Percezione del proprio corpo, comportamento alimentare: anoressia, bulimia e obesità

Molte persone, nella strutturazione della propria identità, già durante l’adolescenza sviluppano una propria percezione negativa, che può essere riferita al corpo come pure rivolta a se stessi piuttosto che verso altre persone o altri soggetti incontrati nella propria vita. 

Alcuni esempi possono essere: 

- un’immagine del proprio corpo inaccettabile, 

- la percezione di non essere accettati od amati da parte degli altri, 

- il bisogno di manipolare e modificare quasi con violenza il proprio corpo (l’apposizione di svariati piercing, tatuaggi estesi in ogni parte del corpo magari come “speranza” di coprirlo e non mostrarlo a nessuno) ma ci sono anche persone che non arrivano a perpetuare delle modifiche estetiche attraverso la chirurgia o l’applicazione di oggetti e tatuaggi ma che riversano il proprio controllo eccessivo in un senso o nell’altro sul rapporto con il cibo,

- bassa autostima,

- il bisogno e la ricerca costante di perfezione emotiva, nei pensieri e nel corpo, 

- la difficoltà nel prendere decisioni, la ricerca della conferma da parte delle persone di riferimento per decidere;

- l’essere molto severi verso se stessi.

Può essere importante anche osservare i comportamenti, la relazione, il dialogo e l’accudimento ricevuto in famiglia (mancanza di comunicazione emotiva, di affetto, di cure. Aver osservato e udito una particolare attenzione verso l’aspetto fisico e/o la perfezione, aver ricevuto troppe regole rigide, non essere stati abituati al dialogo aperto o al confronto costruttivo,...).

Spesso queste persone vivono un profondo senso di colpa verso se stessi.

La “colpa” può avere origine da diverse situazioni: i modelli societari, la cultura occidentale che ostenta, sui social, in televisione e sulle riviste, corpi muscolosi per i maschi o molto magri per le femmine, talvolta, invece, la causa può risiedere anche nelle “proprie capacità”, cioè può capitare che la persona non sappia mai essere mai contenta di se stessa, vedersi bella, osservare i propri pregi, che abbia bisogno su almeno una parte della sua vita di riuscire a esercitare il proprio controllo o riuscire a dirsi dei no. 

Da tenere in considerazione, inoltre, sono i fattori ambientali e genetici. 

Disturbi alimentari e DSM 5

I disturbi alimentari, come si evince anche dal manuale diagnostico DSM 5, possono essere associati ad altri disturbi come depressione, disturbi di personalità, disturbi ossessivo compulsivo e/o d’ansia. 

Il disturbo alimentare può anche essere un sintomo di un altro problema più nascosto, non sempre e non solo è la causa prima.

Come ci si può sentire con un corpo “troppo” leggero o “troppo” pesante?

È importante porre la propria attenzione anche sul “come” queste persone possono essere etichettate dalla società: “Ma stai male?”, “Sei troppo magra/o”, “Vai in palestra devi perdere questi kg di troppo”, “Essendo in sovrappeso, sei più a rischio di patologie cardiovascolari”.

Voi come stareste nel sentirvi rivolgere anche solo una di queste domande o ascoltando una di queste esclamazioni? La società sembra sempre più emarginare le persone in sovrappeso ma anche chi è “troppo” magro/a. 

Trattamento

La psicoterapia elettiva è quella cognitivo comportamentale associata ad altri interventi, in base alla gravità della situazione clinica/medica.

Psicoeducativi (intervento volto ad “educare”, “insegnare” e “far riflettere” circa i comportamenti alimentari, le proprie emozioni ad essi associate, sul proprio stile di vita, sui falsi miti, sulle credenze disfunzionali, sull’assenza o presenza di autostima, ecc.),

Medici (dietologo, specialisti per eventuale prescrizione farmacologica, ecc.),

Arteterapia (uno degli obiettivi è poter “raccontare se stessi” con il disegno, con i colori, con linee senza dover esprimere obbligatoriamente il proprio disagio a parole),

Mindful eating mindfulness  (sono pratiche che prevedono un’attenzione intenzionale al momento presente in modo non giudicante,  così che si possa riuscire a porre attenzione ai propri stati interni, alle emozioni, ponendo attenzione sui bisogni “impulsivi”, sull’autocontrollo, ecc.).

Grazie alla terapia cognitiva la persona e il terapeuta, insieme, cercano di riconoscere, rispecchiare, identificare, “accettare”, accogliere, legittimare e modificare i pensieri e le emozioni distorte associate a tale comportamento. 

