Gentile Matteo,
mi pare non sia per caso che proprio ora, nel momento in cui la vita le chiede di proporsi nella relazione di coppia e in generale nel mondo, esprimendo le sue qualità e doti virili, lei avverta un disagio interiore che la spinge a porsi e a porre dei quesiti.
Nella sua lettera, informa di aspetti importanti della Sua esperienza , ma ad esempio ,non si evince, quale sia la sua occupazione o professione , dato non trascurabile per potere formulare una risposta più accurata.
Il quadro che sembra emergere dagli elementi autobiografici narrati, parrebbe mostrare veramente gli effetti di una troppo lunga permanenza in ambiente femminile ma il vissuto affettivo ed emotivo di questi trascorsi, rimane in ombra . Non è chiaro se ci sia stato un padre o un suo sostituto e quale ruolo , egli possa aver giocato nella Sua educazione e crescita. Questo è un altro elemento essenziale che potrebbe e dovrebbe emergere in un eventuale colloquio diagnostico con uno/a Psicoterapeuta. In linea generale ciò che riferisce di sè, rimanda ad una dimensione rivolta più su un versante di passività, con tracce di abulia e apatia che sembrerebbero indicare un tratto depressivo ( non parlo di depressione vera e propria, ma di una semplice tendenza ) e sarebbe significativo ad esempio, comprendere quale sia il suo livello di autostima. La situazione di disagio che stà vivendo e che con molta probabilità la accompagna da tempo, coinvolge come riporta, anche la sfera sessuale, la cui espressione non può essere disgiunta dalla Sua intera personalità . Eiaculazione precoce, ma in particolare il feticismo, ossia l’eccitazione e il piacere derivante dall’osservazione e dall’utilizzo di un oggetto inanimato (che sia un indumento , calzatura o altro) potrebbero rappresentare una inconscia manifestazione d’ansia,(per paura, ostilità, rabbia o….) verso la complessità del femminile. Ogni sintomo, ogni disturbo legato alla sfera emotivo-affettiva, porta in sé un significato conscio ed uno inconscio. Uno dei compiti della psicoterapia (ma non certo l’unico) consiste proprio nel cercare di portare alla luce i nessi che legano, con un linguaggio tutto da decodificare, le due dimensioni. Occorre accettare di compiere un viaggio all’interno del proprio mondo psichico, accompagnati dalla competenza ed empatia del terapeuta, per comprendere le possibili implicazioni che possono avere generato il fenomeno disturbante. Per quanto attiene alla scelta del sesso del terapeuta, credo sia imprescindibile, riflettere su quale figura potrebbe farla sentire più a suo agio nella relazione. Consideri che ogni psicoterapeuta di solida formazione, ha in genere al proprio attivo, una esperienza analitica personale e didattica che tra i molti, ha anche lo scopo, di riconoscere, esplorare ed integrare , le proprie parti controsessuali ( di cui ogni persona è dotata). C. G. Jung, ha definito questi aspetti ” anima ed animus”.
Ciò dovrebbe consentire all’analista di entrare con più dimestichezza, in rapporto dialettico con gli aspetti psichici di entrambi i generi.
Per ultimo ma non meno importante, vorrei sottolineare come il buon esito di un intervento psicoterapeutico, dipenda in buona parte dalla motivazione alla comprensione di sé (delle parti nobili e quelle considerate inferiori) e di come non sia generalmente possibile in sole poche sedute, elaborare le vicissitudini esteriori ed interiori, relative a decenni di esistenza.
Con queste brevi note, ho inteso fornirle solo qualche spunto di riflessione. Le ipotesi formulate come avrà notato, sono infatti precedute da un condizionale d’obbligo, poiché solo una indagine ben più approfondita, potrebbe confermarle o decisamente confutarle, in quanto non esistono verità assolute.
Nella speranza d’esserle stata d’aiuto
Le invio cordialissimi saluti