Il mio compagno fa uso di sostanze stupefacenti da 10-12 anni circa

Cristina

Il mio compagno fa uso di sostanze stupefacenti da 10-12 anni circa, abbiamo una bimba di 15 mesi arrivata all'improvviso e dopo un distacco di 8 mesi, lui e' tornato da noi dicendomi di avere smesso ma da quando e' tornato gli ho trovato il fumo in tasca nei pantaloni e una volta tornando a casa all'improvviso con la mia bambina lei ne ha trovato un pezzetto nel comodino e l'ha preso in mano, io sono molto arrabbiata l'ho mandato via anche per questo motivo mesi fa oltre che per le sue assenze fisiche e mentali sia con me che con nostra figlia. Ne ho parlato anche con suo padre ma se ne lava le mani mi ha detto che sono problemi nostri e loro da genitori non ne possono niente. Lui sostiene di avere la situazione sotto controllo ma secondo me non ce la fa a smettere. Sono molto spaventata per me e per l'avvenire di mia figlia, vi prego datemi un consiglio, tra l'altro promette di continuo di farsi aiutare da uno psicologo ma secondo me fa passare il tempo sperando che io mi dimentichi e ci passi sopra. Cosi' il ns rapporto non puo' andare avanti. Vi ringrazio anticipatamente

8 risposte degli esperti per questa domanda

Buon giorno Cristina, la situazione che sta vivendo non è tanto semplice da risolvere quando un componente della famiglia, in questo caso il suo compagno, fa uso di sostanze stupefacenti.... Certamente ha bisogno di aiuto e non credo riesca a tenere la situazione sotto controllo e a farcela da solo come lui dice; Convinca il suo compagno a farsi seguire realmente in un centro di recupero per tossicodipendenti, se tiene a lei e a sua figlia, ma sopratutto deve essere consapevole di avere un problema e decidere seriamente di seguire un percorso per disintossicarsi e ritrovare il piacere di sentirsi "libero", Utile, non solo per se stesso, ma sopratutto anche verso le persone a cui tiene o dice di tenerci, lei e alla sua cara bimba, che sicuramente ha bisogno delle cure di un padre presente... non si faccia convincere e si accerti che realmente segua il percorso per uscire completamente da questa situazione e riprenda il piacere di vivere insieme ad una bella famiglia come la sua.. la saluto augurandole di risolvere la situazione
Buongiorno Sig.ra Cristina, Sono anni che mi occupo delle problematiche che Lei pone. Purtroppo le persone più vicino affettivamente a suo marito possono fare ben poco se non indicargli, senza esagerare, che si cerchi seriamente un aiuto. Di solito trovano aiuti effimeri, cioè di facciata, che servono per non uscire dal problema ed a continuare a tergiversare: quel cambiare tutto per non cambiare nulla. Dipende soprattutto dalla storia specifica di ciascuno. Come lei sicuramente sa non sarà una passeggiata, ma un inferno. Buoni pensieri.
Dott. Giancarlo Gramaglia

