Visti da fuori, i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) appaiaono come totalmente irrazionali e privi di ogni logica. Non si capisce perché una persona dovrebbe smettere di mangiare, abbuffarsi o eliminare il cibo: quale assurda legge della natura potrebbe mai volere un comportamento simile?
In realtà chi soffre di una di queste problematiche è mosso da una sua personalissima logica interiore. Il suo disturbo assolve cioè a una particolare funzione. Non è quindi vero che ci si ammala a causa dei modelli distorti e scheletrici proposti dai mass-media, o perlomeno non solo.
In questo approfondimento vedremo cosa succede quando il DCA "serve" a rispondere a un cosiddetto pensiero intrusivo negativo, che si caratterizza per:
- estraneità: sembra una "voce" che giudica dall'esterno;
- prepotenza: irrompe in maniera incontrollata pretendendo di essere ascoltato;
- negatività: è giudicante, rimprovera dall'alto in basso.
Prenderemo ad esempio tre macro aree: il controllo, il perfezionismo e la punizione.
Il controllo
All'origine di questa categoria di pensieri negativi troviamo un evento traumatico (lutti, episodi di bullismo, divorzi, abusi,...) o una fase del ciclo di vita che ha particolarmente destabilizzato la persona (trasloco, cambiamenti del corpo legati alla pubertà,...) e che hanno comportato un vissuto di perdita di controllo. C'è la fortissima paura che un evento del genere possa verificarsi ancora una volta: soltanto tenere tutto controllo può scongiurarlo. I pensieri intrusivi hanno una forma del tipo: "se hai il pieno controllo di ciò che accade non potranno succedere altre cose brutte". Si tratta di una tendenza che preme per essere assecondata ed è così che si riversa nel cibo, restringendo le quantità e/o introducendo esercizio fisico eccessivo e condotte eliminatorie.
Il perfezionismo
Soprattutto per chi soffre di una bassa autostima e forti insicurezze, il DCA può diventare un progetto attraverso cui raggiungere la tanto agognata eccellenza. In questi casi i pensieri intrusivi sembrano spingere per un traguardo sempre più alto, aumentando la soglia degli sforzi necessari per raggiungerlo. La persona non fa e non è mai abbastanza; la situazione peggiora se si paragona agli altri. Raggiungere una forma fisica che reputa perfetta sembra essere la condizione necessaria per essere amabili e degni di stima da parte delle persone significative. I pensieri intrusivi irrompono al grido di "solo chi è perfetto è degno di amore". Non è raro che queste persone cerchino il perfezionismo anche in altre aree come quella lavorativa e scolastica.
La punizione
Il DCA può infire svolgere un ruolo punitivo per la persona, sia attraverso la restrizione che le abbuffate. Nel primo caso infatti, si priva di ciò che vorrebbe; nel secondo invece si rimpinza fino a star male. In entrambi i casi il cibo viene svuotato del suo ruolo naturale e gli si attribuisce una valenza negativa. I pensieri a carattere negativo possono emergere prima, dopo o durante il comportamento autopunitivo e mirano a svalutare ulteriormente l'individuo: "non meriti nulla, sei un incapace, stai a digiuno così impari / riempiti di cibo così la prossima volta ci pensi su due volte". La punizione può riguardare anche tematiche lontane nel tempo e che magari non possono essere influenzate dalla persona ma il pensiero ha comunque un tono di biasimo. Il DCA diventa cura e malattia allo stesso tempo.
Ovviamente questi tre tipi di pensiero intrusivo negativo possono mescolarsi e sovrapporsi, con prevalenze diverse a seconda della situazione. Si manifestano anche nel corso della psicoterapia: lavorare con il terapeuta su di essi significa cercarne le origini e al tempo stesso lavorare sulla percezione che la persona ha su di Sè e su ciò che sente di meritare, passando dal pensiero negativo distruttivo a uno positivo costruttivo.
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