Raccontare tutta la mia storia esternarvi quello che provo non sarà facile come credo non sia facile per nessuno, ma proverò a farlo nel migliore dei modi. Comincio con il darvi delle informazioni generiche ma anche necessarie. Sono una donna, e ho 35 anni. Parto dal passato, per arrivare al mio malessere attuale. Sono sempre stata una ragazza ansiosa durante tutto il corso della mia vita fino a oggi, sin da bambina ho sperimentato l'ansia e la paura nelle varie forme (esami universitari, partenze, pensieri negativi etc..), ma nonostante questo mi sono sempre reputata abbastanza solare, allegra e in linea generale una persona positiva. Durante l'infanzia e l'adolescenza potrei dire di non aver vissuto grandi traumi, ho vissuto una vita tranquilla, accerchiata dagli affetti più grandi, come quelli della mia famiglia, e dei miei amici. Ho avuto le mie soddisfazioni, il lavoro, la laurea, lo studio. Non ho mai navigato nell'oro, ma attraverso i sacrifici che ho fatto (insieme alla mia famiglia) posso dire di aver vissuto una vita abbastanza felice, insomma non con grandi sofferenze. Poi un giorno però, qualcosa è cambiato. Ero fidanzata con un ragazzo, con cui ho convissuto parecchi anni, e quando lui mi ha lasciata sono caduta in uno stato di ansia e di angoscia fortissimi, credetemi, quasi inspiegabili anche a me stessa. Posso dire che la tristezza provata per la fine della relazione non è durata moltissimo, oserei dire che ha avuto la sua durata fisiologica di 7/8 mesi. Il problema è però l'ansia con cui questa cosa mi ha lasciata. Ho cominciato con il soffrire di attacchi di panico fortissimi, tremori, nausea, sensazione di non respirare abbastanza.. quasi ogni giorno. Finché un giorno non ho cominciato a sperimentare il fastidiosissimo doc (poi diagnosticatomi in seguito dalla terapeuta che mi ha avuto in cura) di buttarmi dal balcone. È stato terribile, nella mia mente si faceva largo l'idea che avrei potuto farlo da un momento all'altro. La cosa che mi angosciava di più era che a me questa cosa faceva enormemente paura, e per evitarla ho cominciato a rimanere a casa il meno possibile. Facevo più ore a lavoro, rimanevo più tempo in giro. Insomma un calvario nel vero senso della parola. Dopo qualche tempo, quando il pensiero prendeva sempre di più piede nella mia testa, ho contattato una terapeuta (che io reputo la mia dottoressa del cuore) la quale mi ha tenuto in cura quasi due anni e che mi ha davvero aiutato molto. Mi ha spiegato che questi pensieri vengono elaborati da persone ansiose con la mania del controllo e che in sostanza non sono espressione di una volontà, bensì pensieri involontari su cui la mente si sofferma proprio perché ne abbiamo paura. Oggi la mia situazione è notevolmente migliorata, grazie a una vita più regolare, allo sport, alla dieta. Ma io sono tuttora scioccata che la mia mente in quel periodo abbia elaborato un pensiero del genere, e non vi nascondo che la paura di quel pensiero ce l'ho ancora, come se io cmq un giorno potrei attuare quel gesto, in una condizione di raptus o di non lucidità anche non volendo. Mi chiedo e vi chiedo com'è possibile che la nostra mente elabori un pensiero del genere e si fissi con quel pensiero per mesi se quel pensiero non è espressione di volontà? E ancora vi chiedo è possibile prima o poi arrivare a non pensarci più? A non dare più credito a questo tipo di pensieri? Io voglio vivere, il mio più grande desiderio è quello di vivere la mia vita appieno, con il mio compagno attuale (che mi sta accanto nei miei momenti ed è molto bravo a capirmi e ad ascoltarmi). Voglio continuare a realizzarmi, ad avere dei sogni, delle speranze, ma è come se questo pensiero obnubilasse tutto, è come se ci fosse un problema, anche se ammetto che le mie crisi di panico sono diminuite esponenzialmente e io sto male sempre meno frequentemente. Grazie