L’amore è vicinanza, riconoscimento, appartenenza, legame, sentimento, dono, condivisione, è volere il bene dell’altro prima del proprio, e molto altro ancora.
L’odio, è quasi il suo opposto, da cui spesso nasce la violenza di tutti i tipi. E’ di questi tempi il dibattito sul femminicidio. Ebbene coloro che ricorrono alla violenza sulle donne, sino ad arrivare in alcuni casi all’omicidio non riconoscono la donna come persona ma bensì come oggetto. L’oggetto mi appartiene ma non come persona diversa da me da riconoscere e rispettare, bensì come “cosa che mi appartiene” che nessuno mi può portare via, compresa lei stessa.
A proposito della violenza c’è una pagina da ”Il primo anno di vita” di Spitz, che spesso mi torna in mente e che parlando di bambini, deprivati fin da piccoli di cure, amore e accoglienza ecc., dice : “la sofferenza dei bambini deprivati contro il loro diritto si trasferisce nello squallore delle relazioni sociali, degli adolescenti, la cui unica risorsa è la violenza. L’unica strada che rimane loro aperta è la distruzione dell’ordine sociale di cui sono vittime. Bambini senza amore diventano così adulti pieni di odio”.
L’amore accoglie, cura, rinfranca mentre l’odio e la violenza allontanano. Talvolta nelle coppie che si lasciano, vedi anche il caso del femminicidio,” l’amore” messo fra virgolette perché amore malato, si trasforma in ostilità e spesso violenza.
Questa società è intrisa di violenza. Basta guardare i film d’azione, proposti incessantemente sia nel grande che nel piccolo schermo, sono un inno alla sopraffazione dell’altro, a chi è più forte, più macho , più abile nel combattimento non tanto per vincere quanto per schiacciare l’avversario o eliminarlo, ed eliminarlo nella maniera più sanguinosa o violenta che ci sia.
La violenza viene definita dal Devoto Oli :” azione esercitata da un soggetto su un altro in modo da costringerlo ad agire contro la sua volontà”. Ma anche fra i vari significati : prepotenza, brutalità, sopraffazione, vessazione, impeto, aggressività.
Si potrebbe anche dire che si tratta di una risposta disadattiva, in quanto contraria alla etica del comportamento, a delle pulsioni aggressive e distruttive volte verso l’altro o comunque l’esterno.
Intendiamoci l’aggressività, quando raggiunge dei livelli molto alti è figlia della sofferenza, molto spessa subita o al massimo rivolta verso persone care al soggetto.
L’unica eccezione è l’aggressività rivolta verso il Sé tipica dei depressi e che può arrivare in alcuni casi a ferite o automutilazioni.
Il nostro mondo è sempre stato percorso da guerre, la storia è lì ad insegnarcelo ,guerre di religione, massacri compiuti per rivendicazioni di terre e confini, in nome di ideali aberranti, per espandere imperi, e tantissimo altro.
Resta famosa la frasedrss: Libertà quanti delitti in tuo nome ! Attualmente si contano circa 600 guerre, se si calcolano anche i conflitti locali in varie parti del mondo e la pace rimane purtroppo un intervallo fra l’ultima guerra e quella che verrà, in molte parti del globo. Nel ‘500 ci fu un periodo, considerato straordinario, di circa 50 anni di pace in Italia e ciò sarebbe stato dovuto alla diplomazia di Lorenzo dei Medici.
L’uomo quindi non ha ancora imparato la filosofia della pace, dell’unione, della solidarietà fra fratelli e preferisce di gran lunga ricorrere alle armi per dirimere contese.
Le armi sono divenute più potenti e letali. Siamo giunti alla guerra atomica, grazie, si fa per dire, alla scissione dell’atomo. Questo paradossalmente ci ha regalato qualche decennio di pace, almeno in Europa grazie alla dissuasione dell’arma atomica.
Dovremmo portare avanti una filosofia dell’amore verso il prossimo e della accoglienza. Il tema di questo dibattito “Io mi prendo cura di te” è qualcosa che non succede spesso, ma è ciò di cui avremo bisogno.
Amare è prendersi cura dell’altro e non solo di se stessi. Chi si prende cura di sé e non di altri è spesso un egoista se non un narcisista.
Amare è preoccuparsi più dell’altro, che di sé. Nella storia di S. Francesco per esempio, c’è questo inno al donare sempre e comunque fino quasi ad annullare l’io, c’è questa attenzione agli umili, ai diseredati, ai semplici agli ultimi della terra. Quando in realtà quasi sempre la Chiesa pur predicandolo, almeno quella ufficiale, si curava di più dei notabili, di coloro che contano che degli ultimi della Terra. Non a caso sono passati 800 prima che a un papa venuto da fuori venisse in mente di chiamarsi Francesco.
Ora c’è un concetto che ai più sfugge: intanto che amore ed amare sono due concetti diversi, ma anche che per sapere cos’è veramente amare, non si può apprendere come un concetto filosofico o etico, ma bisogna sperimentarlo, viverlo insomma per capire qualcosa sull’amore e sull’amare bisogna che qualcuno ci abbia amato e noi abbiamo accolto questo sentimento.
Infine mi si consenta un suggerimento, per rispondere almeno in parte al bisogno di aggregazioni sane fra i ragazzi. Perché non tenere aperte le scuole anche di pomeriggio nei licei e nelle scuole superiori, proponendo corsi dalla scrittura creativa a laboratori musicali, allo sport, al disegno ecc..? I locali ci sono, basterebbe mettere qualche insegnante e del personale ausiliario, per sorvegliare le varie attività e non ne servirebbero tantissimi e quindi la spesa sarebbe relativa.
Vinicio Berti
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