La droga - comprendente tutti tipi di sostanze che creano dipendenza - ha fatto rilevare una connessione con il comportamento aggressivo, in quanto alcune presentano un'azione inibente sul comportamento, altre un'azione diretta stimolante del sistema nervoso centrale (SNC), altre ancora una risposta derivante dall'astinenza, che si presenta laddove vi è un'interruzione dell'assunzione.
Il comportamento umano attraverso la valutazione dei fattori biologici ed ambientali, soprattutto di questi ultimi, può presentarsi aggressivo verso l'esterno, ma anche verso se stessi. Tale aggressività nel momento in cui diventa eccessiva, nel senso che il soggetto non riesce più a gestirla, a controllarla, ad adeguarla alle diverse situazioni, a sublimarla verso attività personali di tipo creativo si definisce "patologica". Molti autori contemporanei, in primis Dollard, sostengono che essa può causare o trasformarsi in fattore primario di malattie psicosomatiche come la colite, l'asma, l'ulcera o la stessa ipertensione.
Se l'aggressività è un comportamento presente sia nell'uomo che nell'animale, e si manifesta con un'azione finalizzata che minaccia l'integrità dell'organismo ed è rivolta verso se stesso o verso il mondo esterno. E' opportuno ribadire che esistono "fattori predisponenti", intesi come anomalie neurofisiologiche, abbandono o abuso nella prima infanzia, vulnerabilità su base genetica, clima ambientale di permissivismo estremo, "fattori di rischio" come le patologie psichiatriche, la prersenza di preesistenti atti auto ed eterolesivi, l'intossicazione e l'uso di sostanze ed anche di alcool, "fattori inibitori" cioè la presenza di pensiero astratto, il livello educativo scarso, la paura del rimprovero, la difficoltà all'adattamento alle norme sociali e culturali, il condizionamento religioso.
Fattori economici come l'instabilità occupazionale, la povertà, l'inestenza di rapporti familiari e con figure di riferimento, hanno anch'essi la loro incidenza.
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