Arte ed espressione artistica come metodi e strumenti di intervento clinico. La storia di Valeria.

L’articolo che segue è il resoconto clinico di una parte di un  intenso lavoro psicoterapico che ha visto come protagonista Valeria, una giovane donna di ventotto anni.

In realtà, co-protagonista  attiva sarà sempre la sua famiglia che come un’ombra accompagnerà me e Valeria in percorso che si nutrirà di volta in volta di immagini e  parole.

Per ovvie ragioni di privacy molte informazioni sono taciute, allo stesso modo, i nomi riportati sono  di fantasia per non rendere riconoscibili le persone.

Mentre nella prima parte è stato necessario far emergere la storia di Valeria e i correlati emotivi legati alle vicende della sua vita,  solo nella seconda parte è stato possibile  dare  un nuovo significato alle vicende della vita di Valeria, in modo che potesse leggerle da un altro punto di vista.

Il motivo della consultazione riguarda, come Valeria stessa riporta,  una sorta di blocco emotivo che lei descrive come una bolla nello stomaco che non le permetterebbe di esprimere quello che sente  spingendola  di conseguenza  in uno stato confusionale  e dissociativo  che  ,a sua volta, non le consente  di vivere in modo adeguato le relazioni con gli altri.

Quando incontro Valeria, per la prima volta, ho la sensazione di incontrare, non una giovane donna di ventotto anni, ma una bambina profondamente impaurita e spaventata da un  affollamento di pensieri  e di emozioni, che descrive come uno stato confusionale, e che emerge in modo particolare nelle relazioni con gli altri.

Le conseguenze di tale  stato confusionale, che preoccupano molto Valeria fino a farle temere di soffrire di una grave psicopatologia,  si riflettono in sentimenti e vissuti di sfiducia verso gli altri , timore di essere giudicata, sentimenti di inadeguatezza fino ad investire il corpo e la sua femminilità.

Valeria  è profondamente spaventata perché teme di essere giudicata a causa della sua storia.

Nella stanza di terapia,fin da subito emerge  la paura  e la difficoltà di fidarsi ed  affidarsi, tanto che saranno necessari molti incontri per riuscire a stabilire una relazione terapeutica adeguata all’interno della quale Valeria  possa sentire di  poter condividere la propria storia.

I vissuti di Valeria  sono contemporaneamente  un miscuglio  di paura, rabbia, impotenza, dolore,  rimasti implosi e senza possibilità di poterli riconoscere.

Un destino poco generoso espone Valeria bambina ad una serie di vicende che la segnano profondamente.

Valeria ha due sorelle  più grandi, si chiamano entrambe Elena.

La prima bambina purtroppo muore prematuramente nella pancia della mamma durante la corsa in ospedale,  a causa di complicazioni sorte durante il parto. La volontà di Armando, il papà di Valeria, era quella che sua moglie Vittoria partorisse in casa, come da tradizione. Purtroppo le cose si complicano fino a perdere la bambina nonostante una corsa disperata  in ospedale. Vittoria sembra subire la scelta del marito non solo in questa circostanza, ma anche nella volontà di Armando di avere subito un altro figlio. Armando e Vittoria non hanno avuto la possibilità di elaborare e metabolizzare la morte della piccola Elena. Per Armando l’unica possibilità di soffocare il dolore è avere un altro figlio.  Vittoria è smarrita , ha partorito e seppellito da qualche mese una bambina,  sente di non avere molta possibilità,  se non quella di assecondare  la volontà del marito.

Si perde la complicità  tra Vittoria ed Armando. Quest’ultimo si sentirà sempre responsabile per quanto accaduto. In questa epoca forse l’alcol comincerà ad essere un rifugio per contenere rabbia  e sensi di colpa che non riesce  a verbalizzare.

Negli anni per Armando il dolore soffocato e  non espresso diventa rabbia e  la rabbia non espressa  viene agita in comportamenti violenti.

Per Vittoria il dolore soffocato diventa  depressione, una chiusura emotiva verso il mondo e le relazioni nello scorrere della quotidianità.

Valeria è dunque la terzogenita e nascerà sette anni dopo le vicende accadute.

Quella di Valeria non è una gravidanza desiderata, sono nata per caso  lei afferma.

Quando Valeria entra in  scena,la sua storia è già parzialmente scritta. Ogni persona è  padrone e artefice della propria storia individuale, scrittore di alcune pagine del  proprio libro, ma non potrà mai prescindere dalle pagine che precedono la sua entrata in scena.

Valeria nasce in una posizione ben definita, implicitamente chiamata a rispondere ad aspettative  ruoli, depositaria di un carico emotivo che appartiene  ai suoi genitori  che non sono stati in grado di chiedere aiuto e di legittimare quanto accaduto. 

Un ulteriore carico emotivo è rappresentato dall’idea di Valeria non essere stata desiderata.

 Mentre Elena sarà la figlia investita emotivamente, Valeria penserà sempre di non essere degna di essere amata, accolta accettata. Questi sentimenti fanno da sfondo ad un clima di terrore  e paura nel quale Valeria cresce.

sento forte dentro di me la paura di quegli anni in cui ogni sera temevo che mio padre  rientrava ubriaco e  cercava il pretesto per arrabbiarsi e picchiare.

Non  era possibile piangere, parlare esprimere qualsiasi cosa altrimenti erano botte.  Mia madre sembrava assente o forse non riusciva a reagire.  

