Salve. Ho 24 anni e da 3 anni ho una relazione con un ragazzo 8 anni più grande di me, imprenditore. La storia non è mai stata semplice. Inizialmente lui era il classico ragazzo che non voleva impegnarsi, con tendenze poligamiche. Col tempo, però, il sentimento ha portato a cambiarlo. Eppure, da quando le cose si sono fatte semplici da questo punto di vista, è iniziata tutta un'altra problematica. C'è stato un periodo l'anno scorso in cui era molto stressato per via del lavoro in cui abbiamo iniziato a litigare molto spesso. Questi litigi, a volte dettati anche da sue reazioni eccessive e rabbiose, si sono accentuati soprattutto durante la quarantena, periodo in cui non dormiva, né mangiava perché troppo preso da questioni lavorative. Inizialmente pensavo fosse davvero solo stress fino a quando ho avuto la prova tangibile del fatto che facesse uso di cocaina. Dopo un mese di tensione e litigi dovuti anche ad altri fattori che non c'entrano con la questione (mia insicurezza e scarsa autostima, gelosia, incertezza dovuta al periodo storico attuale), decidiamo di lasciarci e per tutta l'estate non abbiamo rapporti se non messaggi sporadici da parte sua in cui diceva di non essere una bella persona, di voler migliorare e di tornare da me solo una volta pronto davvero. Io ero seriamente preoccupata per lui ed ero anche l'unica persona a sapere tutto, insieme ad un suo amico molto stretto che però non è mai intervenuto. Consapevole di non poter stargli vicino fisicamente, ho deciso così di parlarne con un altro suo amico per fare in modo di "aiutarlo" e "tenerlo d'occhio" da lontano. Fino a quando dopo un riavvicinamento graduale avvenuto a partire da settembre, decidiamo di riprendere (sempre gradualmente). La storia sembrava assumere una buona piega, lui sembrava cambiato, più maturo, più "lucido" nell'affrontare le cose. Dice di essersene uscito da solo perché nessuno, io compresa, era riuscito a dargli una mano. Io, reduce di riflessioni e riflessioni estive, provo a lavorare sulle mie insicurezze, cerco di contare fino a 10, di essere più calma, disponibile e fidarmi di lui. Le cose, però, cambiano quando trovo ancora tracce della sostanza in casa sua e senza dirgli niente direttamente, cerco di capire da lui se devo sapere qualcosa perché se vogliamo che le cose vadano bene dobbiamo essere una squadra senza segreti. Poi il casino. Per vie terze, scopre che io ne abbia parlato (mesi fa) con un suo amico e comincia a dare di matto, di nuovo, con delle reazioni di nuovo rabbiose, in cui arriva addirittura a essere violento fisicamente. Mi definisce meschina, cattiva, disumana, non in grado di dargli serenità, dice che l'ho umiliato quando io ho soltanto detto la verità ad una persona a lui vicina che, però, poi lo ha detto ad altre persone (sempre vicine a lui). Non mi sento rappresentata da queste sue accuse, io so di aver agito con buone intenzioni, sono solo impaurita per le sue maniere. Volevo, vorrei stargli vicino, aiutarlo ma mi rendo conto che lui non me lo permette, che per lui la situazione è sotto controllo, che la cocaina non è un problema nella sua mente ma un piacere (?). Parlando con le persone a me vicine, tutte mi dicono di stare attento e di lasciarlo perdere per il mio bene. Eppure, quando ami una persona e sai determinate cose, come fai ad andare via anche quando è lui stesso a mandarti via?