I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE
Il rapporto con il cibo è complesso, non solo nutrimento indispensabile per mantenere il corpo in vita ed in salute, ma oggetto sul quale vengono proiettati significati diversi, che vanno al di là della sua funzione primaria.
La madre che allatta il suo bambino non dà solo cibo, ma attraverso quello veicola un nutrimento affettivo, emotivo e sensoriale che tiene letteralmente in vita l’infante, base assoluta per una crescita tanto fisica quanto psicologica e cognitiva. Di conseguenza il cibo rappresenta la madre, la vicinanza, il piacere, la consolazione, il pieno, contro la solitudine, il fastidio, il malessere, il vuoto. Quindi il cibo rappresenta un rapporto, una modalità in grado di trasmettere messaggi profondi.
Il cibo poi va nel corpo e lo trasforma e questa è l’altra grande dimensione che ci riguarda quotidianamente: il rapporto con il nostro corpo. Tasto dolente, sappiamo, soprattutto per ragazze e donne, in particolare in certe fasi della vita.
L’anoressia e la bulimia, i cosidetti disturbi del comportamento alimentare, insorgono nella maggior parte dei casi in età adolescenziale o pre-adolescenziale e colpiscono, pur se non esclusivamente, la popolazione femminile.
La “dieta” che la ragazzina segue per adeguarsi ai modelli estetici imposti dalla cultura dominante assume nel tempo aspetti maniacali, la restrizione alimentare è sempre più forte ed il dimagrimento eccessivo. A questo punto la dieta non è più dieta ma l’aspetto esteriore di un disagio interno molto profondo che usa il cibo per uscire allo scoperto, segnale forte di drammatiche difficoltà nella crescita e nel raggiungimento di una identità stabile ed autonoma.
L’adolescente ingaggia una lotta contro il bisogno di nutrirsi, sente la fame e la voglia di cibo ma la combatte strenuamente, procurandosi grande soddisfazione e senso di forza, sensazione di potenza interiore che dà sicurezza. La magrezza cancella le nuove rotondità, quelle odiate forme femminili che richiamano una sessualità che spaventa. Magrezza ottenuta, si sà, non solo con il digiuno, ma anche con l’ingestione di lassativi e diuretici, con il vomito, con una esagerata attività fisica tesa a consumare il più possibile le poche calorie ingerite.
Il controllo del proprio corpo è infine un’affermazione di autonomia “solo io decido che farne”, in una situazione che vede spesso la presenza di una madre iperpresente, iperprotettiva, ipercontrollante. Il troppo amore soffoca!
La patologia si completa con un’alterata percezione del proprio corpo, sempre troppo grasso anche laddove di grasso non c’è nemmeno l’ombra, in una esasperata ricerca di una perfezione inesistente. Il più delle volte il concetto di “perfezione” ben si adatta al soggetto anoressico, che primeggia nel raggiungimento di obiettivi alti nella scuola, ad esempio. E’ una studente modello, molto studiosa, che non si accontenta di risultati mediocri, ma tende sempre all’eccellenza, in una estenuante sfida continua con sé stessa. Tentativi di rigido controllo di sé, del proprio corpo e dei propri comportamenti, per profondi bisogni di sentirsi persona staccata e autonoma.
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