Salve, ho 25 anni, ed è gia da anni che ho disturbi alimentari. Spesso ho improvvise abbuffate mangio tutto quello che mi capita, fino a quando la pancia mi fa male e poi vomito... il cibo è un ossessione, ci pensò costantemente e quindi non riesco a godermi NULLA nella mia vita. Il mio dilemma è, con l’aiuto di professionisti davvero si può guarire definitivamente? Leggo solo storie di ragazze che ne soffrono e nessuno che racconta di essere guarita definitivamente.
Buon pomeriggio, il suo problema non è da sottovalutare, ma lei può decidere di farsi aiutare in terapia e scoprire come lei non sia Schiava del cibo.. Ma al contrario può diventare padrona di sé e controllate l'impulso a mangiare... Abbi fiducia della sua capacità di guarigione, senza paura di fallire...
Lei deve imparare a riprendere sicurezza e stima di sé, deve credere in una psicoterapia efficace!
Foggia
La Dott.ssa Anna Marone offre supporto psicologico anche online
Cara Laura
Il disturbo alimentare, come ogni sofferenza e ogni disturbo, può essere trattato. In molti casi, l'aiuto di uno psicoterapeuta specializzato nel settore e di un nutrizionista, possono dare ottimi risultati. Come ogni percorso psicologico, ci vuole impegno, pazienza, dedizione. La guarigione dipende, sicuramente, dal buon lavoro dei professionisti, ma anche e soprattutto da ciò che lei riesce a modificare di sè. È un lavoro che viene svolto insieme. Consulti uno psicoterapeuta e cerchi un professionista (nutrizionista, dietista), specializzato nei disturbi di carattere alimentare. Sia paziente e costante e vedrà che i risultati arriveranno.
Auguro buona fortuna
Carissima Laura, nella mia adolescenza ho vissuto una intensa esperienza anoressica, con i tipici elementi del disagio familiare e della dolorosa ed ineffabile "crisi di senso", nella quale si perdono riferimenti, sicurezze e significati... un po' come descrivi tu, lasciandoci incapaci di godere più nulla della realtà, è come una "fame d'aria", prima ancora di cibo. La mia esperienza di "risurrezione" è stata segnata da un intimo episodio di contatto con questo Senso della realtà e di ordine amorevole in cui siamo tutti immersi, è una Grazia che si accoglie come dono ma che poi ci chiede la responsabilità di quotidiane ripartenze nel cammino di ogni giorno. Da allora mi sento testimone di questa possibilità di Vita da cui farsi nutrire e da rendere pane per gli altri col dono di me stesso. Il cibo è un simbolo essenziale di questa dinamica relazionale di cui siamo costituiti e per cui siamo stati ordinati verso una pienezza di cui tu ora avverti un profondo anelito. Vorrei raggiungerti quindi con questa rassicurante ed intima persuasione che la vita mi ha offerto: non c'è fame d'amore che non sarà saziata.. Ma prima di ciò che posso testimoniarti io, ti saluto evocando quella luce di speranza che tu stessa hai dentro a confermare le ben note parole di un amico comune..Lui ci parla di sazietà secondo lo Spirito: " beato chi ha fame e sete della giustizia, perché sarà saziato.. ". Non c'è fame che non sia altrettanto radicata in quel profondo stato dell'Essere, che solo l'amore divino ha potere di estinguere e rendere poi gratuito e generoso cibo per gli altri.
Gentile Laura, è difficile dare una risposta certa alla sua domanda se si può guarire definitivamente, se non si conosce meglio la persona e le caratteristiche della persona che soffre di questo disturbo. Nel senso che ogni persona ha personali risorse per reagire ad un disturbo, che unite all'aiuto mirato di un professionista portano ad un risultato, anche di completa guarigione. Ma in tutti i casi l'aiuto di un buon professionista agisce sul cambiamento psicologico dell'individuo e di conseguenza sulla riduzione del disturbo in questione. Posso dirle che tante donne si trovano ad affrontare un disturbo alimentare e tante di queste donne lo risolvono nel tempo. Un'altra variabile importante è l'età. A 25 anni un disturbo come questo è più invasivo, poiché solitamente non si è ancora raggiunta una completa definizione della propria dell'identità e delle proprie sicurezze interne. E le difficoltà nel comportamento alimentare sono anche collegate a questi fattori di stabilità psicologica. Cosi come sono legati al senso dell'autostima e al contesto in cui si vive.
Spero di averle dato qualche spunto di riflessione in più. Se avesse modo di intraprendere un periodo di psicoterapia personale, potrebbe scoprire quale affetto avrebbe per lei in termini di miglioramento.
Auguri dr Cameriero Vittorio
Cara, posso solo dirle che con un alimentazione regolare e una "programmazione" delle abbuffate per poi andare a ridurle con il tempo per portarle a zero, il sintomo bulimico può estinguersi.
Anche gli approcci mindful eating, con l'ausilio di approccio buddista zen, che insegni ad assaporare i cibi e ad alimentarsi con consapevolezza sono di grande aiuto per il controllo del corpo e l"autocontrollo nel contatto con il cibo.
