Buongiorno,
Sono una ragazza di 21 anni.
Vi scrivo perché è un momento della vita in cui non vedo via d'uscita.
Da circa un anno (credo, non riesco a ricordare il momento esatto in cui ho iniziato a soffrirne) ho questa fobia che mi attanaglia: paura di deglutire, paura di soffocare con il cibo.
Ho iniziato a togliere molti cibi come gli affettati con grasso (prosciutto, bresaola, pancetta, salame ecc...), mozzarella sulla pizza, verdure con troppi "sfilacci, fettine si carne rossa... insomma, cibi che per me sono un pericolo. Un'altra cosa che non riesco a mangiare più tranquillamente è proprio la pizza. L'impasto, il condimento, mi mettono paura.
Fuori non riesco più a mangiare, ci metto 1 ora per mangiare mezzo panino. Stessa cosa a casa: mastico troppo, tendo a far risalire il cibo, vado in apnea per ingoiare e devo sempre avere il bicchiere di acqua pieno. A volte il corpo tende a buttare giù il cibo da solo. Non so se questa è solo una mia impressione o è proprio così.
Questa cosa mi fa stare male, perché ormai non riesco a mangiare con facilità più alcun cibo, a meno che non sia frullato o molto molto morbido.
Ho paura anche di deglutire i miei stessi muchi quando sono raffreddata o quando c'è molta polvere e mi si formano.
Delle volte non mi sento capita.
Mi viene detto: "ingoiare è una cosa automatica, non ci devi pensare, non puoi soffocare..." ma per me non è facile
Non mangiare fuori per me è una liberazione ma, contemporaneamente, mi sento sconfitta e sto male perché mi precludo a tutte le "attività sociali" che includano cene. Per me ora è impensabile anche andare a mangiare casa del mio ragazzo, per paura di non essere capita, di fare brutta figura e, fondamentalmente, di soffocare.
Il mio stato d'animo attuale? "Dovrei essere una donna, perché non riesco ad essere forte e ho questi problemi che non mi fanno sentire una persona matura, capace di controllare se stessa, le proprie emozioni e il proprio corpo?"
Gentile Marilisa,
è chiaro che il suo è solo un sintomo di un disturbo più generale e profondo, che può essere affrontato e risolto, ma solo attraverso una adeguata psicoterapia psicodinamica del profondo.
L’ansia, lo stress, le paure profonde e irrazionali, i problemi relazionali e di personalità, i problemi psicologici sono sempre propriamente non un disturbo, ma i sintomi di un disturbo, che riguarda chiaramente tutta la personalità, nel presente come nella Sua storia personale.
La soluzione è infatti – su tempi medi - affrontare una terapia del ‘profondo’, che risolva le radici dell’ansia e della depressione e, di conseguenza, anche i suoi sintomi.
Tale approccio potrebbe in tal caso essere valido per ristrutturare le parti immature e ancora infantili della Sua personalità ed eliminare dai suoi ‘meccanismi’ quei granelli che – per così dire – ne ostacolano il corretto e felice funzionamento in direzione della crescita personale e dello sviluppo adulto della Sua identità, oltre ogni psicopatologica insicurezza e disistima.
Le invio cordiali saluti.
prof. Roberto Pasanisi
psicologo clinico e psicoterapeuta, docente universitario
Gentile Marilisa, il problema che lei descrive non si può considerare esclusivamente "psicologico" da un punto di vista sintomatologico in quanto l'idea che mente e corpo siano qualcosa di nettamente separato, è ormai ampiamente superata. Quella che lei definisce sensazione, non è soltanto "immaginata" ma vede anche la complicità del sistema nervoso che in quel momento provvede a irrigidire i nervi che passano per la trachea e ciò, effettivamente, rende più complicata la deglutizione. Ad essere psicologica, invece, è sicuramente la causa di questo sintomo, sulla quale si potrebbero avanzare molteplici ipotesi e molteplici diagnosi (ansia, stress, tensione nervosa...). Il punto però è che, sebbene il suo sintomo sia piuttosto comune, la sua storia umana e clinica è unica e andrebbe studiata e approfondita attraverso la psicoterapia. Vede, se circa un anno fa questo sintomo ha fatto la sua comparsa, non è affatto casuale, ma deve essere stato la conseguenza di un evento o di una serie di eventi che le sono accaduti i quali le hanno generato un'emotività intensa che tuttavia è rimasta sullo sfondo della sua coscienza (cioè lei non se ne è appropriata in modo pieno e consapevole) ed ecco la comparsa del sintomo che svolge il ruolo di spia accesa sul cruscotto. Il problema non è la spia in sè, ma ciò che segnala e che l'ha fatta accendere. Le suggerisco, pertanto, un percorso di psicoterapia e, se vuole, sono a sua disposizione. Cordiali saluti.
Dottor Giovanni Romito
Riceve in presenza a San Lorenzello (BN) e on line tramite piattaforma Skype o Zoom.
Benevento
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