Spesso, si tende a credere che la "comunicazione non verbale" sia esclusivamente riservata alla mimica, alla postura, al tono della voce, ai gesti e alle espressioni facciali, sottovalutando o, addirittura non considerando, affatto, "il ruolo dell'olfatto".
Questo scarso interesse verso l'odore che ognuno di noi emana dalla pelle e che si trasmette - cioè si sente - nei rapporti interpersonali é causato, da una parte, perché si considera la vista e l'udito come recettori della comunicazione non verbale; dall'altra, in quanto l'olfatto nell'uomo risulta essere meno sviluppato rispetto ad altri animali, e di conseguenza, non degno di nota.
A ciò, bisogna aggiungere che l'odore personale viene subito associato ad una connotazione emotiva. In realtà, se si riflette solo per qualche secondo, si riscontra che gli odori, in generale, si associano con più facilità alle emozioni. Un altro aspetto che ha indotto a pochi studi a tale riguardo, deriva dalla oggettiva difficoltà dello sperimentatore a presentare una corretta classificazione da far riconoscere.
Ognuno di noi ha un odore personale che riveste un ruolo primario da un punto di vista sessuale ed una serie di studi compiuti negli anni settanta da Montagner ha fatto riscontrare che oltre agli animali, realtà già ben conosciuta da tempo, anche gli uomini possono riconoscere i propri familiari utilizzando l'olfatto.
Tutto ciò, riveste una differenza notevole tra le diverse etnie in quanto il colore diverso della pelle, emette odori - di base - completamente diversi. Si tende a definire l'odore maschile muschioso, quello femminile dolce.
La differente composizione ormonale, sia a livello qualitativo che quantitativo, determina un'emissione di odore diverso.
Ad esempio, avendo i giapponesi le ghiandole apocrine di dimensione più piccola rispetto agli occidentali, i loro odori sono poco percepibili.
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