Questo però richiede forte disciplina e motivazione ed un supporto farmacologico e psicologico. Auguri, Dott ssa T. Aprile
Gentile Laura,
si percepisce da come descrive il suo vissuto un desiderio di liberazione e allo stesso tempo un attaccamento molto forte a questo bisogno quasi radicato nel profondo di sé.
Non uso a caso questi termini, attaccamento, desiderio e bisogni. Perché sono correlati nel disturbo alimentare. L'attaccamento è quello affettivo, si riferisce ai suoi vissuti familiari e poi via via più allargati alle persone più significative per lei. Vede, ogni 'sintomo' che noi possiamo vivere non è mai sganciato dalla resto della nostra persona, nel suo caso è un sintomo somatico, ma la voracità che lei descrive non è solo relativa al cibo concreto. Provi a riflettere su di sé, sui suoi affetti, quanto desiderio ha degli altri, ma poi li 'vomita' per qualche motivo?: troppo invadenti? 'Riempenti'? Sono solo esempi di domande e risposte che dentro di sè può provare a porsi. Il desiderio è il motore della nostra vita, non ci muoviamo senza desiderio, e lei sperimenta questo desiderio vorace: ma qual è la dimensione equilibrata di tale desiderio? E poi ci sono i bisogni: sono il carburante del desiderio. Nessuno si muove se non sente un proprio bisogno: chissà inconsciamente forse anche la sua richiesta affonda in un bisogno che lei sente in questo momento.
Quindi per rispondere alla sua domanda: tutte queste categorie menzionate (desiderio, bisogni ecc) possono non essere in equilibrio e occorre capire il perchè. In questo senso, si 'cura' anche l'anoressia, nel senso che si cerca un equilibrio che è stato spezzato in qualche modo.
Le auguro di trovare ciò che cerca. Non smetta di cercare.
Cordiali saluti
Dott.ssa Arpaia
Roma
La Dott.ssa Maria Cristina Arpaia offre supporto psicologico anche online
Buongiorno Laura.
Lei ci racconta che il cibo è diventato per Lei un ossessione non riuscendo a godersi niente della sua vita. Sicuramente bisognerebbe fare una raccolta anamnestica del suo caso. Quali sono state le soluzione che fin'ora ha messo in atto per "risolvere" quello che per Lei è un problema? il suo malessere rientra in quel comportamento caratterizzato da''irrefrenabile compulsione a mangiare, dovuta non tanto alla fame quanto al desiderio sfrenato della consumazione del cibo. Molto spesso è la tentata soluzione che mettiamo in atto a peggiorare la nostra situazione. Un trattamento efficacie per la sua problematica è l'approccio breve strategico, che attraverso l'uso di particolari prescrizioni e di una logica "non ordinaria" è in grado di intervenire sboccando la sintomatologia.
Si è creato un circolo vizioso, un rapporto di odio e amore con il cibo.
Cerchiamo ogni giorno, ogni, minuto e ogni secondo di non cedere alle tentazioni del cibo. Proprio quest'ultimo comportante La porta a non uscire dal circolo vizioso. Ogni restrizione prepara la abbuffata, il rinunciabile diventa irrinunciabile...cedere significa rendere l'irrinunciabile, rinunciabile.
Cara Laura,
La risposta è che esiste la possibilità di guarire definitivamente.
La psicoterapia dei disturbi alimentari può essere molto complessa - e il livello di complessità dipende molto dal tipo di disturbo.
Nella maggioranza dei casi si attiva una collaborazione multidisciplinare (psicologo-psicoterapeuta, nutrizionista, medico), in alcuni casi basta l'intervento psicoterapeutico.
La situazione che lei descrive sembra aver a che fare con una bulimia... ma preferisco non pronunciarmi su questo, dato che dovrebbe essere fatta una diagnosi secondo criteri specifici.
Spesso questa forma di disturbo ha a che fare con la disregolazione delle emozioni - che pertanto hanno bisogno di essere comprese, integrate e regolate - con delle convinzioni negative su di sé e sulla propria immagine corporea (che spesso fa da tramite per l'autostima).
Si affidi a un/a professionista che si occupa di disturbi alimentari nella sua città, sono certa che le sarà molto utile. I risultati poi dipenderanno anche dalla sua stessa motivazione al raggiungimento di un maggiore benessere...
In bocca al lupo.
Non si scoraggi e se ha necessità di chiarimenti mi scriva.
Saluti cordiali.
Dott.ssa Verusca Giuntini
Buongiorno Laura,
dietro le improvvise abbuffate e il pensiero ossessivo del cibo si nasconde un disagio psicologico più profondo che, in un percorso terapeutico, può essere compreso ed elaborato.
La "rilettura" della propria storia personale e familiare consente di imparare ad attribuire al cibo il suo vero e unico valore nutrizionale e, in sintesi, di imparare a scindere la propria sofferenza dall'alimentazione. in breve impareresti a "non sfogare" più il tuo dolore nel cibo ma a incanalare le tue difficoltà in altre strade più funzionali.