Il disturbo borderline: di cosa si tratta?

Il disturbo borderline è un disturbo di personalità che compare in adolescenza e nella prima età adulta e riguarda il 2% della popolazione generale, con una frequenza di tre volte maggiore nelle donne rispetto agli uomini.

Il termine borderline, cioè 'al limite',  deriva dal passato quando tale disturbo veniva considerato al confine con la psicosi per gravità della sintomatologia. Tale termine è oggi alquanto discusso perché considerato poco idoneo a descrivere una patologia la cui caratteristica principale è l'instabilità (affettiva, cognitiva e relazionale).

Quest'ultima, insieme alla disregolazione emotiva, finisce per influenzare e determinare, in maniera ricorrente, pervasiva ed inflessibile, la qualità delle relazioni interpersonali, dell'immagine di sé e dell'umore.

La persona con disturbo borderline, infatti, ha con gli altri relazioni intense e turbolente, caratterizzate spesso da brusche rotture, non possiede un senso di sé e un'identità stabili e costanti e presenta ricorrenti sbalzi d'umore. 

Il borderline si riconosce proprio per il suo vissuto emozionale eccessivo e variabile, espresso e drammatizzato in modo estremo. La sua emotività appare travolgente ed eccessiva finendo con il coinvolgere gli altri e per sopraffare il soggetto stesso che non riesce a regolarla e controllarla.

Inoltre, il borderline manifesta una sensibilità eccessiva nelle relazioni con paura del rifiuto, della critica e dell'isolamento. Si tratta di persone di cristallo, estremamente fragili che vanno in pezzi facilmente e pericolosamente di fronte al rischio, reale o immaginario, di abbandono che cercano di evitare a tutti i costi con sforzi disperati.

I rapporti interpersonali, caratterizzati da forti difficoltà a fidarsi (sono frequenti pensieri paranoici sugli altri) e dal facile passaggio dall'idealizzazione dell'altro alla sua completa svalutazione, sono, nonostante il forte desiderio di intimità, destinati a fallire proprio per un attaccamento insicuro ed ambivalente.

Il borderline presenta sintomi come sentimenti cronici di vuoto, irritabilità e reattività dell'umore (frequenti ed intensi scoppi di ira e rabbia estrema e incontrollabile, spesso inappropriata, alternati a brevi e acuti stati depressivi con crolli di umore e disforia di poche ore), comportamenti impulsivi per la ricerca di stimoli e/o come risposta automatica immediata per il sollievo dal dolore emotivo ingestibile (abuso di alcol e sostanze, abbuffate, shopping compulsivo, gioco d'azzardo, ipersessualità e comportamenti sessuali non protetti, sesso indiscriminato con partner multipli), seguiti da sensi di colpa e rimorsi, autolesionismo come autopunizione di fronte a emozioni negative, possibile ideazione, comportamento e minacce suicidiarie.

Tra le cause alla base del disturbo si annoverano eventi traumatici nell'infanzia (abusi fisici o sessuali, lutti, separazioni precoci da figure importanti di accudimento), famiglie disfunzionali, genitori con problemi comportamentali o disturbi mentali (ad esempio madri con dist. borderline, di ansia, dell'umore, abbandoniche o iperprotettive e simbiotiche, incapaci di favorire un corretto processo di separazione, dove è passato il messaggio che la conquista dell'autonomia passa per la perdita di amore).

Il trattamento psicoterapeutico, integrato con quello farmacologico, è lungo e difficile (a causa dei frequenti abbandoni della terapia). Mira, da un lato, attraverso un approccio cognitivo comportamentale, a ridurre i comportamenti compulsivi pericolosi e a lavorare sulla tolleranza alla frustrazione e sulla gestione delle emozioni (attraverso una loro mentalizzazione), dall'altro, ad esplorare dinamicamente aspetti emotivi, affettivi e dinamiche relazionali familiari passate e presenti.  

 

 

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