La persona sarà accompagnata e solo quando si sentirà pronta e protetta sarà lasciata da sola a proseguire il suo percorso di vita. 

Può essere indicato eventualmente tenere un diario alimentare giornaliero o settimanale nel quale descrivere cosa si mangia, quali sono i cibi che creano emozioni negative, quali invece neutre o positive, se ci sono momenti della giornata più “difficili”, ecc. 

Il diario, come anche tutto il percorso, non devono far paura. Gli errori si possono commettere, la cosa importante è farsi forza, non giudicarsi, non pensare di essere etichettati dagli altri e soprattutto dal terapeuta. La relazione è un aspetto fondamentale e richiede coraggio di apertura, di fiducia perché una terapia che funziona non prevede giudizio da parte del clinico. 

La persona deve essere libera di potersi aprire, di sbagliare, di chiedere aiuto, di confrontarsi e con le proprie tempistiche di sentirsi pronta a ripartire e a rimettersi in gioco. 

Non si deve aver paura. 

A livello scientifico è più volte riportato che chi soffre di disturbi alimentari: obesità, anoressia, bulimia, binge eating, ... fatica a chiedere aiuto. 

 

Le persone vicine, come potrebbero aiutare chi soffre di problematiche alimentari?

Farla riflettere sul chiedere aiuto ad uno specialista. 

Consigliarle di intraprendere un percorso terapeutico.

Cercare di dialogare per capire se qualcosa la sta bloccando nella ricerca di aiuto. 

Capire quale tipo di alimentazione stia assumendo. Se è una sua singola scelta o è una modalità familiare. 

Capire da quanti anni è presente la difficoltà. Quando è iniziata. Come reagisce la stessa persona e chi le vuole bene? (Amici, genitori, figli, parenti, mariti, mogli, fidanzati/e, ecc.)

UN ASPETTO DI FONDAMENTALE IMPORTANZA, COME IN OGNI QUALSIASI ALTRA DIFFICOLTA’ DI VITA, è non far sentire la persona giudicata, né in negativo né in positivo e non farla sentire da sola.

Anzi, cercare di capire insieme cosa stia accadendo, cosa la faccia star male, quali siano le difficoltà, cercando di mettersi in gioco.

Si potrebbe anche valutare insieme di cercare strutture o professionisti presenti sul proprio territorio. 

Il disturbo alimentare può colpire sia i maschi che le femmine. Poniamo attenzione quando si osserva una alimentazione particolarmente selettiva o troppo “libera”, non etichettiamo, non sgridiamo ma cerchiamo di capire cosa sta accadendo, se è capitato qualcosa di importante o negativo o forte nella vita della persona, ragioniamo anche su frasi o eventi del passato anche lontano perché talvolta la memoria “ci allontana” per un periodo da una situazione carica a livello emotivo negativo.

Dott.ssa Federica Ciocca

Psicologa e psicoterapeuta

Riceve a Torino, in provincia e online

 

Bibliografia e sitografia:

Laura Dalla Ragione e Sabrina Mencarelli. L’inganno dello specchio. Immagine corporea e disturbi del comportamento alimentare in adolescenza. Ed. Franco Angeli (2013)

Ali K, Farrer L, Fassnacht DB, Gulliver A, Bauer S, Griffiths KM. Perceived barriers and facilitators towards help-seeking for eating disorders: A systematic review. Int J Eat Disord. 2017 Jan;50(1):9-21 doi: 10.1002/eat.22598. Epub 2016 Aug 16.

Regan P, Cachelin FM, Minnick AM. Initial treatment seeking from professional health care providers for eating disorders: A review and synthesis of potential barriers to and facilitators of “first contact”. Int J Eat Disord. 2017 Jan 30. doi: 10.1002/eat.22683. [Epub ahead of print] Review.

Sandra Sassaroli, Giovanni Maria Ruggiero. I disturbi alimentari. Editori Laterza. 2010.

American Psychiatric Association (APA) (2013), DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, tr. it. Raffaello Cortina, Milano, 2014.

https://books.google.it/books?hl=it&lr=&id=xXqzSzqi1ogC&oi=fnd&pg=PA31&dq=Lask+e+Bryant-Waugh,+2013&ots=0RdolGcTwa&sig=ijpJrJIFOBC06TGLzd25F7WyVgI

https://www.stateofmind.it/2017/06/disturbi-alimentari-mindfulness/

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