Parliamo di Fame emotiva quando le emozioni ci fanno perdere il controllo di quello che mangiamo e di quanto mangiamo. Oppure ci rendiamo conto che mangiamo non per soddisfare un bisogno fisico ma un bisogno emotivo di consolazione o per colmare un vuoto.
Ma come distinguere la fame fisica dalla fame emotiva?
Le Caratteristiche della fame emotiva:
- E’ improvvisa e urgente, richiede una soddisfazione immediata.
- Spesso porta a mangiare in modo eccessivo e sregolato, senza controllo e senza consapevolezza. Spesso si mangia in modo veloce e vorace senza gustarsi realmente ciò che si mangia.
- Non porta a una reale soddisfazione anche dopo aver mangiato.
- Spesso ci fa sentire in colpa dopo aver mangiato.
- Ci spinge verso i Comfort food ovvero quegli alimenti golosi e appetitosi, oppure alimenti a cui il soggetto attribuisce un valore consolatorio, nostalgico, sentimentale, spesso perché ricordano qualcosa di piacevole o desiderato.
- Rende difficile mantenere un peso del corpo equilibrato, in quanto induce a mangiare in modo eccessivo e squilibrato.
Caratteristiche della fame fisica:
- La sentiamo crescere in maniera graduale, ci sentiamo sempre più affamati e sentiamo il nostro stomaco vuoto.
- Permette di mantenere il controllo su quello che si ingerisce ed essere consapevoli di quanto e come si mangia.
- Porta a un reale soddisfacimento perché gustiamo e assaporiamo quello che mangiamo, inoltre dopo aver mangiato ci sentiamo gradevolmente sazi.
- Non ci fa sentire in colpa.
Quando predomina l'emotività nell'alimentazione la relazione con il cibo diventa problematica. E' probabile si provino frequentemente emozioni negative e che si provi avversione verso il proprio corpo. Sovente si hanno pensieri intrusivi che possono rendere difficile accettarsi e vivere bene con la propria esperienza, sopratutto corporea.
Quali sono i principali pensieri intrusivi ?
Si può distinguere la voce dell’INNER PERFECTIONIST cioè il perfezionista interiore, che ha il ruolo di guardarsi intorno e osservare tutti gli esempi di perfezione e canoni estetici, così da poter dire come dovremmo essere. L’inner perfectionist sceglie modelli che per noi sono anche lontani e talvolta irraggiungibili, poiché non tiene conto del nostro punto di partenza e di come ci possiamo arrivare. Per questo può farci sentire inferiori e frustrati.
L’ INNER PUSHER, il suo ruolo è dire cosa dobbiamo fare per arrivare alla perfezione che abbiamo individuato. Quindi ha il ruolo di fare liste di cose da fare e da non fare, cose da mangiare e da non mangiare, attività da fare e da non fare, abitudini giuste e sbagliate. L’inner pusher determina un ipercontrollo, disciplina e rigidità sul proprio sé e rapporto con il cibo. Questo inevitabilmente porta a episodi di perdita di controllo (es. abbuffate compulsive).
Infine c’è l’ INNER CRITIC, il critico interiore, il cui ruolo è criticare sempre e comunque e far sentire sempre in difetto e sbagliati. Non tiene conto del punto di partenza, dei miglioramenti, dei progressi e dell’ impegno.
Se questo trio di voci prende il sopravvento e prende il controllo di una parte della vita, come il rapporto con il cibo e con il corpo, ha il potere di distruggere l’autostima e fiducia del soggetto. Con voci come queste nella testa sarà difficile avere un rapporto equilibrato con il cibo e accettarsi per come si è.
Per questo motivo è importante prendere consapevolezza di queste voci e riconoscerle per poi lentamente prenderne le distanze.
Dott.ssa Giulia Martone
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