La cura delle dipendenze: scegliamo i servizi pubblici o i professionisti privati?
La mia lunga esperienza nel campo delle dipendenze mi ha permesso di attraversare diversi contesti di cura, dal pubblico al privato.
Il contesto di cura pubblico, in questo campo, è vissuto dagli utenti/clienti, spesso, in modo connotante e giudicante, perché quei luoghi (Serd), nell’immaginario collettivo, sono frequentati da persone “tossiche”, “poveracci”, “indegne”.
Il contesto di cura privato (lo studio/ l’associazione), invece, garantisce una maggiore privacy e riservatezza a danno però delle risorse mediche e psico – sociali disponibili, che può dare l’accesso a dei servizi pubblici.
Come scegliere? Non è certamente semplice.
Innanzitutto, è bene sottolineare che qualsiasi forma di dipendenza, da quella da sostanze a quelle comportamentali (per es. gioco d’azzardo patologico o problematico) è una patologia e non un comportamento vizioso.
“Smetto quando voglio”(cit. del film del 2014 di Sydney Sibilia) è un’illusione. “Ce la faccio da solo” è una possibilità remota. “Non è come credi” è una negazione.
Questo non vuol dire che dobbiamo pensare ad una strada senza uscita (il famigerato tunnel), ma ad un percorso terapeutico di counselling psicologico (e preciso che il counselling ovvero accompagnamento, orientamento e sostegno può essere solo psicologico) o psicoterapia. Questo percorso ha, solitamente, come obiettivi
1) una valutazione della situazione, l’inquadramento della fase di ciclo vitale attuale ed in cui è subentrato il problema dunque una diagnosi;
2) la focalizzazione sulle varie modalità di uso e consumo nella vita/carriera della persona
3) l’analisi della richiesta
4) l’acquisizione, individuazione e valorizzazione di competenze individuali e strategie che permettono di ritornare ad una modalità di vita più sana e soddisfacente.
Nel caso della psicoterapia il percorso di conoscenza ed analisi di sé e della propria storia diviene più approfondito. Le persone dopo un proficuo percorso di psicoterapia sviluppano una maggiore consapevolezza del proprio modo di essere e di funzionare, diventano capaci di operare scelte verso la propria autentica realizzazione e di utilizzare le risorse e qualità personali, elaborano vissuti traumatici e dolorosi trasformandoli in potenzialità. La vera finalità della psicoterapia non consiste (solo) nel ridurre i sintomi, i disturbi, i disagi (nella maggior parte dei casi si accede per questo ultimo motivo ad una psicoterapia) ma nello sviluppare qualità positive e possibilità nuove.
In alcune forme di dipendenza si utilizzano anche farmaci sostitutivi (per es. metadone versus eroina, alcover versus alcool), oppure farmaci coadiuvanti (per es. stabilizzatori dell’umore). Solitamente questo trattamento è più facilmente accessibile in un servizio pubblico piuttosto che privato.
Però è anche chiaro che, per motivi logistici o di risorse umane, nella maggior parte dei servizi pubblici, si accede con più difficoltà alla psicoterapia, alla garanzia di un setting e di un orario stabile.
Il servizio pubblico, in quest’area, garantisce un’assoluta gratuità di tutte le prestazioni proprio per venire incontro alle esigenze di un’utenza che si ritiene danneggiata da una patologia.
Come sempre accade bisogna farsi consigliare onestamente da un professionista del settore e rivolgersi così verso la prestazione più appropriata.
Non importa quanto una cosa ci faccia male… certe volte rinunciare a quella cosa fa ancora più male
(cit. da Grey‘s Anatomy).
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