Negli ultimi decenni ci si è chiesto se la presentazione di modelli estetici irrealistici possa costituire un ostacolo alla formazione dell’identità corporea negli adolescenti, se da una parte infatti le adolescenti sembrano essere consapevoli del fatto che nei media la percentuale di corpi filiformi non rappresenta la realtà (Fougts e Buggraf, 2000), dall’altra parte molte adolescenti tendono a ritenere l’ideale di magrezza normativo, reputando che la quantità di corpi mediatici magrissimi sia un riflesso della realtà (Lopez-Guimera et al., 2010).
Per spiegare l’influenza che le immagini mediatiche hanno sull’immagine corporea ricorriamo alla teoria dell’Oggettivazione (Fredrickson e Roberts, 1997). Vi è oggettivazione quando un individuo viene pensato come oggetto e dunque viene deumanizzato, divenendo merce e strumento. Le fasce più giovani sono particolarmente vulnerabili alle immagini mediatiche oggettivizzanti. In particolare, gli adolescenti sono impegnati in un delicato processo di costruzione della propria identità di genere, in cui il corpo gioca un ruolo importante. La percezione del proprio corpo è strettamente legata all’autostima. Sono infatti proprio le ragazze con una bassa autostima ad essere più colpite dal fenomeno dell’oggettivazione (Tolman et al., 2006).
In condizioni di poca autostima l’adolescente tende ad ’interiorizzare la prospettiva dell’altro, in questo caso dei mass media, per comprendere che cosa è giusto o sbagliato e quali sono i valori condivisi della società di cui vuole far parte. L’interiorizzazione di valori culturalmente imposti porta a conseguenze anche sul piano delle prestazioni cognitive e fisiche, incidendo sui risultati scolastici e l’affermazione professionale. Quando una persona ha poca autostima infatti, tende a valutarsi con gli occhi degli altri non solo in ambiti prettamente estetici ma anche rispetto alle prestazioni scolastiche, lavorative e culturali.
Uno studio che mostra l’importanza dei media nella costruzione dell’immagine del corpo degli adolescenti è quello condotto da Becker (2004) alle isole Fiji. La ricercatrice ha trovato che i disturbi alimentari e le preoccupazioni per il proprio aspetto fisico hanno fatto la loro comparsa con l’avvento della televisione. Sono bastati tre anni per cambiare gli standard della cultura tradizionale che prediligeva fisici morbidi e fondava l’identità dei suoi attori sociali sul ruolo che essi svolgevano all’interno della comunità e della famiglia.
Un altro aspetto fondamentale riguarda il ruolo dei social network sulla costruzione della propria immagine corporea. Un recente studio (Meier, 2013) ha indagato la relazione fra le attività delle ragazze sui social network e l’immagine corporea. I risultati della ricerca hanno rivelato che una elevata esposizione a contenuti relativi all’aspetto estetico è positivamente correlata con un incremento dei disturbi dell’immagine corporea fra le ragazze, e l’associazione è particolarmente forte nel caso di Facebook.
Purtroppo, in una società che premia sempre più le caratteristiche legate al mondo esteriore e all’individualismo, quando una persona sviluppa un disturbo alimentare inizialmente ne subisce solo le conseguenze positive: nelle fasi iniziali di sottopeso aumenta il senso di trionfo, di padronanza di sé e di autocontrollo, tutte caratteristiche che la società giudica come premianti e legate all’immaginario collettivo della donna ideale: bella, giovane, magra e forte.
L’iniziale dimagrimento inoltre viene rafforzato da vari fattori sociali. Non è difficile comprendere perché un’adolescente, che si sente insicura e non in controllo possa abbracciare l’idea che la perdita di peso e una forma di corpo più snella possano far aumentare il suo valore. Il messaggio martellante dei media è che la magrezza sia segno di bellezza, successo, autocontrollo e riconoscimento. Il rinforzo sociale può prendere anche altre forme. La perdita di peso può scatenare le attenzioni o le preoccupazioni dei genitori. Non è raro che i pazienti cerchino, e poi si agrappino, a una identità “anoressica” determinata dall’associazione tra la condizione sociale di essere popolare e la presenza di tratti desiderabili.
Tuttavia quando il disturbo diventa conclamato il rinforzo sociale scompare gradualmente nel tempo perché il raggiungimento di uno stato emaciato oltrepassa gli standard socialmente accettabili della forma fisica. A questo punto però il disturbo permane a causa del rinforzo cognitivo, ovvero il senso di controllo, che la persona anoressica sente di avere nei confronti della vita.
BIBLIOGRAFIA:
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Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2015/05/media-disturbi-alimentari-adolescenti/
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