Al giorno d’oggi, grazie alle campagne d’informazione che ci sono state e continuano ad esserci, quando si sente parlare di disturbi alimentari è intuitivo pensare e capire ciò di cui si tratta. In genere vengono identificate tre principali tipologie a cui fare riferimento: anoressia, bulimia e obesità, però nell’immaginario, mentre è chiaro che ciò che distingue la persona anoressica è l’essere notevolmente sottopeso, e la persona obesa è al contrario un eccessivo sovrappeso, quando si pensa alla persona bulimica, non c’è una chiara immagine che identifichi chi ne soffre, spesso si tratta di persone che possono essere sottopeso, normopeso o in sovrappeso, e che apparentemente stanno bene.
Ciò non permette pertanto a chi sta affianco a una persona bulimica, di identificarla e di poterla aiutare o di spingerla a chiedere aiuto. La parola bulimia deriva dal greco e significa “fame da bue”, viene utilizzato questo termine perchè indica una caratteristica fondamentale di chi soffre di bulimia nervosa, ovvero la tendenza a mangiare una enorme quantità di cibo che buona parte delle persone non mangerebbe in poco tempo, senza esser capaci di dominare questo impulso e perdendo il controllo durante l’abbuffata, la conseguenza di questo comportamento è una forte pesantezza allo stomaco avendo mangiato a dismisura, il disgusto e un forte senso di colpa per il proprio agito con la conseguente pura di ingrassare.
C’è chi impara a porre rimedio alle abbuffare auto-inducendosi il vomito, chi usando lassativi, chi farmaci o droghe, chi ponendosi a dieta ferrea o praticando attività fisica in eccesso. Questa condotta porta a un circolo vizioso che si autoalimenta perché una volta perso quanto si è assunto, sopraggiungerà l’impulso di una nuova abbuffata e ciò che ne consegue. La vita di queste persone ruota tutta intorno attorno al cibo (pensarlo, acquistarlo, mangiarlo e successivamente disfarsene o fare di tutto per bruciarlo) e di conseguenza anche loro autostima viene influenzata dalla capacità di gestire la forma e il perso corporeo, apparentemente non manifestano grossi disagi davanti e chi le frequenta, perché imparano a fingere e ad essere altro da ciò che realmente sono.
Chi soffre di bulimia ha l’ossessione per il cibo e questa le accompagna durante tutta la giornata, fino al punto di rovinargli la vita, perché queste condotte col tempo provocano tutta una serie di scompensi e malesseri fisici e psichici, che a lungo andare possono portarle nei casi più gravi, sino alla morte. Per il bulimico il cibo è una dipendenza perchè non ne può fare a meno e tutto ruota intorno ad esso, non riesce a non pensarlo e a non assumerlo, e come tutte le forme di dipendenza, alcol, droghe, gioco d’azzardo, etc.., occupano la mente delle persone e una volta assunte, placano temporaneamente un malessere che rimane sempre da sottofondo.
Purtroppo nessuna “dipendenza” può davvero coprire questo malessere e riempire il vuoto sottostante, ciò che può accadere è di dimenticarlo temporaneamente. Per curare il vuoto, bisogna riempirlo di sé, e per farlo occorre cominciare ad esistere, essere autentici e non fingere più. Si può imparare a scoprire se stessi, individuando i propri desideri e imparando ad esprimerli con naturalezza.
Solo allora potrà scomparire la sensazione di vuoto, e non ci sarà più bisogno dell'ossessione per il cibo per coprirla. Come tutte le persone che non possono vivere senza una dipendenza, i bulimici sembrano che non abbiano sperimentato quello stadio della crescita emotiva che determina tranquillità, autonomia, fiducia in se stessi e nell'altro.
Per riuscire effettuare questa crescita emotiva e uscire dalla bulimia, occorre innanzitutto riuscire ad eliminare le abbuffate, superare il pensiero ossessivo e restituire al cibo la sua giusta funzione nutritiva e di piacere.
Arrivare a fare questo percorso non è per niente semplice, è molto faticoso e difficile da per poter esser fatto autonomamente, perché ci sono dei meccanismi inconsapevoli, talmente forti e radicati, che solo grazie all’aiuto di personale esperto, ovvero, medici, nutrizionisti e psicoterapeuti, è possibile scardinare. Dal punto di vista medico è necessario curare tutti gli aspetti di scompenso fisico che vanno a crearsi con una cattiva gestione del cibo, il nutrizionista aiuta a regolamentare il giusto apporto del cibo durante la giornata e lo psicoterapeuta permette di individuare e modificare gli aspetti più profondi che stanno alla base di questo disagio.
Chi soffre di bulimia nervosa necessita di essere innanzitutto aiutato a scardinare quelle modalità comportamentali disfunzionali di dipendenza dal cibo, che tamponano temporaneamente il proprio malessere, di imparare ad entrare in contatto le proprie emozioni e riuscire ad esprimerle in moda autentico, così da poter essere in sintonia con se stesso e non dover più fingere di essere altro da sè.
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