Valeria è una bambina fragile, amante dell’arte  e della pittura. Passeggiando per  le strade della sua città viene rapita dalla vetrina di un laboratorio artistico. Aveva circa otto anni quando riceve attenzioni improprie da parte di un pittore che l’adesca facendo leva sulla sua spontanea curiosità per i dipinti.

Valeria bambina si sente in trappola, non riesce a fuggire. L’impotenza di non poter far nulla la fa arrabbiare. Anche questa emozione rimane implosa senza possibilità di espressione.

Accade ,poi, che Valeria bambina e Valeria adolescente  siano testimoni di comportamenti sessualizzati da parte di una persona significativa della sua vita. Valeria confusa e disorientata scappa.  Un segreto con il quale convive per molti anni.

…ero confusa paralizzata..non capivo…come avrei potuto parlare..sarebbe stata tutta colpa mia e avrei scatenato le furie……

La confusione, la disorganizzazione, la  rabbia l’impotenza sono i sentimenti che prova da bambina. Non avendo avuto la possibilità di esprimerli altrimenti erano botte,  impara a controllarli allontanandosi  da loro, tanto da diventare una bolla nello stomaco.  Quando vengono fuori, Valeria  ne è spaventata e non riesce a gestirli, quindi se ne allontana.

Sento le emozioni ma non riesco a farle passare, mi sento in  trappola nei rapporti con gli altri, così come era rimasta in trappola nel rapporto con il padre.

In un primo tempo  è  stato necessario valorizzare le emozioni e i vissuti, cioè accogliere il pianto e la rabbia di quella bambina. In seguito è stato possibile aiutare Valeria a riconoscere che la persona che le ha rotto un braccio è anche la persona che l’amava.

Allora non aveva molta possibilità, ma ora lo può fare, provi a sentire il pianto di quella bambina.

Valeria lentamente  contatta  la  bambina chè è dentro di lei, tanto da potersi  arrabbiare e  piangere.

Attraverso un dialogo immaginato  può raccontare al padre  come si sentiva, della paura e della  rabbia che provava, perchè chi doveva proteggerla ed amarla non lo ha fatto.

 Il disegno, la pittura e la scrittura diventano metafore del mondo interiore di Valeria attraverso le  quali riesce ad organizzare  pensieri ed  emozioni.

Scrivere mi è più facile, a volte ho desiderato essere muta per poterlo fare, forse da muta avrei parlato di più. Credo davvero che la mia personalità abbia ventotto anni, mentre la mia emotività molti di meno..e come se avessi tentato in tutti questi anni di creare argini ma non mi riesce facile comprenderne il motivo. E come se razionalmente avessi concluso un percorso mentre emotivamente stai ancora in un limbo. Capisco quanto ciò sia connesso al vissuto familiare, ma rendermene conto non mi  ha aiutata  a  ristabilire un equilibrio emotivo. Forse oltre a sentirmi indegna di amore, devo considerare anche l’esperienza fatta con gli estranei..ho dovuto imparare che se dalla mia famiglia non potevo aspettarmi nulla, dagli altri dovevo pure difendermi.  Per fortuna nella mia vita c’è la scuola, le insegnanti i  miei interessi. Leggo e disegno da quando ero bambina, i libri e i disegni per me hanno rappresentato e rappresentano un rifugio, una vacanza, una risposta a  tante domande, delle emozioni che lo scrittore metterà a posto o che lascerà fluire con armonia.

Il primo quadro di Valeria rappresenta il volto di una donna coperto con occhi chiusi,  e senza bocca. Occhi chiusi perché non può guardare e senza bocca perché non può parlare. Dietro di lei ci sono dei teschi, che rappresentano dolori intestinali, c’è una donna con volto coperto che partorisce, forse sua madre, tre embrioni.

Il quadro è  la fotografia di come si sente dentro che ben rappresenta qualcosa che non riesce a venire fuori.

Ci saranno delle evoluzioni rispetto alle prime rappresentazioni di Valeria. In seguito disegnerà  una donna a metà  mentre legge un libro,con  occhi aperti e   la bocca, significativo di come si senta in grado di poter cominciare a sfogliare e leggere il libro di quella che era stata la sua vita fino ad allora.

Ci saranno altre scene  rappresentative del mondo interiore di Valeria.Il fondo del mare rappresenta la sua famiglia, il cielo e i gabbiani sono le rispettabili apparenze; le onde dalle quali è inondata rappresentano  le emozioni  e gli affetti che sente pericolosi e dai quali non riesce  a proteggersi.

Abbiamo dovuto fare un lavoro di condivisione delle emozioni, in modo che non le sentisse pericolose. In seguito, è stato possibile per Valeria passare da un dialogo immaginato ad un dialogo reale  con la propria famiglia.

Significativo è stato l’incontro con il padre, durante il quale Valeria scopre l’amore di suo padre e lui ha possibilità riconciliarsi con sua figlia e raccontare la propria storia. Ho fatto cose che un padre non dovrebbe fare, in quel momento  della vita la mia famiglia di origine mi chiedeva troppo, mi sentivo in trappola..l’alcol mi aiutava. Una storia a lieto fine di quella di Valeria in cui  il disegno e la scrittura sono state preziose risorse attraverso cui rendere comunicabili ed esprimibili pensieri ed emozioni.  

 

 

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