non esiti a contattarmi qualora avesse bisogno anche solo di un'informazione.

dott.ssa Alessia Serio

 

Dott.ssa Alessia Serio

Dott.ssa Alessia Serio

Torino

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Buongiorno Barbara,

il suo momento di difficoltà è comprensibile. Il tema dei DCA è molto delicato e va ben oltre il rapporto con il cibo, che è la manifestazione di un disagio più profondo e che, inevitabilmente, coinvolge l'intera famiglia. Sarebbe utile lavorare sugli aspetti relazionali che hanno portato all'emergere di questo vissuto in sua figlia e sulle difficoltà che lei sta vivendo nel suo ruolo genitoriale nello starle accanto in questo momento.

Mi permetto di consigliarle di valutare un aiuto anche per lei, quando si affrontano i disturbi alimentari l'approccio dovrebbe essere a 360°, coinvolgendo non solo la persona che sta vivendo il disturbo ma anche il contesto che le sta accanto.

Resto a disposizione qualora volesse ulteriori informazioni o supporto e le auguro di trovare l'aiuto di cui ha bisogno.

Cordialmente,

Dott.ssa Vecchione

 

Buongiorno,
Generalmente, gli psicologi non forniscono consigli diretti; le decisioni spettano a lei. Se le suggerissi di fare qualcosa di estremo, come buttarsi dalla finestra, sarebbero lei a doverne affrontare le conseguenze, non io. Tuttavia, capisco la sua richiesta di aiuto.
Non conoscendo né lei, né sua figlia, né la vostra situazione familiare (non menziona se ci sono altri membri come un padre, fratelli o sorelle), qualsiasi cosa dirò sarà puramente ipotetica. Prenda quindi le mie parole come una riflessione psicoeducativa, non come consulenza o terapia. Se sua figlia ha iniziato un percorso terapeutico e riabilitativo, questo significa che parte del problema è affidato a professionisti competenti, il che dovrebbe alleviare un po' delle sue preoccupazioni. Dato che non ha menzionato un allontanamento dalla famiglia, presumo che la situazione non sia estremamente pericolosa. L'anoressia è conosciuta per avere uno dei più alti tassi di mortalità tra le condizioni psichiatriche, quindi parlo di pericolo in questo contesto.
Nell'anoressia, spesso c'è un genitore che si comporta in modo codipendente, o "enabler" in inglese, che può facilitare involontariamente il disturbo. Per esempio, un genitore di un figlio tossicodipendente potrebbe dargli denaro per la droga, pur soffrendo per la sua condizione. Un genitore di un figlio aggressivo potrebbe giustificare sempre il comportamento del figlio, evitando che affronti le conseguenze delle sue azioni. Nel caso di un figlio obeso e diabetico, potrebbe comprare i suoi dolci preferiti "perché gli piacciono". Penso che lei capisca dove voglio arrivare. Il genitore codipendente di una figlia anoressica, spesso la madre, tende a dare troppa attenzione alla figlia, a non stabilire confini chiari, a non avere un ruolo genitoriale ben definito, a non saper dire "NO" quando è necessario, a focalizzarsi eccessivamente sul mangiare, a prendersi eccessiva cura della figlia, creando una relazione troppo stretta e non sana (escludendo spesso il compagno adulto).
Questo genitore tende anche a compiacere la figlia e ad evitare conflitti. Le suggerisco di chiedere a chi le sta intorno se riconoscono tali comportamenti nella sua relazione con sua figlia, e di essere pronta a riflettere sulle risposte se desidera veramente aiutarla.
Per quanto riguarda il rimanere forte, come ha chiesto, la disciplina è essenziale. La disciplina è sinonimo di autocontrollo. L'autocontrollo significa mantenere la fermezza di fronte alle difficoltà. Se paragoniamo ciò a imparare a suonare il pianoforte, entrambe le abilità richiedono pratica. Se lei chiedesse "come imparare a suonare il pianoforte", la risposta sarebbe "con l'esercizio". Allo stesso modo, si deve esercitare la disciplina. Infine, forse è tempo per lei di riflettere sulla sua vita attuale, sui suoi obiettivi e su cosa farà quando sua figlia lascerà il nido.
Saluti

Dott. Mario Pugliese

Dott. Mario Pugliese

Roma

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Gentile Barbara, la sua manifestazione di grande difficoltà e anche la sua richiesta di aiuto sono assolutamente comprensibili. Una madre sufficientemente adeguata non può rimanere impassibile davanti ai comportamenti di una figlia, che, benché siano sintomo di malessere, hanno anche una potente valenza comunicativa, proprio nei confronti dei genitori. Solitamente nel luogo in cui si cura una/un ragazza/o con DCA si dà spazio anche alla famiglia. Consiglierei quindi di porre il suo quesito ai medici o agli psicologi che seguono la ragazza per avere indicazioni su colleghi cui rivolgersi. 

