Padre forte bevitore

Jenny

Mio padre 67enne ha iniziato a eccedere col vino negli ultimi anni (in più prende benzodiazepine). Non si ricorda niente di ciò che fa, e incolpa sistematicamente me, mia madre e mio fratello di cose inesistenti. Non vuole curarsi e dopo pranzo dorme fino a sera, si alza, farfuglia e inizia a delirare e accusare rivangando cose impossibili, velate minacce ecc, e la situazione è sempre più insopportabile. Avevo trovato un lavoro di qualche mese, ma quasi ogni giorno ero costretta a uscire prima perchè piangendo mia madre mi chiamava o perché lui lo trovava in terra a dormire con la roba a cuocere sui fornelli, oppure ubriaco e delirante per casa (raccoglieva cibo da terra e lo mangiava). Ne abbiamo parlato col medico e col sert che pero ci dice non possiamo imporre cure, la persona e logicamente intrattabile. E quando si sveglia dal torpore e estremamente agitato. Io vivo assieme a mia madre e mio fratello che vuole andarsene uno stato d ansia perenne per ciò che potrebbe fare (una volta affumicò una pentola e ci inondò la casa di fumo irrespirabile). Ne abbiamo parlato con amici ecc ma nessuno pare avere soluzione. È però impossibile per noi andare avanti cosi e non è neanche giusto a mio avviso che una persona rischi il posto per una che rifiuta il problema. Mi chiedo se secondo voi sia una demenza alcolica, (quando non beve comunque ragiona ancora), perché parla spesso con voce bassa e strascicata oppure urla, con sguardo fisso, di sfida, verso di noi. Già due volte e finito in ospedale per capogiri e vomito (una volta vomitò scuro) ma non fanno nulla lo dimettono e noi ci teniamo il problema. Che possiamo fare?

7 risposte degli esperti per questa domanda

Salve Jenny

mi sembra strano che il vostro medico di base non vi abbia suggerito di rendere anche momentaneamente suo padre incapace di intendere e volere, ripeto momentaneamente, per poterlo far curare nel suo interesse in ospedale e al serd. 
Provate a sentire anche i servizi sociali quale può essere l'iter per dichiarare suo padre incapace. Solo allo scopo di poterlo curare. 
E consiglio a lei e ai suoi famigliari di seguire un gruppo di auto aiuto per famiglie con un membro con dipendenze. 

Dott.ssa Claudia Corti

Dott.ssa Claudia Corti

Firenze

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Salve Jenny,

la situazione che ha descritto è senz'altro molto complessa e produce sofferenza in tutti voi che ne siete coinvolti. Per la problematica legata all'eccessivo consumo di alcol esiste a Firenze il Centro alcologico toscano di Careggi, probabilmente ne avrà già sentito parlare dal medico e dal Sert.

Non va sottovalutato il disagio che vivere questa condizione comporta anche in voi familiari. Infatti, al manifestarsi di un disturbo comportamentale di un soggetto all’interno della famiglia seguono le modificazioni di ruolo degli altri membri e le difficoltà nella comunicazione e nelle relazioni. Questa situazione impedisce il raggiungimento di un equilibrio positivo del sistema famiglia, blocca la crescita e la maturazione dei membri ed è causa di un disagio profondo. Per questo sarebbe importante poter intraprendere un percorso di terapia familiare in modo che tutti voi possiate essere supportati in questa fase della vostra storia, comprendere da dove ha avuto origine e le possibilità di intervento e cambiamento.

Ciò che state affrontando merita sicuramente un approfondimento.

Per questo resto a disposizione per un contatto, anche telefonico.
Saluti,

dr.ssa Iolanda Esposito

 

 

Gentile jenny,

Dal suo racconto comprendo molto bene l'ansia e la paura costanti che pervada lei e la sua famiglia. Immagino anche il bisogno di risposte su cosa potrebbe essere possibile fare in questa situazione. Penso che come inizio potrebbe essere importante sia per lei che per la sua famiglia un supporto psicologico in questa situazione difficile che possa aiutarvi a vagliare le possibilità rispetto alle soluzioni possibili. Potrebbero essere percorribili diverse strade, ma vi è la necessità di comprendere al meglio la situazione di suo padre e della sua famiglia.

in caso di ulteriori informazioni resto a sua disposizione.

Un caro saluto,

dott. Simone Bracchi

 

Dott. Simone Bracchi

Dott. Simone Bracchi

Lodi

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Gentile Jenny,

Non ho informazioni riguardo una sua indipendenza economica.. se può affittare una stanza per mettere almeno uno spazio maggiore fra lei e la sua famiglia.

Personalmente credo che se può vivere la sua vita e lavorare più serenamente, poi potrà forse aiutare pian piano i genitori, ma sempre mantenendo i suoi confini esistenziali abbastanza forti.

Quando la situazione problematica è famigliare ma i figli sono adulti, credo, che fare diagnosi ai genitori, che hanno oltrepassato i 50anni, non serve a nessuno.

