L'ecofobia è la paura morbosa ed ingiustificata di rimanere in casa da soli.
Tale condizione è vissuta dal soggetto che soffre del problema in modo persistente ed incontrollabile con forti reazioni d'angoscia che cessano solo al sopraggiungere di familiari e/o amici.
L'individuo vive con il terrore, la solitudine ed il silenzio intorno a lui e soffre terribilmente la mancanza delle persone a lui care.
Il suo stato d'animo appare visivamente agitato ed inquieto. Questo gli impedisce di concentrarsi e dedicarsi in modo proficuo alle sue attività: il soggetto, infatti, fatica a combinare qualsiasi cosa e, spesso, si attacca al telefono per ore ed ore per non sentirsi solo.
La persona con ecofobia sperimenta, inoltre, sintomi ansiosi come tachicardia, perdita di controllo, disorientamento, idealizzazione catastrofica, ipervigilanza, attenzione selettiva (a rumori, movimenti, ecc..).
La sensazione dell'individuo è di non farcela da solo e di aver bisogno dell'aiuto di qualcuno.
Non di rado l'ecofobia si ritrova in soggetti affetti da disturbo di panico o di personalità dipendente.
Tra le cause del disturbo ritroviamo abbandoni o rifiuti reali, o esperienze soggettivamente vissute come tali, in infanzia; pregresse situazioni traumatiche e/o di grande malessere e disagio fisico e psicologico come gravi ed improvvise malattie, seri incidenti domestici, incursioni di ladri in casa, ecc..., situazioni in cui il soggetto si è trovato solo e nell'impossibilità di essere soccorso.
In alcuni casi, invece, quando non si è verificato nulla di particolare prima, la spiegazione del disturbo risiede in un ambiente familiare iperprotettivo che ha reso difficile ed ambivalente il processo di individuazione e separazione durante la crescita dell'individuo.
Si tratta, infatti, spesso, di soggetti con bassa autostima, scarsa fiducia in sé, insicuri, fragili, poco autonomi ed autosufficienti.
Il comportamento di evitamento della condizione temuta (lo stare da soli in casa) rappresenta una soluzione inadeguata e disfunzionale al problema, tesa a prevenire l'angoscia, ma con il risultato, al contrario, di vivere perennemente in uno stato di ansia anticipatoria e di produrre un circolo vizioso interpersonale che finisce per cronicizzare la paura e per rinforzare i pensieri e le sensazioni negative su di sé (di incapacità, inadeguatezza, ecc...).
In altre parole la persona continuerà a temere ciò da cui fugge e l'intervento dell'altro che arriva in aiuto consoliderà la condizione di dipendenza del soggetto.
Il trattamento prevede la psicoterapia ad approccio breve strategico o cognitivo comportamentale con l'utilizzo di tecniche di esposizione progressiva e graduale alla situazione temuta, inizialmente tramite immaginazione e successivamente dal vivo.
Utile, specie nel caso di adolescenti, è pure la pet therapy.
Dott.ssa Cinzia Cefalo
Mi chiamo Roberta, sono una ragazza di 23 anni, studio all'Università di Torino e ho una vita felice e mi sento fortunata ad avere una famiglia unita. Il mio problema si verifica quando per questioni familiari sono costretta a rimanere da sola a casa. Sono già in cura da una psicologa e ho avuto 2 traumi forti nella mia infanzia (separazione dei miei genitori in concomitanza della malattia di mia madre). Vorrei sapere come affrontare questa paura. Grazie
Roberta G. il 22/07/2019
la Dott.ssa Cinzia Cefalo ha risposto al tuo commento:
Salve Roberta,
il modo per affrontare il problema è la psicoterapia. Se già è in cura (mi auguro da una psicoterapeuta perché lo psicologo che non è anche psicoterapeuta non potrebbe e non sarebbe in grado di farle una psicoterapia) deve considerare che si tratta di un trattamento che richiede tempo e pazienza.
Nel caso ne avesse bisogno, mi contatti pure al 349/2862006