L’essere umano riconosce come confine fisico di se stesso il proprio corpo ma se osserviamo attentamente le comuni situazioni sociali noteremo come gli individui tendono a stabilire tra di loro diverse possibili distanze creando così intorno a sé un microspazio di ampiezza variabile.
La distanza fisica che poniamo tra noi e gli altri rappresenta il punto di equilibrio tra distacco e contatto, cosa accade infatti se il vostro interlocutore si avvicina troppo?
Credo che tutti abbiamo sperimentato almeno una volta la sensazione di venire invasi nel proprio spazio personale e di aver tentato di liberarci da quel senso di disagio allontanandoci.
Dal punto di vista psicologico i confini della nostra persona non sono dunque definiti dalla pelle o dai vestiti ma è come se ciascun individuo fosse avvolto da una “bolla invisibile”, che rappresenta il proprio spazio vitale, capace di contrarsi o di espandersi in base alla nostra disponibilità a relazionarci con gli altri.
Nel quotidiano accade che gli individui non scelgono consapevolmente a che distanza porsi tra di loro eppure questo comportamento non verbale ha un importante valore comunicativo poiché riflette il livello di vicinanza relazionale tra due persone.
Il modo in cui gestiamo lo spazio fisico nella comunicazione è oggetto di studio della prossemica ed è stato l’antropologo Hall a distinguere l’esistenza di quattro distanze interpersonali fondamentali.
Accade infatti che i rapporti fra partners e con i familiari più stretti si compiono nella cosiddetta “zona intima” dove la distanza va da 0 a 45 cm mentre i contatti fra amici e con i conoscenti avvengono nella “zona personale” ad una distanza che raggiungere fino i 120 cm; se si tratta invece di intrattenere relazioni formali o con persone sconosciute ci si pone ad una distanza definita “sociale” compresa tra 1,2 m e i 3 mentre i contatti tra individuo e pubblico avvengono oltre i 3 m nella zona più esterna definita “pubblica”.
Esistono diversi elementi in grado di influenzare la distanza prossemica, vediamo quali.
Quando le persone si riconoscono simili per età o per status le distanze si riducono; anche il genere sessuale influenza il livello di vicinanza infatti amici maschi interagiscono a distanze maggiori rispetto a quanto accade tra amiche; ed ancora provare attrazione per una persona porta a ridurre le distanze di interazione.
Sapere che nelle relazioni strette le distanze sono più ravvicinate può essere utile per monitorare l’andamento di un rapporto tra partner: infatti quando compaiono incomprensioni e conflitti anche le distanze fisiche aumentano!
Alcuni fattori di personalità esercitano inoltre un’influenza: gli introversi e gli ansiosi pongono una distanza maggiore tra se stessi e gli altri mentre chi ha alta autostima è più propenso a relazionarsi in modo ravvicinato.
Comprendere che avvicinarsi troppo o troppo poco potrebbe causare delle ripercussioni negative nelle nostre interazioni è fondamentale per imparare a porci ad una distanza adeguata rispetto al nostro interlocutore.
Iniziamo dunque ad osservare i segnali non verbali che l’altro ci invia durante l’interazione, questo ci aiuterà a non oltrepassare lo spazio prossemico altrui consentendoci di preservare la positività dell’incontro.
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