Credo, non serve comunque, soprattutto se non c'è un desiderio di curarsi in loro, perché forse non hanno più consapevolezza. E può aumentare una maggiore instabilità e contesto di pericolosità nelle relazioni famigliari.

Il nostro sistema sanitario nazionale non è né buono né cattivo.

Per aiutare la sua famiglia, forse, dovrebbe aiutarsi con un maggiore allontanamento iniziale.

E dando orari in cui può essere chiamata da sua madre. Altrimenti verrà forse risucchiata nel vostro sistema famigliare .

Mi scuso Jenny per questo mio parere. Cerchi di essere lucida e prendersi cura di lei.

E' ancora giovane. Non deve sentirsi in colpa. Lei ha diritto alla sua vita, i doveri, mi sembra di aver capito, che continua ad esercitarli... .

Un forte abbraccio.

Simona Rocco.

Dott.ssa Simona Rocco

Dott.ssa Simona Rocco

Roma

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Cara Jenny,

la situazione che descrive è davvero complessa e dolorosa e capisco la sua preoccupazione e quella dei suoi familiari. Senza dubbio, la condizione del suo babbo è quella di una dipendenza conclamata, probabilmente accentuata e aggravata dall’emergenza sanitaria e dalle sue conseguenze. Basandomi sulla gravità di ciò che lei scrive, in questo momento l’allontanamento di suo padre e il suo inserimento in una struttura riabilitativa mi sembra la prima soluzione attuabile. Ogni altro tipo di intervento in questa fase acuta rischierebbe di non ottenere risultati stabili. Se non lo avete già fatto, potrebbe essere utile segnalare la situazione di suo padre ai servizi sociali del territorio.

Rimango a disposizione se avrà bisogno di contattarmi

Chiara Buti

Gentile Jenny,

Posso immaginare la sua profonda sofferenza e il forte disagio che questa difficile situazione esercita su tutta la sua famiglia. La dipendenza patolgica è un disturbo psichiatrico molto complesso, specie perché chi ne soffre ha molta difficoltà a riconoscerlo sia con se stessi che con gli altri. La situazione di suo padre è poi aggravata dal fatto che insieme all’alcol assume benzodiazepine, combinazione questa che amplifica i disturbi cognitivi dovuti all’alcol (disturbi di memoria retrograda e anterograda, disturbi attentivi): questo ovviamente rende ancora più difficile la sua presa di coscienza rispetto al fatto di avere un problema importante.

Come tutte le sostanze psicoattive, l’alcol ha inoltre a lungo andare effetti molto significativi sulla personalità dell’individuo, anche quando questi è sobrio: aumento dell’aggressività, sospettosità verso gli altri, irascibilità, depressione, malinconia.

In tutto questo sarebbe necessario inquadrare il disturbo di alcolismo all’interno della storia di vita di suo padre che forse (ipotizzo semplicemente dal fatto che assume benzodiazepine) soffriva già di un disturbo d’ansia, oppure di un disturbo neurologico del sonno (??).

È ovvio che non si può aiutare qualcuno che non riconosce di avere un problema e che non vuole assolutamente farsi aiutare. Posso immaginare che ci siano anche motivazioni di pudore o vergogna che entrano in gioco nel dover ammettere di aver bisogno di aiuto per una disturbo da alcolismo. Ci sono poi fattori culturali, di personalità ed eventi traumatici passati che possono essere coinvolti.

L’unico consiglio che posso darle in questa difficile situazione è di consultare uno psicologo per ricostruire più dettagliatamente la storia di vita e le possibili cause che hanno portato al disturbo, al fine di valutare poi insieme a lui le possibili strategie da poter adottare per cercare di aiutare suo padre anche contro il suo volere. Inoltre, potrebbe riuscire ad individuare con lo psicologo modalità di poter convivere un po’ meglio con la situazione, di potersi “difendere” per quanto possibile.  

Le auguro tanta forza.

Dott.ssa Michela Arnò

Dott.ssa Michela Arnò

Dott.ssa Michela Arnò

Roma

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Salve Jenny,

la situazione familiare che descrive è senz'altro insostenibile. Non è possibile accontentarsi della risposta avuta dal servizio territoriale del Sert. Data la frequenza alta di questi comportamenti di suo padre, è necessario attrezzarsi per intervenire. Potreste richiedere un colloquio presso uno psichiatra del centro di salute mentale, per riferire questo problema e chiedere suggerimenti su cosa fare. Affrontare direttamente il padre per mettere in chiaro in maniera assertiva ciò che per voi non è più accettabile, chiedendo a lui di farsi curare. Capire con uno psichiatra se è possibile allertare servizi sociali per una visita domiciliare, in cui una figura medica venga a parlare con suo padre. È probabile che dietro l'abuso di alcool si nasconda una problematica di disturbo di personalità (paranoide o depressiva), che necessita di cure psicofarmacologiche, cioè di una presa in carico. Pertanto per voi familiari è importante uscire da quella soggezione, che non vi fa essere fermi e determinati verso di lui.

In bocca al lupo,

dr.Cameriero Vittorio