La paura è un’emozione primaria dell’uomo, importante per la strutturazione del proprio mondo interiore. La paura può assumere una connotazione di funzionalità o di disfunzionalità. Questa emozione, infatti, da una parte, è un importante campanello d’allarme, poiché ci segnala un possibile pericolo e ci aiuta a correre ai ripari, dall’altra, quando viene superata una certa soglia, potrebbe rappresentare un blocco, tanto da rendere inerme e paralizzante per una persona, che avverte di non avere più altre vie d’uscita. La paura, quindi, se ben utilizzata può rappresentare per un individuo una possibilità di crescita, perché lo aiuta a trovare una soluzione e ad esplorare. Ciò che è nuovo e che fa paura potrebbe essere conosciuto e di conseguenza gestito e controllato. Ad ognuno di noi sarà capitato, qualche volta nella vita, di provare paura per qualcosa di nuovo, emozione necessaria nel favorire la ricerca di una soluzione. La perdita del controllo e l’irrazionalità trasformano la paura in fobia. Il termine “fobia” è di origine greca “phobos” che vuol dire appunto “paura”. Nella mitologia greca Phobos era uno dei servitori di Ares, dio greco della guerra. I greci lo rappresentavano con le armi perché convinti che attraverso questa immagine incutessero paura e terrore nel nemico. La fobia è caratterizzata da “un’ansia clinicamente significativa, provocata dall’esposizione ad un oggetto o ad una situazione temuti, che spesso determina condotte di evitamento” (DSM IV). Una persona fobica, pur se riconosce l’irragionevolezza della propria paura, non riesce ad esercitare alcuna forma di controllo. Il continuo tentativo di gestire l’ansia potrebbe condurre un soggetto a forme di nevrosi fobica. In sintesi, gli oggetti e/o le situazioni temuti, si trasformano in oggetti interni paurosi. Se la paura è proiettata verso uno specifico oggetto esterno, questa emozione diventa circoscritta ed evitabile, ma se si sceglie l’evitamento, come meccanismo difensivo, la paura diviene blocco emotivo verso quel particolare oggetto e situazione. La fobia diventa quindi un limite che non interessa solo l’emotività, ma tutto l’organismo nel suo insieme. La fobia è tra i disturbi maggiormente presenti in ambito clinico. Il termine fu coniato in ambito scientifico dallo psichiatra Carl Westphal in una monografia sull’agorafobia del 1871.
La oicofobia è “la paura di vedere invasa la propria sfera privata da parte di terzi”. L’ “Oikos” difatti rappresenta la sfera più intima. Attualmente con il diffondersi della tecnologia, di internet e di tutti questi sistemi che rendono una persona facilmente rintracciabile e riconoscibile, si è particolarmente diffusa la paura del “furto dell’identità”. Oggi, grazie alle tecnologie digitali a livello di massa e alla globalizzazione, è stata concessa ad ogni persona, la possibilità di allargare i propri confini di espressione e di conoscenza, ma allo stesso tempo di sentire minacciata la propria sfera privata. Infatti gli stessi strumenti del progresso del ventunesimo secolo controllano ogni giorno la nostra vita personale. Ad esempio, internet, i cellulari, i bancomat, etc non sono altro che mezzi che ci rendono facilmente riconoscibili e rintracciabili.
L’identità ha un ruolo molto importante per una persona per tre ragioni: per l'unicità personale che ci rende distinti dal mondo esterno fatto da altre identità; per la continuità personale, ossia per il fatto che la memoria ci garantisce di mantenere nel tempo, anche nei nostri cambiamenti, la nostra individuabilità; per la autonomia personale, importante per la percezione di esercitare un controllo sui propri pensieri e azioni. Se una di queste condizioni viene a mancare, si potrebbe creare una sensazione di spersonalizzazione e vissuti di panico.
Oggi lo svuotamento dei valori, la confusione delle relazioni interpersonali e l’omologazione, hanno portato molte persone verso una crisi della propria identità e allo sviluppo di questo tipo di fobia. Nella nostra provincia infatti sono facilmente individuabili persone con una identità frammentata. La perdita di tutta una serie di punti di riferimento, la possibilità di cambiare e mettere in gioco la propria identità attraverso i diversi mezzi di comunicazione di massa, il consumismo, hanno favorito, tra la nostra gente, la diffusione di una identità debole.
Probabilmente dietro questa forma di comportamento si cela uno stato di malessere molto profondo. Tuttavia sarebbe auspicabile comprendere cosa si nasconde dietro questa forma di disagio, perché in posta c’è il nostro patrimonio identitario.
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