Se necessitasse, rimango disponibile per ulteriori informazioni 

Molti auguri 

Dott.ssa Francesca Fontana

Dott.ssa Francesca Fontana

Monza e della Brianza

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Buongiorno,

All'interno di percorsi strutturati in equipe multidisciplinare per i disturbi DCA, solitamente ci sono delle sessioni dedicate ai familiari in modo da dare supporto ai genitori.

La difficoltà genitoriale è accettare lo stato in cui si trova il figlio/a, tollerare la frustrazione delle proprie aspettative di guarigione più rapida ma anche il più piccolo migliormante per una persona con DCA rappresenta un grande successo.  Dal suo racconto emerge un forte senso di colpa, di tristezza e di inadeguatezza che sono patiti anche da altri genitori nella stessa situazione, inoltre i disturbi alimentari non riguardano il singolo soggetto ma l'intera famiglia dato che sono tutti coinvolti. Le sensazioni che prova sono normali in un contesto di difficoltà ed incertezza legato a questo disturbo.

Rimango a disposizione per qualsiasi integrazione e/o chiarimento

Dott.ssa Federica Zunino

Dott.ssa Federica Zunino

Dott.ssa Federica Zunino

Savona

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Cara Barbara

Il suo ruolo è importante in quanto mamma e in questa particolare situazione lo è ancora di più. 

E proprio perché il suo ruolo è così importante che è necessario un supporto psicologico che la sostenga e la aiuti ad attraversare un momento così delicato. Non esistono sensi di colpa da provare perché sente di aver bisogno di aiuto, anzi. Complimenti per aver capito e sentito questo dentro di lei. Vedrà che cominciando un percorso per Lei, imparerà a trovare nuove risorse dentro di lei per poter sostenere meglio sua figlia in questo difficile momento.

Non esiti a contattarmi se ne sente il bisogno

Dott.ssa Paola Schizzarotto

Dott.ssa Paola Schizzarotto

Padova

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Buongiorno Barbara, 

il sentirsi stremati dal problema di una figlia con un disturbo alimentare purtroppo è quasi la regola, è difficile restare calmi di fronte ad una figlia che rifiutando di mangiare sembra rifiutare anche la vita. E' un problema che non si può affrontare da soli, innanzi tutto è importante la collaborazione di tutta la famiglia, perchè il compito di gestire i pasti non può ricadere su una sola persona. E lei ha tutto il diritto di chiedere un supporto anche per se stessa, chi si occupa di persone con disturbi alimentari è messo veramente a dure prova, occorre pianificare i pasti ma anche le risposte da dare alla ragazza, occorre pianificare una comunicazione non giudicante che sappia distinguere la personalità della ragazza da quella del disturbo che in questa fase ha preso il sopravvento. Mi occupo di disturbi alimentari da più di vent'anni e di genitori in particolare . Se ha domande specifiche mi scriva su wattsapp  un saluto cordiale 

Dott.ssa Carmen Molinari

Dott.ssa Carmen Molinari

Piacenza

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Buongiorno Barbara, quando si ammala un familiare si ammala tutta la famiglia a maggior ragione lei che è sua madre. 

Posso solo immaginare come sia difficile e straziante vedere una figlia soffrire e farle anche da caregiver impotente senza poterla aiutare.

I suoi sentimenti sono perfettamente normali e chiedere aiuto è un modo per essere attiva nei confronti di questa situazione ed è già un buon punto di forza.

Si faccia aiutare non solo per sua figlia ma anche per lei stessa. Se annulla se stessa diviene in qualche modo complice e collusa con la malattia di sua figlia perché l'anoressia in qualche modo somiglia ad un annullamento di sé stessi...

Un forte abbraccio 

Marchetti Fiammetta 

N. Ordine Psicologi Liguria 2882 del 22 01 2019

Disponibile per supporto anche on line, telefonico, wapp

 

Dott.ssa Fiammetta Marchetti

Dott.ssa Fiammetta Marchetti

La Spezia

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