“Le donne, le donne vere, stanno scomparendo dalla tv e sono state sostituite da una rappresentazione grottesca, volgare e umiliante. La perdita ci è parsa enorme: la cancellazione dell’identità delle donne sta avvenendo sotto lo sguardo di tutti ma senza che vi sia un’adeguata reazione, nemmeno da parte delle donne medesime”. Lorella Zanardo, autrice del film documentario “Il corpo delle donne”, definisce così l’immagine del genere femminile che passa attraverso il piccolo schermo.
Riviste, programmi televisivi e pubblicità offrono spesso un'immagine falsata della donna. L'esposizione ossessiva di ragazze giovani, belle, magre e sensuali perpetua infatti una visione "oggettificata" del corpo femminile, cioè quella di un oggetto da usare ed esporre, che tende a sminuire le caratteristiche più essenziali di una persona, come l'intelligenza, la personalità o le capacità. Come afferma il Rapporto Ombra 2011, studio elaborato dalla piattaforma italiana “Lavori in Corsa: 30 anni Cedaw” in merito allo stato di attuazione da parte dell’Italia della Convenzione Onu per l’Eliminazione di Ogni Forma di Discriminazione nei Confronti della Donna, del mondo femminile persiste una rappresentazione degradante, abusata dai mass media di ogni genere.
Se i media tradizionali sono stati per decenni il veicolo principale di questa cultura, ai tempi di internet la situazione sembra cambiata addirittura in peggio. Uno studio pubblicato sulla rivista “Psychology of Women”, dimostra che con i social network questo fenomeno si è amplificato, i social infatti si sono trasformati in uno dei principali strumenti di auto-oggettificazione femminile, visto che le donne passerebbero oltre il 40 per cento del loro tempo su Facebook comparando compulsivamente il proprio aspetto con quello che avevano in vecchie foto, o con immagini di amiche e coetanee. Come spiegano gli autori dello studio, questo atteggiamento porta con sé un'ossessione per l'aspetto esteriore che può avere gravi ripercussioni a livello psicologico, in quanto incrementa il senso di vergogna per il proprio corpo e può determinare la comparsa di disturbi d’ansia, disturbi depressivi, disfunzioni sessuali e anche disordini alimentari come l'anoressia.
Lo studio ha svelato che le ragazze, durante le loro visite sul social network, passerebbero molto tempo curiosando tra le foto confrontando la propria immagine con quella di altre donne. Si tratta, spiegano gli autori, di un comportamento compulsivo che spinge a considerare, ancor di più, il proprio corpo come un oggetto . "È uno dei primi studi che dimostra come valutare e mettere a paragone il proprio aspetto con quello degli altri possa spiegare, almeno in parte, il rapporto tra l'utilizzo dei media e l'auto-oggettificazione", scrivono gli autori nello studio. "Le ragazze giovani ammettono di trascorrere lunghi periodi di tempo su Facebook, e questa ricerca mette in luce alcuni dei potenziali effetti negativi che Facebook può avere sulla percezione che hanno le donne del proprio corpo".
Come bloccare questo circolo vizioso? L’unica possibilità è di educare le generazioni che verranno a rispettare il loro corpo e a definire loro stessi a prescindere dai modelli culturalmente imposti. Questo percorso però, appare eccessivamente lungo e tortuoso senza una reale messa in discussione anche del ruolo dei mass-media e della cultura dell’immagine.
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