Metaverso: cos'è e quali le possibili conseguenze psicosociale

Da quando Facebook e WhtasApp hanno cambiato nome in Meta, l’attenzione si è spostata al riferimento diretto di questa operazione non solo commerciale e cioè al “Metaverso”.

Semplificando, il Metaverso è un mondo virtuale accessibile da PC ,  in cui ci si potrà muovere con il proprio doppione digitale (avatar) per fare shopping, lavorare, andare a scuola, fare riunioni, giocare ai videogiochi, visitare monumenti o coltivare i propri hobby, socializzare e dedicarsi, in sostanza, a una seconda vita digitale.  Il tutto attrezzati con Cuffie, occhiali di realtà aumentata e microfono sempre attivo.

Facciamo un esempio: oggi per assistere ad un concerto o si va di persona  oppure lo si segue da uno schermo. Nel  Metaverso (che si accede dal nostro pc)  c’è la riproduzione in “tempo reale”   del concerto reale e voi partecipate con il vostro avatar, che si muove, canta  e  può stare sotto il  palco virtuale, urlare al cantante, e interagendo con gli altri fans in  un’esperienza che somiglia molto all’essere realmente e fisicamente presenti.

Oppure se vogliamo fare shopping si  potrà accedere virtualmente  in un negozio, vedere i capi, spostarsi da un reparto all’altro e poi acquistarli  ma con una tridimensionalità molto più realistica.

 Immaginiamo quindi un futuro dove i nostri doppioni digitali si muoveranno in un mondo virtuale . Ma si badi bene che non si tratta solo di giocare..I colossi tech e le aziende hanno già investito milioni di dollari perché questo “mondo “ offre possibilità di business inimmaginabili da chi non è esperto di informatica.
 
La pandemia ci ha offerto un assaggio al di come potrebbe essere il Metaverso con i concerti virtuali e la Dad : il famoso gioco Fortnite  ha ospitato i concerti virtuali (visti da milioni di persone) di Ariana Grande, Travis Scott e Marshemellow: in questi casi le aziende di abbigliamento di brand famosi hanno pagato realmente i cantanti perché i loro avatar indossassero i loro marchi...

L’argomento è molto complesso, soffermiamoci però su una riflessione di carattere sociale e psicologico.

C’è il rischio di perdere il contato con la realtà? Quel mondo diventa pou un rifugio, una fuga da una vita reale magari insoddisfacente sotto vari aspetti? E quindi non è come vivere una continua e alienante  allucinazione?

Sono domande necessarie soprattutto se si pensa che i bambini e  adolescenti sono la fascia più a rischio perché passano molte ore sul pc, videogiochi e social. Ma la questione riguarda anche gli adulti.

Gli effetti da sovraesposizione da social( Facebook, Tik Tok, Instagram) sono chiari e conosciuti soprattutto nei giovani che vengono condizionati dagli influencer con  i loro fisici perfetti (modificati) e vite patinate da copertina  ma  che poi devono far i conti invece con la loro vita"normale che risulta poi inaccettata….

Ma il rischio forse maggiore  è proprio quello di un ribaltamento del significato di “vita”: un baricentro che un pò alla volta si sposta dal preferire la vita in digitale e  virtuale, alla vita reale fatta di esperienza fisica, emotiva  e sensoriale appunto “reale”.

Esiste già il fenomeno chiamato hikikomori, una vera e propria patologia da abuso di internet dove i ragazzi si estraniano dalla vita reale, non vanno a scuola, non fanno sport e vivono solo connessi 24 ore su 24  nella loro stanza, una sorta di ritiro sociale dalla realtà  e vivere sono in digitale..

Uno studio  inglese del 2021 della Bath Spa  University di Psicologia  sul tema suggerisce in sintesi che lo sviluppo di qualsiasi tecnologia  e nel caso in questione di questa legata al Metaverso avvenga anche tenendo conto di salvaguardare l’ etica umana e la salute psichica dei possibili utenti. Non solo business quindi ma attenzione ai valori della vita umana.

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