Il narcisismo viene classicamente definito come l’amore per la propria immagine, dall’antico mito di Narciso. Era costui un bellissimo giovane che avendo rifiutato l’amore della ninfa Eco venne da lei punito e condannato a non innamorarsi di altri se non della propria immagine riflessa nell’acqua. Quindi l’amore che dovrebbe essere rivolto verso l’altro si trasforma nell’adorazione di sé stesso, in una sorta di sdoppiamento di sé, allo stesso tempo soggetto e oggetto del trasporto affettivo e pulsionale.
La mitologia ci offre con immagini e storie semplici la possibilità di capire concetti spesso difficili e la psicologia vi attinge da sempre, vedi appunto il narcisismo, o il complesso di Edipo, o quello di Elettra, ed altri. Allo stesso modo termini che appartengono alla materia psicologica e specificatamente psicoanalitica sono ormai entrati nell’uso comune. “Quell’uomo è un bel narciso” ad es. denota una persona vanitosa, ambiziosa, presa dalla cura di sé, a volte in maniera eccessiva. Ed è così. Ma è anche molto altro, perché in realtà la situazione è complessa. O forse, semplificando, si tratta di gradazioni.
Se ad un primo livello ci si riferisce al fatto estetico, all’attenzione ed alla cura del proprio aspetto, sia nelle femmine che nei maschi, e quindi ad una tendenza alla vanità, all’amore per la propria bellezza, che viene evidenziata ed esaltata, a livelli più profondi il narcisismo tocca aspetti di personalità in maniera via via più pervasiva, sino ad arrivare alla patologia vera e propria. L’amore di sé rappresenta il dato di personalità più evidente nella misura in cui diventa senso di grandiosità, di grande potenza, di infallibilità, di acriticità. La personalità narcisistica non ammette e non accetta critiche, messa in discussione di sé e delle proprie posizioni, non prende in considerazione la possibilità di avere torto, in una sorta di delirio di perfezione e di onnipotenza.
Emotivamente è presente una pesante e triste incapacità di empatia, cioè la bella possibilità umana di mettersi nei panni dell’altro, che permette di capire gli altri e sé stessi, di comunicare davvero, di scambiare e modificarsi. Il narcisista non lo sa fare, così centrato su di sé e così preso dalla necessità di ipervalutarsi, iperconsiderarsi, iperincensarsi. Non riesce a vedere in sé dei limiti, in sostanza, che vede sempre e solo negli altri. Quindi ne viene compromessa anche la capacità di stare in relazione interpersonale profonda e di amare davvero.
Tutto questo non vuol dire che sanità significhi totale assenza di aspetti narcisistici, è chiaro. E’ anzi estremamente importante volersi bene, avere cura di sè, costruirsi una solida autostima, perché questo ci permette di essere e di agire con efficacia nella vita! Ma quanto sopra è altro, è entrare in una dimensione che di positivo ha ben poco, sia per il soggetto che per chi gli sta intorno. Per il primo perché tutta quella costruzione nasconde una realtà interna ben diversa, per i secondi perché è una fatica immane conviverci.
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