Caro Gianluca,
il tuo quesito mi sembra piuttosto esaustivo anche se carente di un dato importante: la tua età.
Ad ogni modo, provo ad analizzare quello che riferisci e a darti questo mio riscontro.
Mi sembra di capire che il tuo disagio dura da un pò, visto che speravi sparisse da solo “col passare degli anni”. Dici, inoltre, che ti procura “svantaggi” nel rapporto con gli altri e sul lavoro.
Quindi, mi immagino che tu sia un adulto anche se probabilmente la tua adolescenza non è terminata da molto…chissà?
In particolare, descrivi il tuo malessere parlando di: pigrizia, scarsa capacità decisionale che ti espone ad errori ed al giudizio altrui, introversione, tensione nel rapporto con gli altri, azione di controllo sui propri stati emotivi.
Hai formulato anche una diagnosi molto interessante, ipotizzando che alla radice di tutto vi sia un problema di autostima. Sarebbe importante capire meglio cosa ti ha portato a questa conclusione.
La gran parte dei sintomi che riferisci ha una radice nel funzionamento psicologico di base che sembra manifestarsi soprattutto nella relazione con l’altro, come se l’altro suscitasse in te un’emozione molto particolare. Mi domando: cosa accade quando sei solo?
Provo a farti qualche esempio:
“tendo ad isolarmi e/o limito al minimo la socializzazione perché la tensione che provo con gli altri mi sfinisce e poi non riesco a pensare e mi manca la volontà e la forza di fare qualsiasi cosa. Quindi, preferisco starmene per conto mio senza familiari, amici o colleghi intorno che mi fanno sentire inadeguato, come se dovessi far sempre chissà che cosa”
“quando sono solo è un po’ come chiudere la porta al mondo. Pensare che il mondo è lì fuori, mi rassicura”
“quando sono solo in parte mi tranquillizzo e in parte mi rammarico di non riuscire a godere della compagnia di qualcuno”
Puoi ritrovarti o meno in uno di questi esempi, in tutto o in parte. Rappresentano, comunque, solo un modo per focalizzare l’attenzione su ciò che ti accade dentro. Commettere degli errori è un modo per imparare, stimola mente e corpo a trovare le strategie ottimali per risolvere un compito/problema. D’altra parte, se non mi è concesso sbagliare, rischio di apprendere ben poco dei vari modi in cui posso avere a che fare con me stesso e con il mondo.
Mi domando ancora: cosa è accaduto da quando eri un bambino estroverso? Riesci ad individuare nella tua storia un momento critico di chiusura?
Come vedi sono tanti i quesiti da porsi e, pertanto, appoggio la tua idea di avviare un percorso con un professionista. La persistenza nel tempo di un disagio è il segnale che abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a capire e a risolverlo…altrimenti si fa proprio una gran fatica a vivere!
Ferma restante la mia disponibilità, sono certa che riuscirai a ritrovare il tuo benessere.
Un caro saluto