Cara Francesca,
mi sembra che una personalità ci sia ed emerga bene. La personalità riguarda il modo in cui si è. Su di lei per esempio riesco a pensare che è una persona a cui piace leggere e da quello che ha scritto che è riflessiva e un pò introversa, forse però anche critica verso di sè. Mi sembra che il passaggio che cerca di fare in un'età in cui ci si mette spesso alla prova è quello di trovare la sua identità. Le certezze che cerca però probabilmente non si trovano nello specchio, forse per questo "è come se non si riconoscesse".
E' dentro di sé e non nell'aspetto, che dovrebbe trovare la spinta maggiore verso quello che desidera realizzare nella sua vita. Forse se tutto stagna è perchè qualcosa dentro di lei sembra non fluire. Il pensiero che vorrebbe fermare probabilmente, non è tanto il dialogo interiore che ognuno di noi intrattiene con se stesso, ma il fatto che questo dialogo ha probabilmente una veste poco piacevole, forse di poca accettazione. Forse non si riconosce perchè forse non le piace qualcosa di sè, che non corrisponde solo al suo aspetto fisico. Da questi presupposti potrebbe scaturire una riflessione che le indicherà anche una probabile via d'uscita. Forse nel momento in cui prova ad accettarsi, facendo amicizia e conoscendo anche le parti di sè meno piacevoli, lo specchio inizierà a rimandare un'immagine che potrà riconoscere maggiormente come propria e aprirsi alla vita per scoprire altre e nuove cose a cui appassionarsi. Chiaramente queste sono solo ipotesi e per lavorarci sarebbe utile un confronto più approfondito, ma spero che queste idee sparse la aiutino a trovare l'autore che cerca, come diceva Pirandello nel suo "sei personaggi in cerca d'autore".
"Il dramma per me è tutto qui, signore: nella coscienza che ho, che ciascuno di noi - veda - si crede «uno» ma non è vero: è «tanti», signore, «tanti», secondo tutte le possbilità d'essere che sono in noi: «uno» con questo, «uno» con quello - diversissimi! E con l'illusione, intanto, d'esser sempre «uno per tutti», e sempre «quest'uno» che ci crediamo, in ogni nostro atto. Non è vero, non è vero! Ce n'accorgiamo bene, quando in qualcuno dei nostri atti, per un caso sciaguratissimo, restiamo all'improvviso come agganciati e sospesi: ci accorgiamo, voglio dire, di non esser tutti in quell'atto, e che dunque una atroce ingiustizia sarebbe giudicarci da quello solo, tenerci agganciati e sospesi, alla gogna, per una intera esistenza, come se questa fosse assommata tutta in quell'atto! Ora lei intende la perfidia di questa ragazza? M'ha sorpreso in un luogo, in un atto, dove e come non doveva conoscermi, come io non potevo essere per lei; e mi vuoi dare una realtà, quale io non potevo mai aspettarmi che dovessi assumere per lei, in un momento fugace, vergognoso, della mia vita! Questo, questo, signore, io sento sopra tutto".
In bocca al lupo!