Io f 27, lui m 34 anni (usa cocaina in polvere da 11 anni più o meno) . Conviviamo da più di 6 anni. Ieri ho utilizzato la parola che tutti sconsigliano, ma che a lui ha dato "luce, verità" e AMMISSIONE, ossia la parola tossico.. . Voleva andare direttamente a San Petrignano, ma stupidamente l'ho" convinto" non ho insistito, detto una volta (ad iniziare con uno psicologo /psicoterapeuta). Ha accettato e stasera ha ammesso doppiamente di esserlo , ha preso un'ora fa appuntamento su serenis prima per martedì, poi l'ho visto e mi ha detto che non ce la farà e gli ho chiesto se volesse anticipare la. seduta e me l'ha fatta prenotare direttamente per lunedì, un giorno prima... Ha paura ad aspettare. Premetto che oggi l'ha usata e non come al vecchio solito per dirgli addio, ma perché voleva e subito a differenza di altre volte SI FA SCHIFO. Ora sembra essersi addormentato. Lui fisicamente o materialmente mai stato violento, durante la fattanza sta al telefono e basta, ma a causa degli orari ha rischiato di perdere il lavoro per ritardi sul posto.. Necessità di dormire. Ora è la prima volta che non so come comportarmi.. Non vuole parlare in generale e non con me. Pensa, ma lui dice di no (e ci sta che non voglia condividere quello che sente... Posso solo immaginare in che mare di emozioni e alti e bassi sia e lo rispetto). Ho bisogno di capire come approcciarmi nuovamente a lui.. Sono la sola e unica persona a cui è riuscito ad ammettere e ammettersi. So come prenderlo sotto stress lavorativo, stress famigliare, stress da fatto o non fatto... Ma ora che non vuole parlare ho paura si chiuda in sé per la vergogna. Aiutatemi cerco solo delle linee guida basilari.. Mi hanno detto di stargli accanto e supportarlo, ma ho paura che non sia sufficiente.
Cara Gennifer
purtroppo non c'è molto da aggiungere di quanto lei non abbia già detto o comunque sentito dire. Per quanto lei nutra una sincera necessità di accudirlo, di sostenerlo e di aiutarlo, il suo compagno va aiutato da specialisti che lavorano con persone come lui, che presentano la stessa problematica. Le dipendenze creano una serie di comportamenti, e di conseguenze, non solo fisiche, a volte prevedibili e altre no. Sono di norma piuttosto manipolativi, anedonici, possono scivolare in stati depressivi (vedi anche la necessità di dormire molto) tendenzialmente bugiardi con alcuni "sprazzi" di serenità e consapevolezza.
L'unica soluzione plausibile è la presa in carico da parte di una comunità che lo aiuti e lo supporti nel migliore dei modi.
Certo lei continui a stargli vicino e a fargli sentire la sua presenza, ma con la consapevolezza che forse una semplice seduta psicoterapica, seppure un piccolo passo, non sarà sufficiente per risolvere la condizione del suo compagno.
Un caro augurio
Padova
La Dott.ssa Paola Schizzarotto offre supporto psicologico anche online
Cara Gennifer,
È comprensibile che lei voglia sostenerlo in questo momento, soprattutto ora che ha riconosciuto il problema, ma è altrettanto importante che anche lei possa proteggere il suo benessere emotivo e i suoi limiti.
Essere di supporto a una persona che sta affrontando una dipendenza non significa caricarsi interamente del suo percorso, ma trovare un equilibrio tra vicinanza e rispetto della propria serenità. Il cambiamento è un processo che richiede tempo, motivazione e un supporto adeguato, e la volontà del suo compagno di riconoscere il problema è già un passo importante, ma non sufficiente da solo. Il recupero dalla tossicodipendenza ha bisogno di un approccio strutturato, che spesso include un percorso terapeutico specifico, gruppi di supporto o interventi mirati.
Nel suo ruolo, può essergli accanto incoraggiandolo a cercare aiuto professionale e mantenendo un dialogo aperto e onesto, ma senza farsi travolgere dalla responsabilità di "salvarlo". La dipendenza è una sfida complessa e imprevedibile, e spesso chi sta vicino a una persona con questo problema può sperimentare stress, senso di impotenza o paura per il futuro. Per questo motivo, può essere utile anche per lei avere un supporto, per comprendere meglio la situazione, gestire le emozioni e trovare strategie per affrontare al meglio questa fase senza annullarsi nel problema dell’altro.
Essere presenti senza perdersi in questa difficoltà è possibile, ma richiede consapevolezza, confini chiari e il riconoscimento del proprio valore all'interno della relazione. Se sente che la situazione sta diventando troppo pesante, consideri la possibilità di confrontarsi con un professionista che possa accompagnarla in questo percorso.
Giada Tonelli
Milano
La Dott.ssa Giada Maria Tonelli offre supporto psicologico anche online
Ascoltare e basta, senza parlare dà sempre benefici a chi è ascoltato e non rischia di fare danno, cosa che potrebbe avvenire se si dicono frasi inopportune. Lei ci dice però che lui non parla, quindi forse è il caso di aspettare che lui si apra spontaneamente. Consideri che non si può non comunicare, anche il silenzio e l'attesa sono comunicazioni e attendere può comunicare rispetto dei tempi necessari e/o attenzione. Monitori se vede cambiamenti, rispetti la sua privacy, ma non dimentichi se stessa e le sue esigenze.
La psicologia e soprattutto la psicoterapia devono prendere in carico la soggettività, i vissuti degli individui. Anche se esistono regole generali, la comunicazione tra individui va analizzata e migliorata nella sua specificità che deriva dal fatto che si ha a che fare con individui "unici" con la loro storia, le loro caratteristiche ecc.. La cosa migliore è sempre contattare uno psicoterapeuta che scendendo nella "specificità" della relazione, della comunicazione e delle eventuali criticità, aiuta a superarle scegliendo e applicando le informazioni e le tecniche più adatte in suo possesso.
Roma
La Dott.ssa Valentina Sciubba offre supporto psicologico anche online