Una cosa che tutti fanno senza pensarci troppo è proprio ascoltare. Ogni giorno ascoltiamo una quantità enorme di informazioni sonore che arrivano alle nostre orecchie: una dolce melodia che ci risveglia dall'appartamento del vicino, il boato dell'autobus che riparte sbuffando una nuvola di polvere nera, il ronzio di una mosca che ci disturba il sonno, il ticchettio dell'orologio, il discorso noioso di due turisti in metropolitana, la risata dei bambini durante la ricreazione scolastica. Tutte le volte che uno stimolo sonoro raggiunge i nostri organi di senso preposti a codificarlo noi stiamo naturalmente ascoltando. Spesso ascoltiamo degli stimoli in maniera del tutto inconscia, involontaria, e captiamo delle informazioni che sfuggono alla nostra attenzione cosciente. In questo modo diventano per noi poco importanti o causa di mal interpretazioni di quello che ci accade, poichè non hanno assunto un significato degno della nostra considerazione.
La stessa cosa avviene, quindi, nelle relazioni umane. Quando parliamo con qualcuno lo stiamo sempre a sentire, per il semplice fatto che ci sta rivolgendo la parola e ci sta osservando, che ci stiamo relazionando con lui. Tuttavia sentire solo attraverso le orecchie e non con la testa e con il cuore è un grave difetto di comunicazione, poichè non ci permetterà di capire realmente il vissuto di chi abbiamo di fronte.
Questo tipo di ascolto più profondo invece, denominato ascolto attivo, è una vera e propria arte. Se vogliamo l'arte di "stare con l'altro", di esserci, di fargli sentire la nostra vicinanza, di fargli capire che abbiamo capito. E' l'arte di "salvare" l'altro dalla solitudine in cui ognuno di noi vive nella quotidianità, in una realtà in cui tutti comunicano ma nessuno ascolta, tutti pensano a modo loro e tutti giudicano, ma nessuno capisce veramente.
Il fatto stesso di essere ascoltati è il primo passo verso il cambiamento: trovare un altro mondo, un altro individuo che nella sua unicità ci capisca, è la motivazione più grande per provare a cambiare, perchè quella relazione lo richiederà e quando lo richiederà.
Se prima ci si sposta verso l'altro e lo si ascolta, si verrà a contatto con un mondo nuovo, sconosciuto ai più, fatto di ricordi, di eventi e di storia personale, fatto di scelte, di emozioni, di pensieri, di sogni... e a questo punto giudicare diverrà superfluo, inutile, imbarazzante. Sarà allora che potremo confrontarci onestamente con l'altro e provare a mostrargli un punto di vista diverso, il nostro, che solo allora lui potrà fare davvero suo.
Come ascoltare quindi? La risposta è semplice: ascoltare significa mettersi nei panni dell'altro in modo empatico, e provare dentro un vivo e sincero interesse per lui. Mettere da parte il nostro ego e creare uno spazio che accolga e che, paradossalmente, si offra senza trasmettere nessuna informazione.
Questo è il regalo migliore che si può fare e la cosa che più ci aiuta a migliorare le nostre relazioni interpersonali. Saper ascoltare ci farà sentire apprezzati dagli altri, ci permetterà di capirli a fondo e migliorare il nostro comportamento risultando più efficaci e più efficienti nelle diverse situazioni sociali.
Ascoltare non significa solo prestare attenzione per gli aspetti della comunicazione verbale (linguistica), ma bensì e ancor più avere la sensibilità di osservare a ascoltare anche la relazione, cioè quella miriade di informazioni che vengono trasmesse continuamente attraverso il corpo, gli sguardi, i gesti, la modulazione e il tono della voce, etc...ovvero tutti quegli aspetti che concernono la comunicazione non verbale. Il non detto a volte racchiude segreti e informazioni che solo un attento ascoltatore potrà cogliere, mentre i più vivranno nella cecità e nella banalità delle manifestazioni scontate e poco interessanti. Provare per credere!
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