Buongiorno,
grazie per aver condiviso una parte così personale della sua esperienza.
Quello che sta vivendo è profondamente complesso e doloroso. Prendersi cura di due genitori in difficoltà, senza la possibilità di condividere questo peso con altri, comporta un impegno emotivo, fisico e psicologico che può stravolgere completamente la vita quotidiana e i propri orizzonti personali.
È assolutamente comprensibile che si senta stanco, privato di spazi per sé, e che inizi a interrogarsi sul senso di tutto questo sacrificio, soprattutto alla luce dell’età e del tempo che scorre. Queste domande – “fino a che punto un figlio deve rinunciare?” – sono legittime e profondamente umane. Nessuno ha una risposta univoca, ma è importante riconoscere che anche lei ha dei bisogni, dei desideri, una vita che merita attenzione e cura.
La dedizione verso i propri genitori è un atto di amore, ma non dovrebbe mai diventare una forma di annullamento di sé. Prendersi cura non significa annullarsi e spesso chi si prende cura degli altri ha bisogno a sua volta di essere sostenuto, ascoltato, aiutato.
Le suggerirei, se possibile, di cercare un confronto con uno specialista o con gruppi di supporto per caregiver: condividere il proprio vissuto può alleggerire il carico e offrire strumenti per trovare un nuovo equilibrio. Forse non è troppo tardi per recuperare uno spazio personale, anche piccolo. Ogni gesto per sé – anche solo una cena con amici, una passeggiata in solitudine, un momento di silenzio – può diventare un atto di cura verso se stessi.
Le auguro di trovare, un po’ alla volta, il modo di tornare a respirare. Se vuole, sono qui.