Rete è da sempre la parola che viene abbinata al sentirsi legati, dentro a qualcosa che ci unisce ad altri, e che ha anche degli spazi flessibili da cui poter uscire.
Fare rete è la parola che indica la possibilità di avere relazioni anche con persone a noi collegate indirettamente, ed in ambiti diversi ma “tematici” che ci permettano di ampliare maggiormente la nostra offerta professionale e le nostre conoscenze, che possano essere momento di scambio culturale, e fattore che moltiplichi le occasioni di lavoro.
Sempre più persone utilizzano il web per fare rete, esprimere le proprie opinioni, confrontare offerte/proposte commerciali, ottenere risposte e dialogare con le aziende.
Il web offre possibilità di fare networking e finalmente instaurare una relazione con soggetti ed aziende che fino a ieri sarebbero stati inaccessibili, ora invece si può parlare con una azienda, interagire, commentare … lasciando alle spalle la comunicazione top-down tradizionale e facendo sentire la propria voce da qualunque parte del globo ed in qualunque ruolo ci si trovi. I social media hanno dato voce e un volto alle persone, ed allo stesso modo hanno reso indispensabile che le aziende dessero un volto al proprio brand.
Alcune realtà aziendali hanno saputo utilizzare al meglio questa opportunità comunicativa e sono state le prime a voler entrare in rete coi loro stakeholder e diffondere attraverso la rete progetti nobili e sociali.
Il più interessante nello scenario attuale è quello di Edison Generation( www.edisongeneration.it) : nato dall’esigenza di condividere le idee e iniziative Edison legate alla sostenibilità e di dare aggiornamenti in tempo reale sui progetti in corso entrando in contatto diretto coi propri clienti e committenti, Edison ha cominciato solo 2 anni fa a raccontare alcuni suoi progetti e a coinvolgere i partecipanti in modo più attivo attraverso internet, tanto da aggiudicarsi Premio Aretê nella sezione Comunicazione Internet. Il tutto nato dall’intraprendenza della attuale responsabile della CSR Edison, Francesca Magliulo, che per dare valore alle proprie idee “altruistiche” all’interno di una azienda profit, ha ”fatto rete” e ne ha indirettamente create molte altre.
Attraverso il web ha diffuso i progetti, e dentro ai progetti si sono create altre reti di persone, che si sono conosciute tramite il web e hanno poi condiviso altre esperienze, alimentando ulteriormente il network.
Da qui è nato “Il progetto di volontariato d’impresa di Edison(…): un innovativo coinvolgimento dei volontari dell’azienda che si sono spostati ad Haiti per 15 giorni a gruppi di 6/7 dipendenti, hanno ricevuto un training dedicato prima della partenza ed hanno a disposizione un blog attraverso cui condividere le esperienze” (Fondazione Solinas, 2 febbraio 2011).
La rete va saputa usare, e soprattutto, web o non web, trattasi di relazioni a due vie: c’è una andata e ci deve essere anche un ritorno di informazioni, immediato e esaustivo. Altrimenti il rischio è quello di finire come nel caso della Mosaico Arredamenti srl, di Ancona, che ha avuto seri problemi aziendali partiti da una lamentela sul web di un cliente insoddisfatto, propagatasi oltre ogni attesa. Infatti fare rete mette in campo la tematica della propria reputazione: la reputazione è un bene prezioso e sul web, in particolare nei forum e nella blogosfera, le voci corrono ad una velocità enorme e con un’ampiezza di diffusione che può rapidamente uscire dai confini nazionali. Ecco che si ritorna alla persona fisica ed alla gestione di sé e del proprio percorso di carriera e personale.
I numerosi strumenti che ci vengono offerti danno anche l’illusione di essere onnipotenti e poter dire qualunque cosa a chiunque restando invisibili. Questo succedeva molto tempo fa quando ancora agli inizi, le chat line erano un momento di comunicazione di falsi sé.
Ora come ora vi sono regole ben precise, avvocati specializzati nel web, e esperti ovunque che riescono a risalire alla nostra vera identità anche solo tramite un micro messaggio.
Fare rete è perciò un modo di spendere la propria identità vera, dicendo cose sensate e rispondendo in modo sensato.
E’ gestione della propria persona ed immagine, e della propria reputazione.
La reputazione che ci precede.
Esiste anche il “reputation manager” che offre alle aziende un servizio di gestione della propria immagine pubblica. Cosa di primaria importanza perché fa si che ancor prima di avvicinarsi a noi le persone abbiano già deciso chi siamo e se siamo degne di loro, “ogni cosa è come si stima” dice un vecchio proverbio. Per fare rete non basta esserci, bisogna anche partecipare.
Ed allora alcune pillole sul come partecipare alle reti di cui facciamo parte in modo pensato, ovvero giocando la nostra reputazione in modo strategico:
- Farsi sentire, invitare, telefonare, cercare gli altri e essere coinvolgenti attivamente
- Esprimersi sempre in modo concreto e oggettivo, portando fatti e cercando di non esprimere mai la propria opinione. La rete è troppo ampia per schierarsi ed essere fraintesi, meglio esprimere la propria opinione con gli amici ed in rete essere neutri e neutrali.
- Rispondere sempre, cortesemente, anche dando dei no ma sempre in modo distaccato e professionale
- Cercare interlocutori internazionali
- Usare come strumento di lavoro il web per partecipare a gruppi chiusi a tema, soprattutto in ambito internazionale
- Controllare la propria rete: esserci e stare in ascolto su reti ampie. Partecipare e attivarsi nella propria rete. Avere una rete propria significa avere selezionato bene i propri interlocutori in modo da avere persone che siano nostri sponsor, o da cui imparare qualcosa.
- Evitare di tenere in rete con noi persone che chiedono, prendono, approfittano e hanno un livello culturale troppo inferiore al nostro
- Evitare di tenere in rete con noi persone pettegole o che possono in qualunque modo danneggiare la nostra reputazione
- Meglio poco e bene: non riversare ansie, dubbi e frustrazioni nella rete. Recentemente in uno dei gruppi a cui sono associata su linkedin, leggo troppo spesso di manager che usano la rete per sfogarsi di non trovare lavoro, o non ottenere ciò che secondo loro gli spetta. Discussioni lunghe tra frustrati e delusi. Reti di delusi non portano lavoro ma aumentano soltanto le frustrazioni.
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