Salve,
Vi scrivo, perché non so più dove sbattere la testa. La mamma del mio ragazzo soffre di bipolarismo da praticamente sempre, ma la sua situazione si è aggravata negli ultimi 10 anni.
A seguito di una sua crisi molto forte, questa estate, in cui ha aggredito il marito fisicamente, anche le cose tra il mio fidanzato e me, hanno iniziato ad incrinarsi e gli stessi identici problemi si erano presentati lo scorso anno, nello stesso periodo.
So che le persone affette da bipolarismo hanno delle fasi "cicliche" di up e down, e mi sembra che le "crisi esistenziali", che affliggono il mio fidanzato accadano in corrispondenza di quelle della madre.
Quello che volevo chiedere è: c'è una possibilità che anche lui possa sviluppare questo disturbo? Come posso eventualmente riconoscerlo? E' possibile che la situazione in casa riesca ad influenzare così tanto il nostro rapporto? Ho provato a suggerirgli un percorso di psicoterapia (io stessa ne ho seguito uno a seguito di un grave lutto e pensavo potesse aiutarlo), ma non vuole sentirne parlare. Ora è chiuso in se stesso e ha allontanato sia me che gli amici dalla sua vita.
Parlando con questi ultimi, mi confermano che lui soffre molto di questo e che isolarsi è il suo modo per affrontare la cosa. Come posso comportarmi in questa situazione? E' un problema che fa soffrire anche me, perché ci sentiamo tutti i giorni, ma non ci vediamo ormai da due mesi.
Vi ringrazio in anticipo e spero di aver spiegato in maniera chiara il problema.
Cara Francesca,
quella che descrivi non è di certo una situazione facile. In primis per il tuo fidanzato. Vorrei rassicurarti sul fatto che è più che normale che lui soffra per la situazione a casa, e che inevitabilmente questo si ripercuota poi nella sfera relazionale. Tuttavia le modalità con cui lui affronta questa sofferenza non sono efficaci, poichè il fatto di chiudersi e allontanarsi da tutti i legami importanti della sua vita non lo aiutano a superare il dolore. Sicuramente se lui affrontasse un percorso psicologico gli sarebbe di grande aiuto, anche perchè in una situazione di questo tipo non è tuo compito e responsabilità farti carico del problema, soprattutto se di ritorno non hai la sua vicinanza e il suo amore. Io fossi in te lo metterei alle strette, non mi farei sentire per un pò a meno che lui non decida di intraprendere un percorso con un professionista. Forse finchè sa che ci sei si appoggia a questo e continua con le solite modalità, venendogli a mancare il tuo appoggio sarà costretto a rivolgersi ad altri. Per quanto riguarda la possibilità che anche lui sviluppi il bipolarismo ritengo che avendo superato la fase critica con cui questo normalmente esordisce i rischi sono limitati, sta solo soffrendo molto. Un consiglio per te: in questo momento in cui lo senti lontano cerca di distrarti, dedicati a ciò che ti piace fare, prenditi cura di te, esci con le tue amiche e non sentirti in colpa di nulla, se avrà bisogno di te sarà lui a chiedertelo e tu sarai ben felice di stargli accanto. Spero di esserti stata d'aiuto.
Brescia
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Salve Francesca, il suo ragazzo vive in famiglia una grande difficoltà e sicuramente questo incide molto su come lui si sente e sul vostro rapporto. Non c'ě una corrispondenza diretta tra la patologia materna e le manifestazioni comportamentali del suo compagno, ma senza dubbio il suo ragazzo potrebbe presentare delle fragilità di base che si acuiscono in corrispondenza delle crisi della mamma. Un percorso psicoterapico sarebbe stato molto utile, ma purtroppo una condizione fondamentale ė la motivazione della persona che qui mi sembra non esserci. Capisco che possa essere una situazione davvero estenuante, ma al momento lei non può fare altro che stargli vicino, se questo ė quello che vuole. La invito infatti a chiedersi cosa prova per questo ragazzo, cosa desidera da una relazione, cosa la fa stare bene nel suo rapporto e se può essere disposta a tollerare il malessere del suo ragazzo se non dovesse cambiare.
Un augurio di cuore per la sua vita.
Buongiorno Francesca,
non è facile convivere con una persona affetta da disturbo bipolare, in particolare quando è un nostro genitore ad esserne affetto, questo perché nel normale processo evolutivo in cui il bambino si forma una “idea della mente “ dell’altro, in base alla quale fare previsioni, gestire i rapporti, e regolare le proprie emozioni nella relazione di accudimento, la coerenza del caregiver è fondamentale. Trovarsi di fronte un genitore dalle reazioni imprevedibili e sproporzionate interferisce profondamente con questo processo, incidendo sull’attaccamento e la regolazione emotiva del bambino stesso. In parole povere non deve essere stato semplice per il suo fidanzato. Da un punto di vista clinico la ricerca genetica dei fattori determinanti il disturbo sembra aver rintracciato il coinvolgimento di svariati geni, che interagiscono tra loro in modo complesso, ma non è ancora stato compreso quali siano quelli direttamente responsabili e con quale meccanismo portino alla patologia; in altre parole si presume ci sia una componente genetica, per rispondere alla sua domanda, ma non si sa in che misura o in che modo operi. Una relazione emotiva implica anche la cura dell’altro, ma non dovrebbe diventare una relazione che ha quello come principale obiettivo. Ha fatto bene a consigliare un ascolto professionale, ma purtroppo deve esserci una motivazione personale al trattamento. Deve essere il suo ragazzo per primo a riconoscere la sua sofferenza, indipendentemente dalla possibilità di avere o meno un disturbo bipolare.
Se volesse approfondire l’argomento o non le fosse chiara la mia risposta mi può contattare privatamente.
Buongiorno Francesca, la diagnosi di bipolarismo non è difficile da gestire sotto l'aspetto medico poichè ci sono dei farmaci molto efficaci, vanno però effettuati controlli periodici molto ravvicinati (3/6 mesi)!! Ritengo, inoltre, che occorra anche un sostegno psicologico con frequentazioni inizialmente settimanali che nel tempo possono essere diluite.
Per quanto riguarda l'atteggiamento sintomatico del Suo ragazzo, non è facile poter dedurre se anche per lui può trattarsi di sindrome bipolare; per saperne di più credo che, invece di consigliargli direttamente uno psicologo, dovrebbe chiedere una visita al proprio medico curante per un'eventuale visita neurologica (di solito questa visita viene accettata meglio di quella psichiatrica/psicologica). Il fatto che rifiuti lo psicologo è perchè forse anche lui ha dei timori e quindi oppone resistenza a qualsiasi tipo di diagnosi. Tuttavia non è detto che le 'crisi esistenziali' ed il comportamento di isolarsi denotino lo stesso disturbo materno! Potrebbe trattarsi di semplice fragilità caratteriale/emotiva il cui approccio psicoterapeutico, in effetti potrebbe essere molto utile. Con i miei migliori auguri La saluto cordialmente
Salve Francesca
Sono dispiaciuta per la sua sofferenza, mi chiedo lei ci vuole proprio stare in questa situazione in cui il suo fidanzato non vuole nessun aiuto? E perché ci vuole stare?
Certo i problemi psichici possono avere le caratteristiche della familiarità, ovvero passare nella famiglia come comportamento appreso.
Probabilmente le crisi di sua suocera, per qualche motivo, richiamano il figlio a casa e quindi non favoriscono la sua autonomia. Non credo che lei possa fare altro che mettere il suo fidanzato davanti alla necessità della cura e diradare le telefonate. Che ne pensa?