Buongiorno dottori
Il mio problema riguarda principalmente questo: Vivo paralizzata dalla paura.
Paura del rifiuto, paura dell'abbandono, paura dei cambiamenti, paura di non essere all'altezza, paura della vita!
Penso sempre, penso troppo, a tutto. Non riesco a godermi il presente, vivo nel ricordo del passato, o nella proiezione del futuro. Mi sento poco causativa, sempre in balia degli eventi, incapace di decidere (vorrei cambiare lavoro, e non riesco. Vorrei cambiare casa, e non riesco. Vorrei instaurare relazioni significative, e non riesco...).
Ho avuto una vita difficile, che mi ha reso fragile e insicura: sono nata con problemi visivi e un grosso incidente stradale a 18 anni ha ulteriormente aggravato la situazione, rendendomi ipovedente. Di conseguenza, c'è stata una forte limitazione della mia indipendenza (non posso fare tante cose, ad esempio guidare) e un grande impatto sulla mia serenità mentale. Il compagno che avevo e che me l'aveva causato mi ha lasciata poco dopo dicendomi che non poteva più stare con una in quelle condizioni e che gli stavo rovinando la vita (salvo poi periodicamente ritornare)... Sono riuscita a ricostruire piano piano e con grande difficoltà una nuova affettività, e ho trovato un lavoro vincendo un concorso pubblico. Ho però subito mobbing per sei anni, andando in esaurimento nervoso, e di nuovo l'altro mio compagno se n'è andato lasciandomi per telefono dopo tre anni perché non mi sopportava più...
Ho avuto dopo pochi mesi un tumore all'utero, con recidiva, e di nuovo ho cercato di essere forte ma ho sentito di essere sola a sostenerne il peso. Recentemente, mi è stato diagnosticato il glaucoma, ho avuto un distacco del corpo vitreo e ho quindi ulteriormente perso definizione visiva.
Ho sempre cercato di mostrarmi resiliente, indipendente, andare avanti sempre e comunque nonostante le difficoltà, ma in realtà mi sono sempre sentita in colpa per tutto, sempre sbagliata, inadeguata, non meritevole. Ho spesso provato vergogna per la mia condizione fisica, provando a nasconderla. Nelle relazioni sono sempre stata evitante: da dieci anni, conosco sempre "persone sbagliate" o che non mi piacciono abbastanza per approfondire. Forse penso inconsciamente di non meritare niente di grande, forse rifuggo la sofferenza: mi sono sempre limitata semplicemente a conoscere ogni tanto persone nuove in chat, poi dal vivo, ma le conoscenze non sono mai andate oltre qualche mese di appuntamenti spensierati, dopodiché il ragazzo di turno se ne andava. Ho realizzato questo mio limite (personalità evitante) solo dopo che l'ultimo ragazzo che ho frequentato mi ha lasciata (dopo due-tre mesi): lui mi aveva mostrato un affetto e un coinvolgimento molto alti da subito, un vero love bombing, io però sono stata prudente e paurosa, forse respingente, e quando se n'è andato mi ha accusata di non avergli mostrato abbastanza interesse... Ora la mia autostima è sottoterra e io continuo a pensarci: credevo di essere sfortunata (tutti scappano), invece ora ho il dubbio che probabilmente sono io che non dò abbastanza, chiusa nella mia corazza per paura di mostrare le mie debolezze e deludere, e divorata dal mio senso di inadeguatezza, impedendo così agli altri di amarmi e conoscermi davvero...
Per completare la descrizione, vorrei dire che la mia famiglia è sempre stata purtroppo emotivamente assente e non di supporto (forse non si sono mai resi conto della mia sofferenza profonda, forse non hanno mai saputo come "mettersi in contatto" e aiutarmi...).
Ho avuto varie fasi ansiose e depressive che ho cercato di affrontare al meglio, ma dopo tanti anni e tanto lavoro che ho cercato di fare su me stessa, ancora non riesco ad essere serena e gestire correttamente lo stress.
Mi sento inconcludente, mi sembra sempre di andare lentissima in un mondo che corre, di faticare anche solo a galleggiare quando gli altri nuotano al largo... Sono ipersensibile e ogni evento di vita, anche minimo, mi destabilizza.
Non so come uscirne...