Salve a tutti, sono qui per cercare di esporre ciò che mi accade da un mese a questa parte.
Tutto è iniziato il 25 settembre con un attacco di panico credo, sono andato in farmacia e ho misurato la pressione che risultava altina per la situazione.
Da li non ho capito nulla, improvvisamente scene in mente in cui mi uccidevo, pensieri in cui mi uccidevo.
Il tutto mi ha scaturito forte terrore perche sono pensieri che vanno contro la mia etica e la mia volontà. Comparivano e basta.
Questi momenti mi sono già capitati, solo che l'oggetto dell'aggressione cambiava ma la sensazione di ripudio no.
So che probabilmente stiamo parlando di disturbo ossessivo, alche iniziò l'ansia vera e propria.
Ero sempre vigile, attento, mai in riposo, dialogavo tra me e me per cercare di sovrastare i pensieri e rassicurarmi che non fossero miei.
Da li l'ossessione della malattia, la paura di essere depresso, di essere psicotico, schizofrenico.
Faccio test online di psicologia per vedere se sono pazzo, ricerco sintomi su internet continuamente.
Ho avuto un calo nel desiderio sessuale, nell'appetito ( anche se mangio normalmente), e nelle attività che più amavo.
Fino a quando un sabato sera torno a casa è accade una cosa strana, una piattezza emotiva improvvisa e un silenzio radio dei pensieri e questo paradossalmente mi scaturisce una sorta di attacco di panico. E questa sensazione ne di tristezza ne di felicità mi accompagna per qualche giorno. Poi ritornano le paure, e s tratti i pensieri e di nuovo ansia. Durante il giorno mi rassicuro e torno sereno, poi d'improvviso di nuovo la paura delle malattie mentali. Alche ho sviluppato la convinzione di essere uno schizoide o di avere altri disturbi di personalità. Ieri sera di nuovo la stessa cosa, dopo una giornata abbastanza tranquilla, di nuovo quella piattezza emotiva, a ridere rido tranquillamente, parlo di emozioni. Tipo io so di amare il mio ragazzo ma in questi momenti non mi fa ne caldo e ne freddo. Vorrei capire cosa mi sta accadendo, perché la mia mente è così fusa che quando legho un sintomo di malattia mentale mi sembra di provarlo. Come quando un ipocondriaco legge e rilegge per capire se è malato, ma in questo caso l'oggetto sono le patologie psichiatriche e non corporee. Vi ringrazio in anticipo.
Egr sig. è evidente che sta attraversando un periodo di forte frammentazione. Troppi pensieri e un mare di emozioni, che come una tempesta si infrangono nella sua quotidianità.
La domanda è semplice, e ci aiuta a chiarire un aspetto importante: Come mai ha scelto di autoesplorarsi e non ricercare un tecnico per essere aiutata ad apprendere strategie funzionali di gestione?
Nelle modalità che ha raccontato sembrerebbe che qualunque informazione raccolga finirà di per se di essere filtrata dal suo unico, personale ed esclusivo punto di vista. inevitabilmente sarà frustrante e si percepirà senza via d'uscita. L'altro è sempre una risorsa.
La invito ad un percorso di terapia dall'approccio Integrato funzionale a ristabilire i cardini dell'esame di realtà, con il ricorso all' EMDR per rielaborare gli episodi traumatici.
Cordialità
Buongiorno Angelo,
L’interiorità, attraverso il sentire, sta sottolineando la sua paura di “non essere a posto”, di “non essere normale”. La sua paura è quella di perdere l’immagine di sé come normale e adeguato, subentra subito in lei l’allarme di non essere corrispondente al modello che ritiene “normale” e auspicabile. Tutta la vita viene costruita intorno a questa idea di sé come corrispondenti e adeguati, c’è questo equilibrio interno che si teme di perdere e che l’interiorità fa vacillare perchè non corrisponde profondamente alla persona, ma è un passivo adattamento ai modi comuni di pensare l’esistenza. Il riferirsi di continuo all’esterno, alla “normalità” , a regole e canoni prestabiliti, non favorisce la ricerca e la scoperta di sé, ma chiude la persona in un’immagine costruita su basi esterne.
“E’ normale?” è una delle domande che, non a caso, viene posta con maggiore frequenza dalle persone di fronte alle espressioni più difficili della loro vita interiore. Con questo atteggiamento non si cerca il senso della propria esperienza interiore ma scatta subito la preoccupazione se è normale o meno, se corrisponde o meno a quel modello esterno a cui costantemente ci si riferisce e che si teme di perdere. Le espressioni più sofferte della vita interiore vengono viste soltanto come qualcosa di ostile, di alterato e non come qualcosa che è ricco di significato e che sta permettendo alla persona di confrontarsi con i nodi cruciali della sua esistenza.
Lei è in questo braccio di ferro con la sua interiorità, che vede come una presenza minacciosa invece di riconoscerla come la forza costruttiva che vuole condurla a conoscersi, a trovarsi. Guarda tutto quello che viene da dentro di lei con sospetto, lo monitora, lo corregge. Credo che una delle sofferenze più grandi sia proprio quella di rimanere in questa condizione di paura rispetto a ciò che si muove dentro di sé, senza riuscire a trovare il dialogo con la propria dimensione interiore, senza capirne le intenzioni. Per questo mi auguro che lei possa intraprendere un percorso che sia teso a ristabilire l’unità con il suo mondo interiore, comprendendone il senso e i significati, così da non viverlo più come una minaccia, ma come la forza che la vuole condurre a ritrovare l’immagine di sé più autentica e corrispondente alla sua interiorità.