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Torino

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Purtroppo lei sa già che il suo compagno è un tossicodipendente a tutto gli effetti e da molti anni e come tale mette in atto tutta una serie di atteggiamenti e comportamenti tipici dei tossicodipendenti, compreso quello di promettere, per poi non mantenere, la promessa che cambierà , che si farà curare e cosi via. Finchè per lui la cosa più importante è la sostanza, perchè pensa che non ne può fare a meno, tutto il resto passa in secondo piano, salvo farsi vedere quando si sente solo e disperato o peggio ha bisogno di soldi (forse non nel suo caso o non ancora). A questo punto della vostra storia credo sia importante per lei affrontare il problema seriamente prendendo, se necessario, decisioni difficili e drastiche, ma altro non si può fare, per esempio metterlo alla porta per costringerlo, in qualche modo a farsi curare veramente e non solo con le intenzioni. Dal canto suo, anche lei ha bisogno di un sostegno psicologico per comprendere le motivazioni che l'hanno portata a continuare questa relazione, nonostante la conclamata dipendenza del suo compagno. Capisco che la vostra bambina sia stata accolta magari come un atto di speranza, di fiducia nella vita, con l'idea che dopo la sua nascita, le cose potessero cambiare, ma purtroppo non è stato così. Il suo compagno come vede non riesce ad assumersi la responsabilità della sua vita, figuriamoci se in questo momento è in grado di assumersi la responsabilità della crescita di vostra figlia. Quello che può fare lei è tutelare la sua vita e quella di sua figlia. Auguri
Cara Cristina, mi scusi la franchezza al limite della brutalità: pretenda (sì, pretenda!) che lui si impegni in un percorso di aiuto presso un Servizio pubblico, cui lei possa partecipare, o altrimenti lo lasci! Uso di sostanze da anni, il sostenere di avere la situazione sotto controllo, le promesse continue ma poi non mantenute...Sì, c'è proprio tutto! Tutto per garantirle, in base all'esperienza, che non cambierà nulla, che le cose continueranno così a meno che lei non lo metta con le spalle al muro con una alternativa aut-aut. E se si sente in difficoltà ad assumere una posizione netta, pensi alla possibilità di farsi aiutare lei, su questa difficoltà, da una psicologa. E ricordi che anche non scegliere, paradossalmente, è una scelta. Con una responsabilità non solo verso se stessa: pensi a sua figlia (sono sicuro che ci avrà pensato già chissà quante volte). Un abbraccio.
Cristina, da quello che leggo il tuo compagno si sta arrampicando sui cristalli poichè non riesce ad affrontare in maniere costruttiva ciò che lo porta a far uso di tali sostanze. Ritengo che per il benessere di vostra figlia tu debba essere più energica e tenerlo lontano da voi fino a quando non ti dimostrerà realmente di voler crescere. Se la sua famiglia non vuole aiutarti non è giusto, ma probabilmente non hanno gli strumenti per farlo. Quando sei scoraggiata poni come tuo obbiettivo il benessere di tua figlia, vedrai che questo ti darà forza, ma ti consiglio anche di farti sostenere da un collega per essere più forte a sostenere la vicenda.
Cara cristina, il problema di dipendenza del tuo compagno e' cosa molto grave, che non puo' essere risolta con un po' di buona volonta' e qualche promessa. oltretutto, il suo compagno non mi pare nemmeno troppo convincente nemmeno su questi aspetti. la realta', comunque, e' che lei mi pare sottovalutare la gravita' della situazione (la sua bimba ha preso in mano un pezzo di fumo???) e sta cercando di fare l'impossibile. no, glielo dico davvero con il cuore. si occupi di se stessa e della sua bambina. stop. se poi un domani il suo compagno si sara' curato (cosa che richiede, comunque, anni) e vorra' tornare da voi per prendersi cura di voi, a quel punto sara' lei a decidere... ma adesso non puo' in alcuna maniera mettere in repentaglio la sua serenita' e l'incolumita' di sua figlia per lui. da un punto di vista giuridico, oltretutto, rischierebbe persino l'affidamento della bambina. faccia affidamento sulle sue forze, se puo' si faccia aiutare da familiari ed amici e cerchi di costruirsi una vita con la sua bimba.
Carissima Cristina, non intendo sminuire il problema, ma, se si tratta di "fumo", vorrei che lo ridimensionasse e che considerasse la questione mettendo l'accento più sull'aspetto dell'"assenza fisica e mentale" del suo compagno che sulla questione della tossicomania. Da quel che lei scrive, sembrerebbe trattarsi di sostanze "leggere" che non danno grossi problemi, per lo più a tutti i livelli (sociale, mentale, relazionale ed economico). Dunque la cosa non è così grave e pericolosa, ma diventa un problema in relazione al fatto che avete una bambina piccola che vi chiede di "esserci". Il suo compagno non c'è. Credo che lei farebbe bene a pretendere da lui presenza e partecipazione alla vita familiare, sia in termini di quantità che di qualità. E' questo, secondo me, il problema da affrontare. Occorre dargli un aut/aut definitivo. E' altresì evidente che il suo compagno, facendo ricorso ai cannabinoidi, cerchi di soddisfare un qualche bisogno, che potrebbe comprendere e magari cercare di soddisfare in una maniera più adeguata con l'aiuto di un professionista. Smettere, se l'abitudine in questione è legata a bisogni profondi e perdura da tempo, è difficile senza una presa di coscienza e quindi senza aver affrontato un percorso psicologico. Di buono c'è che lui è tornato e ciò lascia intravedere la possibilità che una parte di lui voglia impegnarsi. Ma bisogna fargli capire che non si diventa padre solo vivendo sotto lo stesso tetto, che quello del padre è un ruolo fondamentale che comporta grande responsabilità ed impegno, prima che gioie e soddisfazioni. Credo vada messo di fronte a questo dato di fatto, con forza e determinazione. Spero di esserle stato d'aiuto, in bocca al lupo.
Non dare altre possibilità....prima se vorrà dovrebbe fare una intensa psicoterapia e risolvere il problema. saluto