Buonasera gentili dottori. Circa un anno fa mi è stato diagnosticato il disturbo borderline e dal giorno sono piuttosto basita. Basita perché una volta ricevuta la diagnosi ho cercato in rete di cosa si tratta (prima di allora non ne avevo mai sentito parlare) ebbene non mi ci rispecchio proprio! Voglio dire, io non mi drogo (ho pure smesso di fumare anni fa), non mi procuro tagli con nessuno oggetto (quand'ero ragazzina è semplicemente capitato qualche volta che mi prendessi a pugni da sola e mi tirassi i capelli ma è finita lì), non faccio sesso promiscuo (ammetto però che riguardo la mia sessualità non so se definirmi lesbica o bisex ma mai etero), non ho mai tentato il suicidio (pensato si, ma tentato di togliermi la vita mai e ho letto che chi è borderline tenta spesso il suicidio). Per tutto questo io non mi vedo per niente una persona borderline!! Per aiutarvi a capire ancora meglio qui a seguire vi elenco i miei sintomi, venuti fuori anche col medico che mi ha fatto la diagnosi :
-ansia, attacchi di panico, ipocondria, cambio spesso umore per un nonnulla, rabbia e nervosismo, indecisione, cambio spesso parere su varie situazioni, pensieri e persone, ho sempre paura di essere lasciata, ho sete di vendetta per ciò che mi è stato fatto da piccola poiché sono stata abusata sessualmente da un mio parente.... In tutto questo una diagnosi di disturbo borderline non è esagerata? A me sembra di sì. Grazie per le delucidazioni
Buongiorno Laura, probabilmente il medico si riferiva ad una struttura di personalità di quel tipo. Il non sopportare l'abbandono ( fare anche agiti per evitarlo), instabilità affettiva, la rabbia, sono caratteristiche di una personalità tendente al border. Cerca di capire cosa c'è alla base di questi aspetti, qualcosa hai descritto. Non ti focalizzare sulla diagnosi, hai descritto perfettamente molti aspetti che ti fanno star male, lavora con un terapeuta su questi.
Resto a disposizione.
Rimini
La Dott.ssa Luigia Cannone offre supporto psicologico anche online
Buongiorno,
non deve pensare a borderline come a un'etichetta o a una categoria in cui è stata inserita, più semplicemente indica un certo funzionamento che è caratterizzato da instabilità: ad esempio la paura di perdere la relazione con il/la partner, la rabbia, i vissuti impulsivi, i pensieri suicidari (più che gli agiti) sono indicatori di un certo funzionamento, che va da normale a patologico in base alla gravità e/o pervasività dei sintomi.
Potrebbe provare a pensare come il suo modo di funzionare nelle relazioni possa essere connesso alle sue esperienze infantili. Nella personalità borderline è frequente trovare episodi di abuso sessuale o traumi. Proprio per questo alcuni clinici preferiscono parlare di personalità post-traumatica essendo il termine borderline percepito come etichettante.
Le consiglierei di orientarsi verso un percorso terapeutico che tenga in considerazione la sua storia infantile e i suoi vissuti traumatici.
Gentilissima,
tenga sempre a mente che la nosografia è solo un punto di partenza e che la "diagnosi" è solo un'etichetta, una ipersemplificazione estremamente riduttiva e che non la rappresenta ontologicamente, ma che identifica solo una parte di lei, ignorando quanto di splendido e adattivo la contraddistingue, e che in un primo momento può guidare il lavoro da svolgere con il suo terapeuta. La veda come la rappresentazione di alcuni punti di debolezza, ma chiaramente lei ha anche punti di forza e di resilienza. Lei ha riportato molti vissuti attuali e del suo passato, ed è su questi che bisogna lavorare affinchè possa riprendersi il controllo della sua vita, liberarsi dalle paure, dalla sfiducia e vivere la vita pienamente e liberamente. Non si preoccupi dell'etichetta diagnostica, quanto di superare i vissuti dolorosi e risolvere le problematiche emotive che segnala.
Cordiali saluti
Cara Laura,
rispondere così su due piedi diventa difficile.
Quello che sembra premerLe è sapere se rientra in una diagnosi, personalmente credo che la sola parola e la conseguente diagnosi di "bipolarità" possa dire poco rispetto alla persona se questa non è inserita e osservata in aspetti e contesti più ampi e generali.
Laura la invito a cercare di risolvere per prima i traumi del passato che Le arrecano rabbia e sete di vendetta e poi, se ancora Le interessa, può tentare di capire se la sua sofferenza rientri o meno in una parola che ne definisca il disturbo.
Gentilissima Laura,
le diagnosi spesso possono causare confusione e fraintendimenti nei non addetti ai lavori poiché vi è la tendenza a leggerle come una serie di sintomi che si hanno o non si hanno.
In realtà la personalità andrebbe letta come un sistema di funzionamento generale, ovvero come il sistema in cui ognuno di noi tende ad usare particolari meccanismi di difesa e schemi comportamentali che possono essere più o meno rigidi e più o meno funzionali.
In quest’ottica l’organizzazione di personalità va vista come un continuum che può andare dal “normale” a diversi livelli di disfunzionalità o patologia a seconda della rigidità degli schemi utilizzati e del disagio che da questi può derivare.
Nel suo caso specifico, qualora la sua fosse un’organizzazione di personalità borderline, probabilmente sono prevalenti gli aspetti di natura più relazionale tipici di tale organizzazione, conseguenti anche agli aspetti traumatici presenti nella sua storia. Per cui potremmo dire che lei, rispetto alle persone che si tagliano o tentano il suicidio, probabilmente ha un livello di funzionamento più alto o comunque usa schemi comportamentali diversi e “sceglie” sintomi diversi (ognuno ha i suoi sintomi “preferiti”, tutti carichi di significato che merita di essere compreso).
Ovviamente, non conoscendola sufficientemente, parlo in modo ipotetico e non mi permetterei mai di confermarle o smentire una diagnosi con così poche informazioni.
Quello che invece mi sento di suggerirle è di fare un lavoro di elaborazione (se non lo sta già facendo) del suo funzionamento, delle sue dinamiche relazionali e dei suoi sintomi con l’aiuto di un professionista per comprendere e superare i suoi disagi e le sue sofferenze presenti a prescindere dalle “etichette diagnostiche”.
Sperando di essere stato esaustivo le invio i più cordiali saluti e le auguro il meglio.
Cagliari
Il Dott. Michele Vecera offre supporto psicologico anche online