Gli sportivi, come tutti, possono trovarsi in situazioni di sofferenza in presenza di patologie, derivate o meno dall'attività sportiva, per le quali è legittimo intraprendere un percorso farmacoterapico. Purtroppo però, molti farmaci sia da prescrizione, che da banco, rientrano nella lista del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) come sostanze di cui è vietata l’assunzione in prossimità di eventi sportivi.
Lo scopo terapeutico purtroppo non è l’unico motivo per cui gli sportivi assumono sostanze. Esistono infatti due motivazioni generali riconducibili al complesso fenomeno chiamato doping:
1) l’assunzione di sostanze per poter continuare un’attività motoria nonostante le fatica e la sofferenza che derivano da stati patologici preesistenti;
2) l’assunzione di sostanze per ottenere il miglioramento dell’attività motoria rispoetto ai propri standard di prestazione.
È importante quindi discriminare tra l’assunzione di un farmaco per scopi terapeutici o per doping, ed identificare le modalità mediante le quali una protratta integrazione alimentare (integratori dietetici, sali minerali, vitamine) porti ad una compulsione d’uso, derivante dalla percezione soggettiva di effetti positivi sulla performance motoria, ma in realtà derivanti da una sensazione “placebo” di benessere. Infine è fondamentale l’identificazione dei casi in cui una sostanza venga assunta primariamente per i suoi effetti sulla sfera psichica, ovvero si tratti dell’utilizzo si sostanze ad azione psicoattiva.
Le sostanze psicoattive agiscono anche su funzioni cerebrali come l’attenzione, la discriminazione, il riflesso, la concentrazione, la memoria episodica, funzioni che che si ripercuotono ed influenzano l’efficienza muscolare.
Nell'ambito del doping le sostanze psicoattive più utilizzate sono gli stimolanti, in particolare la cocaina la cui storia nello sport va di pari passo a quella delle anfetamine.
L’uso di cocaina tra gli sportivi è stato per lungo tempo associato alla sua azione generale sulla riduzione della stanchezza ed aumento dell'allerta, evidenziabile anche in termini di competitività ed aggressività. Il suo effetto è sia sulla durata dell’attività, sia sulla sua potenza esplosiva. L’uso nello sport è principalmente per affinare i riflessi, ridurre la stanchezza ed aumentare l’euforia. Tuttavia, questo effetto avviene nell'intervallo di dosaggi stretti, ovvero aumentando la dose diminuiscono gli effetti desiderati e ne compaiono di indesiderati come l’eccessivo aumento dell’attività, della pressione sanguigna, della vasocostrizione periferica, con difficoltà di raffreddamento del corpo durante l’esercizio.
La cocaina può essere assunta per diverse vie di somministrazione, ma quella più comune è l’aspirazione nasale. Tramite questa via di somministrazione, il picco d’effetto è tra i 5 ed i 15 minuti, con una durata d’effetto fino ad un’ora. La via di assunzione intranasale, si colloca, in termini di rapidità ed effetto, secondaria solo alla via di iniezione intravenosa. Le vie di somministrazione possono differentemente influire sull’intensità e la durata degli effetti della cocaina. Infatti, grazie alle proprietà farmacocinetiche della cocaina, vi è una stretta contingenza temporale tra assorbimento, comparsa degli effetti psicoattivi, e la loro diminuzione per altrettanto rapida diminuzione.
Per diversi secoli la cocaina è stata utilizzata dalle popolazione dell’America Meridionale per migliorare l’efficienza, la forza e la durata dell’attività fisica. Numerose sono le descrizioni storiche e mediche sula masticazione delle foglie di coca e di come questa abitudine permettesse alle popolazioni locali di sostenere lavori faticosi, in un ambiente anche sfavorevole dal punto di vista atmosferico a causa delle alte quote. Solo pochi decenni fa però sono stati studiate, in situazioni controllate dal punto di vista sperimentale, le proprietà delle foglie di coca (Hanna, 1970), rivelando come permettessero di prolungare la durata del lavoro fisico ed il ritardo nella comparsa della fatica, ma senza migliorare la performance motoria. Questa come altre ricerche in merito (Conflee et al. 1991) hanno portato alla consapevolezza che l’effetto della cocaina sulla prestazione muscolare sia da attribuire più all' induzione della conduzione euforica e di aumentato benessere, piuttosto che ad un azione diretta sugli organi motori. In altri termini l’evento psicoattivo della cocaina appare come un evento causale che determinante dagli effetti soggettivi di miglioramento della performance motoria.
Sono invece molto più certi gli affetti avversi dell’uso di cocaina perso la pratica sportiva, in particolare quando se ne fa un uso intenso e protratto. La cocaina esercita una serie di effetti cardiovascolari che si possono manifestare in modo seriamente collegato all'esercizio motorio. L’esito più frequente può essere l’infarto miocardico dovuto alla vasocostrizione delle coronarie. Inoltre, da un punto di visto neuropsicologico, la cocaina migliora l’umore ed induce euforia, ma può facilmente peggiorare la performance attenzionale a causa di un non accurato controllo del dosaggio. Sono noti inoltre anche disturbi delle funzioni esecutive e compromissioni neurologiche, come crisi epilettiche e disturbi cerebrovascolari.
In caso dovesse svilupparsi una vera e propria dipendenza, quella da cocaina viene considerata tra le più complesse, può condurre a frequenti disturbi psicotici ed altri disturbi psichiatrici. In sintesi, i vantaggi che si possono ottenere dall'assunzione della cocaina in ambito sportivo sono ampiamente superati dai rischi a livello cardiovascolare che ne possono derivare.
Bibliografia
Serpelloni G. et al. “Cocaina, manuale di aggiornamento tecnico scientifico.” Progetto START, Dipertimeno Politiche Antidorga, Presidenza del Consiglio dei Ministri.
American Psychiatric Association (2013). "Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition. Arlington," VA, American Psychiatric Association.
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